Una storia al giorno

17 Ottobre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

17 ottobre. Il viaggio nel tempo che riporta a Mexico ’68 va avanti, conduce diritti a un lungo dramma su una pedana che diventa teatro. Con un proemio, uno svolgimento, uno scioglimento, tre prim’attori, colpi di scena meglio che in Amleto o in Edipo re. Se nell’antica Grecia si andava avanti sin quando c’era luce, qui la durata si espande e rimbalza su due giorni.

Mattina del 16, qualificazioni del salto triplo: Giuseppe Gentile, siciliano in cui Gianni Brera riconosce nobiltà e linea di sangue berbere, rimbalza a 17,10. Sino a quel momento la storia della specialità (celtica e non greca, nata per guadare ruscelli saltellando da una pietra all’altra) era stata scandita da due soli acuti oltre o giusto sulla linea di demarcazione: il 17,03 del nasuto polacco Jozef Schmidt e il 17,00 spaccato del finlandese Olli Pusi, firmato piuttosto a sorpresa in prossimità dei Giochi.

Gentile, studente in legge di affascinante aspetto che Pier Paolo Pasolini avrebbe proposto come Giasone in Medea (interpretata da Maria Callas, con il discobolo Gianni Brandizzi come Ercole), aveva portato il record italiano a 16,78 il mese prima a Wroclaw, in un fine settimana formidabile, scandito anche da un’escursione nel lungo che gli fruttò il 7,91 che migliorava, dopo 32 anni, il record berlinese di Arturo Maffei.

La rappresentazione comincia poco dopo le tre del pomeriggio: apre il sipario Gentile: 17,22, ancora record del mondo. Gara finita ancor prima di cominciare? Niente è scritto, diceva Lawrence d’Arabia. Le condizioni mutano, il vento comincia a soffiare e qualcuno è lesto ad approfittarne, così come di quella superficie elastica che regala la sensazione di poter rimbalzare lontano, molto lontano.

Quaranta minuti dopo il secondo record mondiale di Gentile, Viktor Saneyev, georgiano di Sukhumi sul Mar Nero, ufficialmente agronomo, georgiano ma oggi cittadino della virtuale Repubblica di Abkhazia, chiede e ottiene dalle caviglie spinte formidabili e sfrutta un vento propizio, due metri a favore: 17,23.

Gentile cerca concentrazione ma infila solo il terzo nullo consecutivo. Due record del mondo e solo argento, per un miserrimo centimetro. Non andrà così. Al quinto turno il brasiliano Nelson Prudencio, dagli arti sottili come le zampe di un ragno, lascia un nitido segno a 17,27. Gioia pazza: Ademar Ferreira da Silva, Orfeo Negro cinematografico, oro a Helsinki e a Melbourne, ha trovato un erede.

Lo scioglimento è affidato all’ultimo salto: il vento è impetuoso ma formalmente regolare quando Saneyev allunga a 17,39. E’ il quarto record del mondo, è il picco di due ore che forniscono dieci salti oltre i 17 metri,  è la delusione che Gentile dissimula con un sorriso patrizio: per Giasone il Vello d’oro è perduto e rimae un bronzo unico nella storia dei Giochi, arrivato dopo due record del mondo. Per Saneyev dal volto deciso e sfrontato è l’inizio di una lunga stagione irresistibile che lo porterà a sfiorare il Grande Slam di Al Oerter, mancato per una dozzina di centimetri a Mosca, in una gara macchiata da più di un delitto commesso dalla giuria. Il trio con variazioni di Mexico verrà insidiato, per bellezza e emozioni offerte, solo dalla sonata per triplista solo composta e eseguita da Jonathan Edwards il 7 agosto 1995, a Goteborg: 18,16 e 18,29 per portarsi, come dice un vecchio inno, nearest to you, my Lord, più vicino a te, mio Signore. Ora ha abbandonato la fede, Edwards, ma il senso sacro di quella giornata rimane.

Quel 17 ottobre a Mexico City fu il giorno anche di un altro bronzo azzurro: Eddy Ottoz nei 110hs. Contro tre "Curiazi" americani, guidati da Willie Davenport, l'allievo di Sandro Calvesi avrebbe cancellato l'amarezza subita a Tokyo nel '64. Ne lasciò alle spalle uno, Coleman, firmò un record (13"46) destinato a tener duro per un quarto di secolo abbondante e migliorato dalla sua progenie (Laurent), per dedicarsi subito dopo a un'avventura motociclistica che anticipava Easy Ryder. Nel 2014, il 3 giugno (ovviamente sotto il segno dei balzani e geniali gemelli) piomberà, come faceva sul traguardo, sui 70 anni. Un ragazzino.

Giorgio Cimbrico



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