Una storia al giorno

02 Gennaio 2014

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

2 gennaio. Sarà un caso ma in questo stesso giorno di anni diversi, il 1976 e il 1982, vengono al mondo Chrysopigi (Pigi per gli amici) Devetzi e Athanasia Tsoumeleka, due delle amazzoni che la Grecia aveva preparato per fare incetta alle Olimpiadi di casa, quelle del risarcimento dopo lo scippo da parte di Atlanta. Bene o male il piano funzionò: la moderna Ellade mise le mani sull’oro della 20 km di marcia (con Tsoumeleka, che con affrettati passi finali piegò per quattro secondi la strafavorita Olmpiada Ivanova) e dei 400hs (con Fanie Halka, che andò vicinissima al record mondiale), sull’argento del triplo (con Devetzi, ancora adesso quarta di tutti i tempi) e del disco (con Anastasia Kelesidou, già seconda a Sydney) e sul bronzo del giavellotto con l’importata albanese Mirela Manjani che al suo nuovo paese aveva già dato il secondo posto a Sydney 2000.

Poco prima della cerimonia d’apertura era avvenuto un fatto - diciamo così – spiacevole: Konstantinos Kenteris che dopo aver acceso il sacro fuoco (scontato fosse lui l’ultimo tedoforo) intendeva difendere la corona olimpica dei 200, e Yekaterini Thanou, animata dall’ambizione di ripetere, come minimo, la salita sul podio dei 100, erano stati – diciamo così – coinvolti in un incidente di moto. Normale che due tra gli atleti più attesi, glorie nazionali, destinate a un remake dell’Olimpo, scorrazzassero su due ruote nella calda notte ateniese. Velocisti e velocissimi nel saltare i controlli, proiettarono – diciamo sempre così . un’ombra molto lunga, molto oscura e molto inquietante sui Giochi che stavano per prendere il via.

Il resto venne offerto dagli straordinari exploit di chi, come disse Halkia sottoposta a un fuoco di fila di domande piuttosto ispide, si era “allenato duramente, animato da un grande patriottismo”. L’ostacolista venne trovata positiva a Pechino, la marciatrice nel 2009, la triplista, che incamerò anche il bronzo nel 2008 quando ancora i 15 metri erano merce molto frequente, si ritirò dall’attività ma quando decise di rientrare e provare la sorte anche a Londra, non mancò di farsi prendere da un attacco della passone nazionale evitando di farsi trovare a un controllo. O magari – diciamo così - anche a più d’uno. Ebbe due anni di bando e ormai trentacinquenne, pose fine alla sua carriera di rimbalzista. A entrambe non possono che andare auguri – diciamo così - di positivo compleanno.

Giorgio Cimbrico

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