Un exploit di peso

25 Marzo 2015

Il sorprendente miglioramento del tedesco Thomas Schimtt, da 19 metri a 21,35 nel getto del peso, e ora al secondo posto delle liste mondiali stagionali

di Giorgio Cimbrico

I tedeschi hanno un bel modo di dire per chi matura in ritardo: fiammifero a lenta combustione. In questo senso Thomas Schmitt è uno di quei giganteschi zolfanelli che servono ad accendere il caminetto. A 27 anni era un nessuno da 19 metri e qualche centimetro, ora è secondo al mondo con 21,35, record della Renania, dopo l’exploit in un paesetto vicino ad Aachen, o come diciamo noi, Aquisgrana. Exploit, ovviamente, non è il termine giusto: migliorarsi di 2 metri e 28 centimetri equivale a un progresso superiore al 10%. A occhio e per difetto, 8”40 sui 100, 6,80 nell’asta, 9,90 nel lungo. Attenti al luogo: ad Aachen, oltre a tener corte Carlo Magno, è nato Sebastian Bayer, il lunghista che assicurò un finale shock agli Europei indoor di Torino 2009 atterrando a 8,71. Aveva 8,17 e quel volo lo portò al record europeo al coperto e al record tedesco assoluto, 17 centimetri meglio di Lutz Dombrowski. Christian Reif, suo compagno in pedana, fu il primo a complimentarsi: “Ehi, Sebastian, sei arrivato a due centimetri da Lewis”. “Davvero? Se lo sapevo, avrei saltato qualcosa in più”. E’ bene dire che Bayer non ha più avvicinato tali mostruosi livelli.
Prima, alludendo a 100, asta e lungo, abbiamo citato vertici e picchi assoluti. Il 27enne Schmitt partiva da molto più in basso, ma quel che ha fatto rimane un fatto unico e solo il Bob Beamon di Mexico City può essere accostato a questa terrificante botta. Infatti quando Ralph Boston gli tradusse in piedi – quasi 30 - quell’8,90, Bob ebbe un collasso.

Tomasone Schmitt (un granatiere da 2,02 per 140 chili, che ha preso l’impegno di far cigolare meno la bilancia) non è svenuto né ha avuto un mancamento: lievemente scosso, ha solo rinunciato agli ultimi due lanci. Domanda lecita: se avesse buttato l’occasione di portarsi vicino a connazionali (Udo Beyer, Ulf Timmermann) che al tempo gareggiavano portando una canottiera blu con fasci di grano, martello e compasso o al formidabile giovanotto (David Storl) che sta dominando la scena? Lui ha espresso gioia, sorpresa, soddisfazione, ha precisato che attualmente può godere di un’assistenza dal suo club che riporta a vecchi tempi (di recente ha avuto in omaggio un paio di scarpe e una boccia di ferro) e che i maggiori e unici sponsor sono i genitori. Le sue ambizioni sono più legate alle Universiadi che ai Mondiali di Pechino: “Ma se riuscissi a qualificarmi, sarei felice”. In questo momento nessun dubbio che lo sia. E’ davanti a Storl (21,26 agli Europei indoor di Praga) e al mondo ha davanti, di poco (due centimetri), il neozelandese Thomas Walsh, che divide lo stesso allenatore, lo svizzero Jean Pierre Egger, di Valerie Adams, padrona della palla di ferro e Oscar del 2014. A questo punto, attesi sviluppi. Un lancio il 22 marzo può fare primavera?



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