TOKYO, STANO CAMPIONE OLIMPICO!

05 Agosto 2021

Leggendario trionfo a Sapporo, dominata la 20 km di marcia delle Olimpiadi: 1h21:05, battuti i giapponesi padroni di casa Ikeda e Yamanishi. Tre ori azzurri come solo Mosca '80 e Los Angeles '84

di Nazareno Orlandi

L’inimmaginabile che diventa realtà. Terzo oro. Terzo trionfo azzurro. È un'Olimpiade da impazzire, Massimo Stano è il campione a cinque cerchi della 20 km di marcia, sulle strade di Sapporo, mille chilometri a nord di Tokyo, sull’isola di Hokkaido. Il pugliese domina la gara con il tempo di 1h21:05, sceglie la tattica, la indirizza sui propri binari e batte i due giapponesi padroni di casa Koki Ikeda (1h21:14) e Toshikazu Yamanishi (1h21:28), con una prova di straordinario coraggio e maturità, in testa dal dodicesimo chilometro, sempre a dettare il ritmo, senza mai tirarsi indietro. Un capolavoro di intelligenza e di freddezza. È la terza medaglia d’oro nella 20 km di marcia, nella storia azzurra, dopo quella di Maurizio Damilano a Mosca ’80 e quella di Ivano Brugnetti ad Atene 2004. Ventinove anni, barese di Grumo Appula ma cresciuto a Palo del Colle, ha costruito il proprio trionfo a Castelporziano (Roma), sotto la guida di Patrizio Parcesepe. Un mentore. Molto più di un coach. Artefice di un gruppo fantastico che domani spera pure con Antonella Palmisano. In gara c'erano altri azzurri: quindicesimo Francesco Fortunato (1h23:43), 44esimo Federico Tontodonati (1h31:19).

LA CRONACA - Ventinove gradi nel pomeriggio di Sapporo. Non il fresco che ci si aspettava, presupposto del trasferimento delle prove su strada da Tokyo all'Hokkaido. Sul circuito da un chilometro all’Odori Park si parte alle 16.30 locali. Del terzetto azzurro (Massimo Stano, Francesco Fortunato, Federico Tontodonati) sono soprattutto Stano e Fortunato a mostrarsi più intraprendenti e a farsi vedere nelle posizioni principali, in testa al gruppo. Prima del passaggio ai 5 km, prende l’iniziativa il cinese Wang Kaihua, marcato stretto dall’indiano Kumar. Tutti gli altri, per il momento, lasciano fare. Dietro, il primatista italiano Stano prende come riferimento i giapponesi più quotati, il campione del mondo Yamanishi, il connazionale Ikeda, ma anche gli europei, tra cui il russo Mizinov, lo spagnolo Martin, lo svedese Karlstrom, e poi il messicano Olivas. Il vantaggio dei due di testa è di 11 secondi all’ottavo chilometro, poi nel corso del nono chilometro l’indiano perde contatto dal cinese che resta al comando in solitaria (13 secondi sugli altri big) e al passaggio a metà gara firma il parziale di 40:55. Dieci secondi di vantaggio su Yamanishi (41:05), Stano è terzo (41:05), quarto Ikeda (41:05), via via tutti gli altri. Fortunato tredicesimo con 41:17, Tontodonati trentasettesimo con 42:38. 

Sull’impronta del ritmo impostato da Massimo Stano - sempre in testa, brillante, lucido - termina l’azione solitaria del cinese Wang e si forma un gruppetto di sette uomini al comando: Stano insieme a due spagnoli (Garcia e Martin), ai giapponesi Yamanishi e Ikeda, e a due cinesi (Wang e Zhang). Non più il russo Mizinov, frenato dalla sosta in penalty zone di due minuti. È un copione che prosegue a lungo. Anzi, fino alla fine. Stano è capofila anche al passaggio al quindicesimo chilometro (1h01:27), ancora con gli altri sei contendenti, ancora in pieno controllo della situazione. Chi parte? Chi prende l’iniziativa decisiva? Si muove Yamanishi, ma Stano regge, e con un km a 4:04 (il diciassettesimo) mette a durissima prova i due spagnoli e i due cinesi. Resiste soltanto il duo giapponese e si forma un terzetto che passa al km 18 a 1h13:30 dopo un mille da 3:48. È sensazionale Massimo Stano all’inizio del km 19, imprime un’altra frustata che manda in crisi Yamanishi. L’azzurro passa a 1h17:22 (3:52), Ikeda stringe i denti ma il pugliese ne ha di più, la sua energia non si esaurisce, viaggia e sogna verso il traguardo e la leggenda. Con il pollice in bocca, per dedicare il successo olimpico alla figlia Sophie nata nel mese di febbraio, frutto dell'amore con Fatima Lotfi, mezzofondista e marciatrice. È il nono oro olimpico nella storia della marcia azzurra. In bacheca anche un argento e 8 bronzi. Una garanzia. E la spedizione azzurra, già epocale con gli ori di Jacobs e Tamberi, diventa ancora più spaziale: soltanto a Mosca 1980 (Mennea, Simeoni e Damilano) e Los Angeles 1984 (Cova, Andrei, Dorio) gli azzurri avevano portato a casa tre medaglie d'oro. 

CONSACRAZIONE - Era rientrato agli Europei a squadre, in maggio a Podebrady, sulla sua venti chilometri, la specialità di cui è primatista italiano con 1h17:45 (datato 2019). Tornava dopo un anno e mezzo di assenza, dal flop dei Mondiali di Doha e dopo una lunga assenza dalle gare dovuta sì alla pandemia, ma anche ai problemi fisici, in particolare una periostite tibiale che lo aveva bloccato negli ultimi mesi del 2020. Podebrady aveva dato coraggio. La forza di superare alcune delusioni come il quarto posto degli Europei di Berlino per un solo secondo, o la Coppa Europa di Alytus dell’anno successivo, o ancora il quattordicesimo posto di Doha. L’unico podio in un grande evento internazionale era stato il bronzo dei Mondiali a squadre di Taicang nel 2018. Fino a oggi. Il giorno della meritata consacrazione. È tutto stupendo. Stano. Ma vero.

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