Una storia al giorno

27 Settembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

27 settembre. Buon 74° compleanno al professor Giorgio Mazza, uno dei tre Orazi italiani nella finale olimpica dei 110hs a Tokyo 1964. Fu ottavo, settimo finì quel buonanima di Giovanni Cornacchia (che in azzurro avrebbe portato Daniele Fontecchio, pescarese come lui) e Eddy Ottoz lasciò il bronzo al sovietico Anatoli Mikhailov per sei centesimi, che in casi come questi sono sempre molto piccoli.

Non fu un miracolo, non fu un caso, solo il risultato del lavoro e della ricerca di Sandro Calvesi e della sua università bresciana degli ostacoli. A quei primi Giochi in Oriente i finalisti italiani furono cinque: Salvatore “Tito” Morale terzo e Roberto Frinolli sesto nei “bassi”. Gli Stati conquistarono i due titoli (con Hayes Jones e Rex Cawley) ma tra i primi otto furono gli azzurri i più numerosi, cinque contro quattro. La seconda potenza al mondo, non tanto lontana dalla prima.

In questa formidabile generazione che per date di nascita spaziava dal ’38 di Tito al ’44 di Eddy, in questo che non può che esser definito un grande cast, il veneziano Mazza seppe recitare una parte che gli permise assoli e acuti: quinto, ancora da junior, agli Europei di Stoccolma del ’58, quinto anche a Belgrado 1962 (nei giorni del trionfo con record mondiale di Morale e dell’argento di Cornacchia), ebbe chances alle Universiadi di Torino e di Porto Alegre e le sfruttò conquistando bronzo e argento. Ma il giorno dei giorni rimane quel 18 ottobre 1964 quando furono in tre in azzurro ad avvicinarsi a quella pista sempre umida di pioggia e a chinarsi sui blocchi, per un’irruzione di massa mai più ottenuta o ottenibile: in questo mezzo secolo che è volato via l’atletica è diventata una famiglia molto allargata.      

Quattro anni dopo, a Mexico City, l’Orazio sarebbe stato uno solo, Eddy, contro tre Curiazi americani, guidati da Willie Davenport che avrebbe cancellato l’amarezza subita nel ’64. Ne lasciò alle spalle uno, Coleman, firmò un record (13”46) destinato a tener duro per un quarto di secolo abbondante e migliorato dalla sua progenie (Laurent), per dedicarsi subito dopo a un’avventura motociclistica che anticipava Easy Ryder. Nel 2014, il 3 giugno (ovviamente sotto il segno dei balzani e geniali gemelli) piomberà, come faceva sul traguardo, sui 70 anni. Un ragazzino.

Giorgio Cimbrico



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