Un giorno, un'impresa

19 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

19 marzo. Nelle scritture San Giuseppe non è un protagonista assoluto, non è una star: al cinema la parte è sempre stata affidata a un eccellente caratterista. E’ capitato anche chi, al fonte battesimale o all’anagrafe, ha ricevuto il nome di uno dei falegnami più famosi della storia. Pensate a Beppone Tosi da Borgo Ticino, il Porthos del lancio del disco: secondo agli Europei del ’46, secondo ai Giochi di Londra, secondo agli Europei del ’50, secondo agli Europei del ’54, sempre alle spalle di Adolfo Consolini, il maxi Adone di Costermano. E ora pensate a Beppe Gentile, che con due record del mondo nel triplo - uno in qualificazione, uno in finale, con apertura netta della dimensione, concessa a pochi, dei 17 metri -  tornò da Mexico City con una medaglia di bronzo e dopo 45 anni non si sa ancora come valutarla. Con gioia? Con rammarico? E infine pensate a Beppino D’Urso, leggero ed elegante ottocentista catanese che vent’anni fa, ai Mondiali di Stoccarda, conquistò il secondo posto lasciandosi alle spalle, a tre centesimi, il campione uscente, Billy Koncellah, campione anche a Roma ’87, finendo per cedere per un metro o poco più a Paul Ruto, che ebbe quell’occasione e la sfruttò. Paolo il viaggiatore meglio di Giuseppe l’artigiano.

Giorgio Cimbrico



Condividi con
Seguici su: