Piemonte passione cross: i Mondiali del 1997

04 Ottobre 2022

Gli Europei di corsa campestre a venticinque anni dalla rassegna iridata: i successi del keniano Paul Tergat e dell’etiope Derartu Tulu al Parco del Valentino, brilla la stella di Paula Radcliffe

Torna in Piemonte un grande evento del cross, venticinque anni dopo i Mondiali del 1997. Un’edizione passata alla storia perché accolta per la prima volta nel cuore di una grande città, a Torino, nel Parco del Valentino. Sembrava una scommessa, quasi un azzardo, però alla fine si rivela un successo: sfide appassionanti, folla di pubblico su tribune e percorso, le immagini di gare spettacolari che fanno il giro del mondo per il fascino di uno scenario meraviglioso e per le volate mozzafiato, nell’edizione più partecipata di sempre in base al numero di nazioni presenti (72) fino a quel momento.

È ancora Paul Tergat a trionfare nella prova maschile, per il suo terzo titolo consecutivo di quella che poi sarebbe diventata una fantastica cinquina. Si ripete il re del cross, nonostante qualche dubbio alla vigilia dopo una serie di sconfitte accumulate nelle gare di avvicinamento, sferrando una progressione inesorabile negli ultimi 200 metri con il caratteristico stile di corsa elegante e l’inconfondibile sorriso. Al termine di un duello che accende il tifo del pubblico, chiude con due secondi di vantaggio sul marocchino Salah Hissou, primatista mondiale in carica dei 10.000, all’attacco nell’ultimo giro in caccia del ghiotto montepremi di 40mila dollari per il vincitore a Piemonte ’97, come recitava il pettorale di gara.

Bronzo all’altro keniano Tom Nyariki, a lungo in fuga, davanti a Paul Koech, che invece pareva essere il maggior candidato al ruolo di erede al trono.

Il Kenya si conferma pigliatutto tra gli uomini (quattro ori su quattro, compresi quelli juniores) e conquista anche i due titoli femminili giovanili, con gli atleti dei team under 20 che corrono a piedi scalzi. Ma nella gara assoluta delle donne festeggia l’Etiopia: anche qui allo sprint, grazie alla strepitosa rimonta di Derartu Tulu che fa il bis di due anni prima, e a squadre come non era mai accaduto in precedenza, con il terzo posto della campionessa uscente Gete Wami. Protagonista è la britannica Paula Radcliffe, in testa fino a pochi metri dal traguardo e poi argento, che vince a sorpresa la sua prima medaglia mondiale da senior. Europa sugli scudi anche per il quarto posto della spagnola Julia Vaquero e il settimo di Catherine McKiernan, bronzo a squadre con l’Irlanda. Per l’Italia il miglior piazzamento individuale è di Nadia Dandolo, ventesima, con la formazione delle donne ottava, mentre gli uomini finiscono al settimo posto.

All’inizio della primavera, il 23 marzo di un quarto di secolo fa, la stima è di 15mila spettatori su un percorso che richiede tre settimane di lavoro per coprire metà dei viali con tappeti di erba riportata, sul circuito di quasi due chilometri a fianco del Po, e che presenta una salita di 250 metri, costante e selettiva fino all’undici per cento di pendenza, poco dopo la zona di arrivo. Si avvera così uno dei tanti sogni di Primo Nebiolo, allora a capo dell’atletica mondiale: il cross nella sua Torino.

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Il percorso dei Mondiali al Parco del Valentino (archivio FIDAL)


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