Una sorpresa tutta d'oro

03 Aprile 2015

La curiosa storia dello statunitense Alma Richards, campione olimpico a Stoccolma 1912 nel salto in alto 

di Giorgio Cimbrico

Tornando per un attimo alle cadenze scandite tra il 2013 e il 2014 – 365 storie per 365 giorni, forse ricorderete… – raccontiamo la storia di Alma Richards, scomparso il 3 aprile di 52 anni fa. La gloria lontana ma non passeggera di Alma risale al 1912, Olimpiadi di Stoccolma, e alla gara di salto in alto che aveva uno e un solo favorito, George Horine che il 18 maggio, a Stanford, adottando uno stile di sua invenzione, aveva fatto la storia: il primo a non far cadere un’asticella issata a 2,00.

Richards partecipò ai Trials che proprio Trials non erano visto che i paesi, specie quelli importanti, a ogni gara iscrivevano sfilze di atleti. In ogni caso, questo sconosciuto mormone che veniva da Parowan, Utah, vinse e i selezionatori si trovarono di fronte a un dilemma. “Lo portiamo? E’ proprio un signor nessuno, magari ha avuto una botta di fortuna e in una gara importante si smarrirà”. “Beh, la gara l’ha vinta”. “Facciamo una cosa: viaggia con noi, poi in Svezia decidiamo se farlo gareggiare”. Il viaggio non è rosa e fiori perché Alma è un campagnolo grande e grosso e i californiani e i signorini della East Coast si divertono a sue spese.

Alla fine, la decisione arriva: Alma Richards andrà in pedana al fianco di George Horine, Egon Erickson, Harry Grummell, John Johnstone e Jim Thorpe, sì, proprio lui, Sentiero Luminoso che nell’alto aveva una delle sue specialità di parata. Il giorno è l’8 luglio 1912. Alma non è un modello alle quote basse ma man mano che l’asticella sale, trova sicurezza. A 1,91 esce Horine, il tedesco Hans Liesche va al di là alla prima, Alma alla terza. 1,93 diventa la quota del destino e Richards prega Dio: “Se mi fai vincere questa gara, sarò un buon ragazzo e un esempio per tutti”.

Dio lo ascoltò e lo accontentò: a detta di testimoni, Alma lasciò una “luce” molto chiara, almeno due pollici. Non si sa se Liesche pregò, ma in ogni caso il fato con lui fu maligno: rimasto con un solo tentativo a disposizione, si accingeva a saltare quando fu fermato da un colpo di pistola dello starter. Non gli restò che provare a ritrovare la concentrazione, ma mentre si stava avviando, la banda si mise a suonare per una cerimonia di premiazione. A quel punto un giudice svedese gli si avvicinò e gli disse che tutto sommato aveva già avuto otto minuti a disposizione e che, insomma, sarebbe stato meglio che si sbrigasse. Terzo errore e oro ad Alma, con l’aiuto di Dio e con una spinta della sorte. Nella storia dell’atletica, una grande sorpresa. Perfetta per i giorni di Pasqua.



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