Voglio di nuovo vincere nei 50km

18 Marzo 2012

Alex Schwazer si racconta dopo il record italiano dei 20km. "Il mio obiettivo resta la distanza più lunga"

Ottimista, finalmente. Con la risata, quella dei momenti belli, contagiosa, che torna ad esplodere dalla cornetta del telefono. Alex Schwazer si gode il primato italiano dei 20km, stabilito questa mattina a Lugano (vincendo in 1h17:30, sesto mondiale di sempre, a 14 secondi dal limite iridato). E ci gioca anche un po’ su. “Il record del mondo? Purtroppo questa è una gara troppo corta – ride – quando me ne sono reso conto, ormai era tardi…”.

Con sincerità: è tutto come da previsioni?

“No, no, non scherziamo: quando Michele (Didoni, il suo allenatore, ndr) mi aveva chiesto di ipotizzare un tempo per questa gara, io avevo scritto 1h18:30. Insomma, volevo provare a fare il record italiano, poi invece è venuto fuori un minuto di meno…”.

Imprevisto, allora?

“Sì, ma…solo in parte. Avevamo programmato di stare bene in questo periodo, diciamo per avere il primo picco di forma dell’anno, con il secondo previsto per l’Olimpiade. Ed in effetti, sto bene, anzi, molto bene. In quest’ultimo periodo ho lavorato sodo, anche su intensità molto elevate, quindi in fondo non è così strano che sia riuscito ad ottenere un tempo simile”.

Il finale di gara è stato strepitoso: 18:58 nella frazione di 5km, 3:33 negli ultimi 1000 metri…

“Devo dire che mi è stato molto d’aiuto il francese Diniz. Quando è rientrato su di me, eravamo proprio nella fase critica della gara, quella che va dai dodici ai diciassette chilometri. Averlo a fianco mi ha dato le energie per mantenere alto il ritmo. Poi, io sapevo di averne, di birra, nelle gambe”.

In tanti si chiedono: ma ce la farà a recuperare per sabato, per la 50km di Dudince, dove, come da programmi, punterà ad ottenere il minimo per i Giochi?

“Ne sono sicuro, non ci saranno problemi per recuperare, anche perché a Dudince andrò tranquillo, con l’obiettivo solo di fare quanto necessario”.

Ma non doveva andare tranquillo anche a Lugano?

“Eeeeeeh…va be’, in effetti io avevo come obiettivo di fare un record italiano tra queste due gare, ora l’ho fatto, quindi sabato me la prenderò un po’ più comoda. No, non è che partirò piano, farò un ritmo bello, allegro, ma senza esagerazioni. Non avrebbe senso, del resto, in questo momento. Spero che riesca ad aiutarmi Matteo Giupponi, che magari arrivi ai 25km; se poi, di chilometri, ne facesse 30, sarebbe il massimo. Dopo me la vedrò io”.

Ci sarà di nuovo Diniz? Cos’è, vi copiate i programmi?

“No, ma che, non ci sarà Diniz… Cioè, ci sarà, ma lui farà la gara sui 20km, non la cinquanta. Abbiamo parlato, e mi pare di capire che stia pensando di doppiare a Londra”.

Ah, ecco. Diniz ci sta pensando. Solo lui?

“La verità è che io voglio tornare a fare bene, a vincere, nella mia gara, i 50 chilometri. In passato ho già cercato di fare cose al limite, in questa fase della carriera non mi interessa. Per doppiare devi essere in una condizione eccellente, tipo quella che ho adesso, e poi devono accadere altre cose, non devi avere pressioni speciali addosso, un po’ come per Korzeniowski: quando lui ha doppiato all’Olimpiade (a Sydney, ndr), lo  ha potuto fare perché aveva già vinto tanto, prima, e nessuno si sarebbe sognato di criticarlo. Io invece avrò tutti gli occhi addosso…”.

Didoni dice che lei è tornato ad andare forte anche perché si allena, vicino Milano (a Settimo Milanese) in un gruppo dove ogni tanto ci scappa anche un sorriso.

“E’ vero, ma non è solo questo, naturalmente. Per costruire un risultato, per far andare forte un atleta, ci vogliono davvero tante cose. Io sono in un ottimo gruppo, ma sono completamente immerso nella mia marcia. Sono lontano da casa, senza distrazioni di nessun tipo, intorno a me non c’è praticamente nient’altro che l’allenamento. E questo per me fa la differenza”.

E’ tornato l’entusiasmo intorno a Schwazer.

“Sì, certo, ora è tutto bello, ma io resto con i piedi per terra: per l’Olimpiade c’è ancora tanta strada da fare. Come la vedo io? Sono molto soddisfatto, risultati del genere danno morale, sicurezza. Anzi, consapevolezza. Sono le cose che ti fanno crescere”.

Marco Sicari

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