Un giorno, un'impresa

28 Aprile 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

28 aprile. Breve fu la vita felice di Juha Tiainen che scompare esattamente dieci anni fa, a 47 anni e qualche mese, scontando con rovinosi interessi il colpo di fortuna che gli saettò addosso nell’estate dell’84, quando divenne il primo e unico finlandese a conquistare l’oro olimpico nel lancio del martello. A parte l’irruzione di Hal Connolly, nel dopoguerra la specialità era diventata regno e potentato degli ungheresi e dei sovietici, con sconti memorabili culminati nel testa a testa di Mexico ’68 quando Gyula Zsivotsky aveva avuto la meglio su Romuald Klim per l’inezia di otto centimetri - 73,36 a 73,28 – in fondo alla sfida tra i teorizzatori del lancio moderno, molto… liscio.

Gli anni Settanta portarono in scena Yuri Sedykh che vinse a Montreal e bissò a Mosca con il record del mondo portato a 81,80. Sedykh era il naturale e scontato favorito per Giochi di Los Angeles che lo avrebbero portato a eguagliare nell’evo moderno ciò di cui era stato capace l’irlandese d’America John Flanagan, oro nel 1900, 1904 e 1908. Fregato dal boicottaggio del blocco socialista (Romania a parte) Yuri si consolò sparando a 86,34 a Cork, onorando così le antiche radici dell’esercizio e offrendo un formidabile progresso (2 metri e 20) sul limite del biondo e compatto Sergei Litvinov.

Al Coliseum di Los Angeles l’unico presente tra i primi dodici della classifica di stagione, in forza dell’81,52 centrato a giugno a Tampere, era Tiainen cui, per portare a Suomi un alloro che mancava nell’imponente collezione raccolta da mezzofondisti e giavellottisti, fu sufficiente un acuto assai meno potente: 78,08, con dieci piccoli ma decisivi centimetri sul tedesco Karl Heinz Riehm.

Giorgio Cimbrico



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