Rieti stellare, Ceccarelli record dei 400hs: 54.79



Entusiasmante, ancora una volta. Rieti non tradisce, diventando scenario dell’ennesimo, superlativo meeting di atletica leggera, reso sopraffino, oggi, da ben tre record mondiali stagionali, e da un sostanziosissimo primato italiano. Confermando tutti i pronostici (e quindi riuscendo in una impresa assai prossima all’impossibile), Benedetta Ceccarelli è riuscita infatti a migliorare il limite nazionale dei 400 metri ostacoli, crono che più volte, nell’ultimo biennio, aveva sfiorato in giro per il mondo. Il suo 54.79 (crono che le ha garantito il terzo posto, alle spalle della statunitense Glover, 53.92, e all’americana Johnson, 54.73), vale la vetta della lista italiana all-time, prima azzurra a correre in meno di 55 secondi nella storia. Monika Niederstaetter (qui sesta in 56.27), con il 55.10 di Siviglia 1999, è detronizzata, in un passaggio di consegne mai stato – vista l’amicizia tra le due – così dolce. Perugina, 25enne, tesserata per la Fondiaria Sai di Roma, e allenata da Sauro Mencaroni, la Ceccarelli era stata tra i pochi atleti italiani a far bene ai Mondiali di Helsinki, quando risultò la prima delle escluse dalla finale con un 55.41 ottenuto in condizioni climatiche proibitive. “Era diventato una specie di incubo, questo record – il commento dell’azzurra – e dopo averlo avvicinato tante volte, ormai ne parlavano tutti apertamente, come se per me ottenerlo qui a Rieti fosse una specie di formalità. Al contrario, e proprio per queste premesse, non è stato facile rimanere freddi. Ma adesso sono felice. Ho corso bene, sì, anche se credo che qualcosa si possa ancora limare. Quindici passi fino al quinto ostacolo, poi sedici, fino in fondo: la ritmica di corsa che ho sperimentato per le prima volta a Helsinki, e che mi ha portato a fare il salto di qualità. Ora spero di aver conquistato i punti necessari per la finale del Grand Prix di Montecarlo, esserci sarebbe per me una grande soddisfazione”. I tre limiti mondiali stagionali sono arrivati – come da tradizione – nelle gare di mezzofondo. Grande il 1500 metri donne: alla fine, il successo è andato a Maryam Jamal (etiope oggi cittadina del Bahrain), con un sensazionale 3:56.79; e sulla scia della vincitrice, altre cinque atlete sono finite al di sotto dei 4 minuti (record nazionali per Spagna e Francia, rispettivamente con Rodriguez, 3:59.60, e Dehiba, 4:00.49). Come non ripetersi anche al maschile? Bernard Lagat non si fa pregare, e corre il miglio metrico in 3:29.30, abbattendo anche il limite nazionale e continentale nordamericano della distanza. L’ultima impresa mondiale stagionale è quella realizzata dal keniano d’Italia Wilfried Bungei, prim’attore, come da facile pronostico, degli 800 metri: 1:43.70 il suo tempo, con Andrea Longo, rientrante, indietro (settimo) con un malinconico 1:47.14. Lo sprint ha sempre trovato a Rieti posizioni di rincalzo, alle spalle dei grandi interpreti del mezzofondo. Questa volta i 100 maschili hanno fatto segnare una piccola inversione di tendenza con il ghanese Aziz Zakari finito al di sotto dei 10 secondi, a 9.99 per la precisione (vento +0.5; Collio azzecca lo start ma finisce a più di tre metri, in 10.33). Notevole anche il 48.16 del giamaicano Kemel Thompson nei 400 ostacoli, con Gianni Carabelli bravo a chiudere al quarto posto con un buon 49.18, segno di una condizione tuttora accettabile. Ancora una cavalcata solitaria per Dorkus Inzikuru, la campionessa del mondo dei 3000 siepi, che a Rieti ha nuovamente dato sfoggio della sua classe, vincendo in 9:16.46 e infliggendo i soliti 80-90 metri alla seconda classificata (stavolta la russa Volkova, 9:29.94). Notevolissimo anche il 3000 metri maschile: l’etiope Sileshi Sihine puntava a correre in meno di 7:30 ed è stato di parola: il 7:29.92 premia la sua costanza ad altissimo livello. L’asta è stata la solita, interminabile maratona. Con quindici atleti iscritti, e malgrado una quota d’apertura fissata in 5,56, si è arrivati ben oltre le tre ore per assegnare la vittoria. Alla fine, l’ha spuntata lo statunitense Brad Walker, con un eccellente 5,96, misura superata al terzo tentativo, quando le altre gare erano finite da almeno venti minuti (poi anche tre tentativi, ovviamente falliti, a 6,04). Seconda piazza per il connazionale Brad Walker, con 5,81. Giuseppe Gibilisco ha fatto molto bene, finendo terzo con 5,76, misura valicata alla seconda prova, prima di arrendersi a 5,86. Per il siracusano, una buona prova di efficienza, che conferma sostanzialmente la prova di Zurigo. L’alto donne è andato alla russa Anna Chicherova, con 1,96, davanti all’ucraina Palamar, 1,93 (solo 1,82 per la rientrante Di Martino, andata a sbattere contro l’1,87). Gara di routine per Jan Zelezny, protagonista solitario del giavellotto con un normale (per lui, ovvio) 81,96. Magdelin Martinez soffre ancora di problemi al ginocchio. A Rieti sceglie di mettersi comunque in discussione, e questo le fa onore. La russa Anna Pyatikh al momento è troppo più forte dell’azzurra, e la vittoria le arride con 14,72 (+1.2). La Martinez è seconda con 14,21 (+0.5), misura ottenuta due volte in gara, con un gesto però (a scanso di problemi) abbozzato appena. Visto a Rieti - in versione spettatore - anche Andrew Howe, che ha preannunciato il suo ritorno in gara nel salto in lungo, la specialità che gli regalò il primo dei due titoli mondiali Juniores a Grosseto 2004. Sarà al Terra Sarda il 10 settembre, e poi a Empoli, la settimana successiva. Le polemiche di questi giorni, tra bacchettate giornalistiche e improbabili guide tecniche ipotizzate, certamente lo hanno segnato. L’augurio è che possa trovare tranquillità, scegliendo autonomamente la strada migliore per lui. In fretta. Il tempo passa, e il resto del mondo - Helsinki insegna - non aspetta. Marco Sicari Nella foto, Benedetta Ceccarelli dopo il record di Rieti (Omega/FIDAL) File allegati:
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