Stoccolma, il castello dei record

27 Luglio 2015

Il 30 luglio nella capitale svedese grande serata di atletica con la IAAF Diamond League in uno stadio teatro di primati del mondo: dall'alto al mezzofondo.   

di Giorgio Cimbrico

Bohdan Bondarenko a parte, anticipo di finale mondiale giovedì, in un Nido d’antan, il vecchio “castello” di Stoccolma, in mattoni anneriti dal tempo: Barshim, Drouin, Kynard, Fassinotti, TamberiThomas, Duffield, Protsenko, Grabarz, nominati in ordine di misura.

Il momento è importante, il luogo è storico: a parte il bizzarro bahamense Thomas, classe’84, nessuno dei protagonisti del prossimo appuntamento di Diamond League era nato quando su questa pedana l’interminabile svedese Patrick Sjoberg scavalcò 2,42 aggiungendo un centimetro al record mondiale del kirghizo Igor Paklin. Era il 30 giugno 1987 e dopo i sei salti (2,24, 2,32 e 2,35 alla prima, 2,42 alla terza) Patrick decise di non andare oltre. Quella misura fu uguagliata otto mesi dopo, sotto un tetto berlinese, da un altro biondone, il tedesco Carlo Thranhardt. All’aperto stava per sorgere il sole di Javier Sotomayor che brilla tuttora, dopo quasi un quarto di secolo.

Stoccolma significa soprattutto mezzofondo, veloce, medio e prolungato. Diciotto anni fa Wilson Kipketer eguagliò al centesimo, dopo sedici stagioni, il mondiale fiorentino di Sebastian Coe infliggendo distacchi da cronoprologo: 1’41”73 il kenyano di Danimarca, 1’43”75 Patrick Koncellah, 1’44”24 Vebiorn Rodal, il norvegese campione olimpico in carica che, inutile nasconderlo, ad Atlanta venne avvantaggiato dall’assenza di Wilson, non ammesso ai Giochi per la sua posizione: residente sì, cittadino danese ancora no. Quella sera Kipketer avvicinò l’Empireo che di lì a poco, in undici frementi giorni, avrebbe toccato a Zurigo e a Colonia, e consumò la vendetta come un piatto freddo, ma sempre appetitoso.

I record mondiali dei 1500 sono stati tre (John Zander e due volte Gunder Hagg) così come per il miglio (Paavo Nurmi, Arne Andersson e Hagg): sette volte è stato migliorato il record dei 3000 (Kolehmainen, Zander, Nurmi, Henry Nielsen, Gunnar Hockert, Henry Kalarne e il solito Hagg, dominatore degli anni Quaranta), in quattro occasioni quello delle due miglia (Hockert, due di Hagg e Lasse Viren, in uno dei suoi anni magici, il 1972) e in tre quelle delle siepi: Jouko Kuha, Anders Garderud, primo sotto gli 8’10”, e Peter Koech.

La storia è stata fatta sui 5000, a cominciare dalla frenetica volata – in palio l’oro olimpico del 1912 – tra il finnico Hannes Kolehmainen e il marsigliese Jean Bouin, 14’36”6 contro 14’36”7, con 25” di progresso sul record del mondo. Per dar l’idea dello spessore della prestazione, dieci anni dopo, sulla stessa pista,  Nurmi riuscì ad estirpare un solo secondo. Le imprese moderne portano i nomi di Ron Clarke (il record di Kip Keino, 13’24”2, fu terremotato dall’aussie che ci ha lasciato da poco, e portato a 13’16”6) e di un altro campione degli antipodi, il baffuto neozelandese Dick Quax, 13’12”9 prima che sulla distanza spirasse la tempesta Henry Rono.

Dei tre mondiali sui 10000 (prima Nurmi, poi Fernando Mamede in una serata lieta per Gianni de Madonna e Salvatore Nicosia), la scelta cade sul 27’07”91 di Dick Chelimo, il più giovane (21 anni e 72 giorni) a centrare un record sui 25 giri, quasi a voler anticipare il tempo breve che gli venne concesso dalle Parche: strappato a 29 anni da un tumore al cervello. I titoli che non riuscì a conquistare (anche per la combine marocchina a Barcellona ’92), li ottenne il fratellino Ismail Kirui, due volte campione del mondo dei 5000.

TV - Diretta su Fox Sports (canale 206 di Sky) e su Fox Sports 2 (canale 213) dalle 20 alle 22. Repliche: su Fox Sports giovedì 30 luglio dalle 23.30 e venerdì 31 luglio dalle 12; su Fox Sports 2 venerdì 31 luglio dalle 14.30.

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