Tortu: “Io, i 200, Budapest, Berrettini e…”

12 Aprile 2023

Parla l’oro olimpico: “Debutto tra due settimane sui 100. E se nei 200 vado sotto i venti secondi non festeggio come un pazzo. Staffetta? Dobbiamo essere pronti in 10, non in 4. Polemiche social? Sto con Matteo, sta solo vivendo una vita normale”

di Nazareno Orlandi

Se andassi sotto i 20 secondi? “Nulla di pazzo, festeggerei a cena con i miei amici. E mi arrabbierei perché non l’ho fatto prima. Ma soltanto se è l’ultima gara della stagione, altrimenti resterei concentrato”. Uno dei tre obiettivi dell’anno è proprio questo, per Filippo Tortu: violare la barriera che soltanto il mito Pietro Mennea ha saputo infrangere nella storia azzurra dei 200 metri. Il campione olimpico della 4x100 lo racconta nel talk di AtleticaTV, la piattaforma streaming della Federazione Italiana di Atletica Leggera. E parlando del rapporto tra gli sportivi e i social, si schiera dalla parte di Matteo Berrettini: “Più che ragione, ha stra-ragione. Gli stanno rompendo le scatole ma non sta facendo assolutamente niente se non vivere una vita normale. La sua storia non è un motivo valido per mettere in discussione un campione come Matteo. È davvero triste. Io e il gossip? Non mi appartiene, sono schivo e riservato, nella vita e sui social”.

AGENDA - Gli altri obiettivi della stagione alle porte, almeno a livello individuale, sono presto detti: la finale mondiale dei 200 metri a Budapest in agosto e la finale della Wanda Diamond League a Eugene il mese successivo. “A Eugene mi sono trovato bene lo scorso anno, quando ho mancato la finale mondiale di soli tre millesimi - spiega Tortu, al personale di 20.10 in Oregon - e quindi voglio tornarci. Sarebbe l’appuntamento conclusivo di una stagione che comincerà tra fine aprile e inizio maggio: l’idea è quella di debuttare sui 100. Stiamo cercando la data e la sede giusta. Per poi correre il primo 200 nei giorni iniziali di maggio. Tutto è funzionale a questa distanza, che ormai è la mia, e che ogni volta capisco un po’ meglio. Sto lavorando tanto sulla curva, l’anno scorso avevo qualche problemino a interpretarla. La verità è che i 200 non mi hanno mai spaventato, ma in una carriera sportiva vanno rispettate delle fasi: ed è arrivata quando si è chiuso un capitolo importante nei 100. Che comunque farò 2-3 volte in stagione, e non escludo nemmeno che sia agli Assoluti”. Altre tappe sono già indicate nella sua agenda di giugno: “Il Golden Gala a Firenze, la staffetta a Parigi il 9, la ‘Coppa Europa’ in Polonia”.

BRONZO-BRONCIO - I duecento agli Europei di Monaco gli hanno dato il bronzo: “E il… broncio - duetta con la giornalista Lia Capizzi, opinionista della Domenica Sportiva - Soltanto sul podio ho capito che una medaglia non era affatto scontata. Avrei preferito sentire un altro inno, ma con me c’erano due inglesi sugli altri gradini (Hughes e Mitchell-Blake, ndr), e abbiamo ricordato come a Tokyo in staffetta fossero arrivati dietro…”.

25% - Staffetta vuol dire gioie (Olimpiadi) e dolori (l’intero 2022). “Da campioni olimpici in carica, andare fuori a Eugene e Monaco fa ancora più soffrire - prosegue il 24enne delle Fiamme Gialle, che presto si ritroverà in raduno con il gruppo nel quale si è inserito anche il campione d’Europa dei 60 Samu Ceccarelli - stiamo lavorando per farci trovare pronti alla qualificazione mondiale: dobbiamo esserlo tutti e 10, non soltanto i 4 che correranno. Il bello è che tutto l’anno siamo avversari e invece per un momento ci ritroviamo a essere compagni: ognuno porta un 25% del risultato finale, ogni centesimo conta”. 

LE DOMANDE SOCIAL - Alla raffica di domande dei fan su Instagram risponde con disinvoltura. Farai mai un 400? “No, lo escludo”. Chi vince la Champions? “Sicuramente non la mia Juve, a questo punto mi auguro sia un’italiana”. Il futuro dopo l’atletica? “Adoro lo sport ma non credo che farei l’allenatore”. Che pensi degli impianti in Italia? “È assurdo che Milano non abbia una struttura indoor e che non si trovi il modo per farla. L’inverno, per allenarmi, devo andare spesso a Bergamo, dove comunque mi trovo benissimo. Un impianto al coperto a Milano darebbe una possibilità in più a tanti atleti”. Infine un retroscena inedito di tutti i suoi viaggi: “Mio papà-coach Salvino ha una collezione di camicie orrende, che mette soltanto per fare un dispetto a mia mamma. Ogni volta che vado in trasferta gliene compro una anch’io, e quanto mi costano! Unico requisito: deve essere brutta. Bruttissima”.

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