Un giorno, un'impresa

05 Aprile 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

5 aprile. E’ il giorno del 1990 in cui a Berlino est (ma ancora per poco…) si insedia la Volkskammer, il primo e ultimo parlamento della Ddr liberamente eletto. Avrà vita brevissima perché, meno di sei mesi dopo, il 3 ottobre verrà votata la riunificazione della Germania. Per l’atletica è il momento di mandare in archivio il tempo della bandiera con il martello e il compasso, delle canottiere blu bordate di bianco, dell’inno “Risorgeremo dalle rovine” ascoltato decine di volte agli Europei, in due edizioni dei Mondiali, ai Giochi Olimpici, della rubrica Aus Ddr (dalla Ddr) sulla rivista Leichatletik, della potenza di fuoco di un piccolo paese che disseminò di vittorie, record, sospetti la sua breve storia, dei luoghi (Potsdam, Neubrandenburg, Jena, Cottbus) da cui venivano recapitati questi acuti. Se per gli americani, l’Urss era il Grande Satana, la Germania Democratica era un diavoletto che non dava tregua, in piscina e in pista, specie con quelle che fu naturale e un po’ banale battezzare panzerine.

La Ddr svanì, lasciando segni ancora vivi nei sacri testi: il 47”60 di Marita Koch, vecchio ormai quasi 28 anni; il 104,80 di Uwe Hohen e gli 80 esatti di Petra Felke con giavellotti dai baricentri diversi da quelli odierni; il 76,80 della mentuta discobola Gabriele Reinsch. L’ultima immagine è legata alla bella Katrin Krabbe che, il giorno della partenza da Spalato 1990, venne riportata a casa da un grigio e vecchio aereo a elica dell’Interflug. Un anno dopo, sulla pista di Tokyo (dove era arrivata con la Lufthansa), era inguainata in un body bianco, con il nero, il giallo, il rosso della Repubblica Federale. Di nuovo una Germania sola.

Giorgio Cimbrico



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