Un giorno, un'impresa

20 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

20 marzo. Nel 1945 nasce Gabriela Andersen Schiess, la svizzera che non ha mai centrato un record del mondo, non ha vinto un titolo importante, non è mai andata su un podio olimpico, non ha neppure vinto una maratona importante e remunerativa, ma ha saputo tenere in allarme il mondo, riproporre in diretta globale quel che a Londra 1908 fu il dramma di Dorando Pietri, commuovere in quei cinque minuti eterni sulla pista del Coliseum di Los Angeles, dove arrivò sconvolta, disidratata, distrutta da un colpo di calore. Gabriela aveva perso il controllo del corpo e remigava, piegata in due. Non aveva perso il controllo della mente e a chi tentava di soccorrerla, rispondeva no, sventolando un braccio, negando la resa: lei voleva arrivare, senza un megafonista che la sorreggesse. Minuti lunghi,mentre Joan Benoit si era già ripresa dalla sua galoppata lunga 42 chilometri in un caldo umido micidiale , parlava ai microfoni della sua impresa, la prima di una donna ai Giochi. E Gabriela, staccata già di 20’, continuava a trascinarsi in un silenzio sbigottito. Sino a quando la linea fu raggiunta e lei finì imbozzolata in una coperta, portata via, attaccata a una flebo. Era di razza buona: si riprese in un paio d’ore. Otto anni dopo, i momenti delle lacrime e della riflessione sul coraggio sarebbero stati offerti da Derek Redmond.

Giorgio Cimbrico



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