Una storia al giorno

20 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

20 novembre. Sembra incredibile ma oggi Timothy Kitum compie 19 anni. Significa che quando fu uno dei protagonisti dei più grandi 800 corsi da quando ci si cimenta sul mezzo miglio, ne aveva 17 e nove mesi e così, in forza di quel 1’42”53, deve essergli assegnato quel record mondiale under 18 che l’ultima edizione dell’almanacco mondiale attribuisce al finisseur l’etiope Mohamed Aman con 1’43”37. Nessun dubbio sul limite under 20: Njel Amos, secondo asso calato dal Botswana dopo Amantle Montsho, aveva 18 anni e 5 mesi al momento del suo 1’41”73.

E così si finisce per tornare allo stesso giorno, il 9 agosto dell’anno scorso, e allo stesso luogo, Londra, Stadio Olimpico di Stratford, per uno dei momenti più alti (per chi scrive, il momento più alto) dei XXX Giochi, preceduto dal sussussare di David Rudisha all’orecchio del giovanissimo Tim: “Non venirmi dietro, ti faresti male”.

Il meraviglioso David sta per regalare un lungo momento che non verrà dimenticato. Non ha bisogno di essere trainato da lepri, il masai, ma solo dal ritmo che ha dentro, naturale, il dono coltivato da padre Colm O’Connell, il missionario irlandese che, sull’altopiano, all’atletica ha spinto centinaia di giovani kenyani. David sa che pericolo gli può venire da due giovanissimi e screanzati, Aman e Amos. Hanno 18 anni e la voglia di pugnalare il re. E così King David imposta con elegante violenza: 23”19 ai 200, per cominciare a demolirli, per rendere meno taglienti i loro finali. Alla campana  49”28: i passaggi sono da meeting, ma non ci sono gli scanditori di ritmo, c’è solo Rudisha che spinge. Rotondo, elegantissimo. Ai 500, primo gap scavato: prova a tenere Aman e salta per aria.

Un boato ai 600, passati in 1’14”30. Il pubblico ha competenza profonda, ha capito di stare per assistere a qualcosa di grande. Rudisha non corre sul rettilineo, lo solca. Solo Amos (che verrà portato via in barella, fiaccato) prova a mettersi in scia. La meta è vicina: Rudisha piomba sul traguardo in 1’40”91, dieci centesimi meglio dell’1’41”01 reatino. Il suo terzo record mondiale lo fa entrare nell’orbita dei 100 secondi. Il ragazzo del Botswana è secondo in 1’41”73, mondiale juniores, preciso al centesimo al vecchio record mondiale (e fiorentino) di lord Sebastian Coe, organizzatore dei Giochi, in tribuna ad assistere al prodigio.

Dopo aver seguito il consiglio di David, Tim è terzo, davanti una manciata di centesimi all’americano Duane Solomon. L’ottavo e ultimo, il britannico Andrew Osagie, corre in 1’43”77. La più grande gara di sempre, anche meglio di Atlanta ’96 quando a Norberto Tellez scendere sotto 1'43” servì solo a togliere il record cubano a Alberto Juantorena, non a salire sul podio.
Con Rudisha infortunato e Amos in precarie condizioni fisiche, poteva essere l’anno di Kitum, eliminato nei Trials di Nairobi e senza biglietto per Mosca, dove i tre kenyani non si sono coperti di gloria. Tim non deve intristirsi: ha tempo. Buon compleanno.

Giorgio Cimbrico

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