Un giorno, un'impresa

08 Giugno 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

8 giugno. Il Golden Gala “Pietro Mennea” è appena alle spalle ma la sua storia merita ancora un’occhiata, andando a rivisitare quel che accadde 18 anni fa all’Olimpico, quando Moses Kiptanui dimostrò, se ce n’era bisogno, la capacità kenyana di esprimersi su tutte le distanze. Date loro una pista e solleveranno il mondo, avrebbe detto un Archimede Atletico e non Pitagorico. Inutile sottolineare che Moses, che aveva una certa somiglianza con Pippo, l’amico di Topolino, fosse noto e famoso come siepista. Anzi, uno dei migliori saltafossi espressi dal paese dei saltafossi. In quel momento, già due titoli mondiali e il record mondiale, da affiancare a quello dei 3000 senza ostacoli.

A quell’edizione del meeting romano Moses decise di allargare le tavole della sua legge e scese in pista in un affollato 5000 su una pista che aveva già vissuto gli assalti mondiali, riusciti, di Vladimir Kuts nel ’57 e di Said Aouita trent’anni dopo, primo a varcare i cancelli dei 13’. Nel frattempo Haile Gebrselassie aveva ritoccato il limite del marocchino, portandolo, sull’anello amico di Hengelo, a 12’56”96.

La gara, corsa a tarda ora ma con un’umidità forte che non si era dissipata, fu tirata dal burundiano Diomede Cishahayo (dal nome che fa rima con quello di un antico re zulu, Chetswayo, che osò sfidare i britannici) capace di garantire un passaggio ai due chilometri appena al di sopra dei 5’11”. Kiptanui lo rilevò, diventando lepre di se stesso, per transitare in 7’47” ai tre chilometri. Ma, rispetto ad altri furibondi inseguimenti a picchi cronometrici, il lungo finale non si risolse in un assolo. Daniel Komen fece affacciare il suo talento assoluto proprio nel momento in cui, spesso, la flessione è appollaiata come un avvoltoio. All’inizio dell’ultimo rettilineo, Komen con il naso davanti, prima che Kip lo scavalcasse per chiudere in 12’55”30. Daniel, in 12’56”15, divenne il secondo della storia e l’etiope Worku Bikila, 12’57”15, rischiò di privare Gebre del record nazionale. 

Due mesi dopo, al Letzigrund, zurighese, dopo essersi messo in testa la terza corona a Goteborg, Moses sarebbe diventato il primo uomo a violare, per 82 centesimi, gli 8’. Nessuno più di lui meritava questo incursione, questa esplorazione. Venne attorno alle 21. Poco più di un’ora dopo, Gebrselassie avrebbe spazzato quella contea kenyana volando in 12’44”39 e fornendo uno dei più violenti progressi nella storia non della distanza ma di tutto quel che prevede il programma dell’atletica.

Giorgio Cimbrico



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