Valerie Adams 30 anni di peso

06 Ottobre 2014

Compleanno speciale per la neozelandese campionessa olimpica e iridata di getto del peso, una delle donne più vincenti di sempre dell'atletica mondiale

di Giorgio Cimbrico

Auguroni XXX large a Valerie Adams, arrivata alla fettuccia dei 30 anni un po’ imbragata per la doppia operazione al gomito destro e alla spalla sinistra di una decina di giorni fa: meglio approfittare della stagione morta per entrare in bacino di carenaggio e uscirne come nuova per inoltrarsi in un ennesimo ciclo da marchiare a fuoco con il suo nome, con le sue bordate.

Non è mai facile storicizzare un contemporaneo ma con Valerie la cosa è piuttosto agevole: è una delle più grandi di sempre, mica solo nel peso. Innanzitutto, fa parte del club (gli alti otto membri sono, in ordine alfabetico, Usain Bolt, Veronica Campbell, Jacques Freitag, Yelena Isinbayeva, Kirani James, Jana Pittman, Dani Samuels e David Storl) ad aver conquistato il titolo mondiale da allievi, da junior e da grandi. A seguire, quattro titoli mondiali di fila (prima donna a riuscirci), tre Mondiali indoor, tre Giochi del Commonwealth e due Olimpiadi La prima, a Pechino, sul campo; la seconda, a Londra, dopo che la pipì della signorina Nadzeya Ostapchuk, bielorussa, non aveva passato l’esame finestra. Medaglia d’oro consegnata poco più di un mese dopo, ad Auckland. L’atmosfera del podio olimpico è un’altra cosa ma Valerie era contenta lo stesso. A corredo finale, 56 vittorie consecutive. Perdono anche Bolt o Lavillenie, lei mai. Una colonna, un’architrave. Basta guardarla.

Certe schede la danno alta 1,93, altre 1,96. Sul peso concordano: 120 chili.

Sono le misure standard di chi ha sangue tongano nelle vene. Centimetro più o meno, chilo più o meno, il Johan Lomu dei giorni felici era come Valerie che, avesse scelto il rugby, sarebbe stata un’implaccable. Ma anche in pedana non scherza. Viene da Rotorua, isola nord della Nuova Zelanda, posto vulcanico e ricco di geyser. Pohutu, il più famoso, spruzza le sue acque caldissime oltre i 20 metri, più o no come Valerie che ha 21,24 all’aperto e qualcosa di meno, 20,98, indoor. Mamma si chiama Lilika Ngauamo e viene dall’isola dell’Amicizia, Tonga; Sydney, il padre, è un ex-marinaio della Royal Navy che ha cosparso il mondo con 18 figli da cinque mogli o compagne confermando la tradizione dei marinai rubacuori. Valerie ha avuto un marito (Bertrand Vili, francese d’Oceania, discobolo) ma dal 2010 è nuovamente single. Da qualche anno la sua base operativa è lontana un giorno d’aereo da casa. si allena in Svizzera, a Macolin (Magglingen in tedesco), sotto la guida di Jean Pierre Egger, 20,25 trentacinque anni fa, tecnico di Werner Guenthoer, l’elvetico che era diventato come Guglielmo Tell. Valerie aveva tre anni quando Werner diventò campione mondiale a Roma. Ora tocca a lei e, a occhio, toccherà a lei ancora a lungo.

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Valerie Adams (foto Colombo/FIDAL)



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