Un giorno, un'impresa

29 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

29 marzo. Celjabinsk, pendici orientali degli Urali confine tra Europa e Asia: nel 1986 è la culla di Ivan Sergeyevic Ukhov, uno di quelli fregati da YouTube. Perché anche chi dell’atletica se ne frega ha finito per dare un’occhiata al filmato del saltatore ubriaco che in pedana arriva barcollante e che riduce gli esercizi di riscaldamento a sorsate di un cocktail da discoteca; vodka e red bull. L’episodio che lo ha bollato è del 4 settembre 2008, meeting di Losanna. Per cominciare a staccarsi di dosso l’etichetta, Ivan che erà già specialista di primissima schiera, ha dovuto scalare muri sempre più alti, sino al 2,40 al coperto del 2009 che lo ha reso l’11° uomo ad andare oltre quel muro e a 2,39 all’aperto, venuti ai Trials olimpici russi, in fondo a una magnifica sfida con l’elegantissimo Silnov, capace di salire sino a 2,37. In quell’occasione ha provato a ritoccare il limite nazionale all’aperto, ancora in mano con 2,40 a Igor Povarnitsin, padrone del più gran pomo d’Adamo che sia ricordato. A Londra, usando le sue solite scarpe da sprinter, ha toccato il cielo conquistando l’oro olimpico a 2,38 e salendo sullo scalino più alto di un podio affollato da cinque atleti. Non è noto con quale liquido abbia festeggiato il successo, di sicuro non con quello prodotto da uno di proud sponsor dei Giochi. Uno di quei geni di cui, in tempi di omologazione, c’è un dannato bisogno. Singolare pesino nel metabolismo: abitualmente attestato sugli 84 chili, ha confessato di essere arrivato a 105.

Giorgio Cimbrico



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