Un altro applauso per Nebiolo



A dieci anni dalla sua scomparsa il mondo dello sport e dell'atletica italiana hanno ricordato stamattina, nel corso di una speciale cerimonia presso il Salone d'Onore del CONI a Roma, la figura di Primo Nebiolo. In tanti non sono voluti mancare per raccontare, stretti intorno alla moglie Giovanna, lo storico Presidente della FIDAL, dal 1969 al 1989, e della IAAF, dal 1981 al 1999. In sala, fin dai primi momenti, è stato un continuo susseguirsi di abbracci, strette di mano, sguardi che, dopo anni, sono tornati finalmente ad incrociarsi. Tecnici, dirigenti, atleti. In prima fila c'è anche Dick Fosbury, l'inventore della tecnica dorsale del salto in alto. In un video, intanto, le immagini che hanno fatto grandi quegli anni con le imprese dei campioni di sempre: Franco Arese che oggi della FIDAL è il Presidente, i salti e le lacrime di gioia di Sara Simeoni, i lampi d'oro di Pietro Mennea sui 200, trent'anni dopo quel 19.72 che fu il suo record del mondo. E poi le imbattibili volate di Alberto Cova raccontate alla TV dalla voce inconfondibile di Paolo Rosi, i lanci di Alessandro Andrei, l'oro olimpico di Gabriella Dorio e le medaglie di Maurizio Damilano, le vittorie di Francesco Panetta e Stefano Mei, chiuse dal bacio alla pista del maratoneta Gelindo Bordin, campione olimpico a Seul nel 1988.
"Nella storia dello sport mondiale - ha esordito il Presidente del CONI, Gianni Petrucci - Nebiolo è stato un grande tra i grandi. Appartiene a un'epoca di grandi dirigenti. La sua storia è stata sempre improntata a far crescere l'atletica leggera in Italia e poi nel mondo. E ci è riuscito. Il suo ricordo è sempre vivo quando si pensa in grande come lui faceva. Grazie per quello che ha fatto per lo sport italiano".

"Non era una figura facile - racconta il membro del CIO, Franco Carraro, di cui Nebiolo fu il vice, nel periodo della sua Presidenza al CONI - ma di sicuro non ti consentiva mai di "addormentarti". Era uno stimolo continuo, ma estremamente positivo. Aveva segnato una strada. A lui niente è stato regalato, ma si è conquistato tutto da sè con dedizione e impegno. Lo sport italiano e mondiale deve rimpiangerlo. Faccio autocritica su certi miei atteggiamenti verso di lui e penso che sarebbe contento nel rivedere l'atletica al posto che le spetta".

"Lo chiamerò Primo perchè è stato il mio Presidente - le parole del Presidente FIDAL, Franco Arese - Vivendo a Torino, ho avuto modo di frequentarlo. Era un uomo che amava l'atletica e che sapeva emozionarsi per l'atletica. Primo è e resta qualcuno. Quello che ha lasciato nel mondo dello sport rimane indimenticabile. Chi l'ha conosciuto sa bene che quando lui si metteva in testa una cosa, non c'era nessuno che lo potesse fermare. Ha fatto qualche errore, ne ha pagato il prezzo, ma ha poi anche saputo riscattarsi".

"Nebiolo - dichiara in un video il vice presidente del CIO, Mario Pescante - è stato uno dei più noti personaggi dello sport italiano. Di lui resta la sua capacità di trasformare in grandissime cose qualunque evento o qualunque cosa facesse. Aveva reinventato e reso l'atletica uno spettacolo. E poi  le Universiadi: ne aveva fatto un evento secondo solo alle Olimpiadi. E' stato un manager dotato di una grande creatività che portava, però, a cose concrete". 

a.g.

Nella foto in alto, Primo Nebiolo. In quella in basso, un momento della cerimonia (Claudio Petrucci per FIDAL)

 




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