Rieccola. La Levorato torna, vince e sorride



La notizia è diventata tale solo verso l’ora di pranzo. Fino a poco prima, era rimasta poco più di un semplice sussurro. Lei, Manuela levorato, la grande assente dell’atletica italiana, è tornata alle gare. E ha vinto, proprio come ai tempi belli. Il crono – 11.49 (vento +0.2), miglior prestazione italiana dell’anno - non è da strapparsi i capelli, è vero. Ma il ritorno della veneta (che ora vive e si allena a Ferrara, seguita da Marco Di Maggio), è indiscutibilmente il fatto più importante tra quelli accaduti allo stadio di Cesenatico, sede della finale dei campionati per club. “Voi non potete neanche immaginare quanto io sia felice. Ve lo giuro, proprio nessuno può farlo”. Dov’è stata la Levorato in questi due anni? “Ne avrei tante, di cose da raccontare. Due anni di viaggi, visite mediche, esami specialistici, bites...Un percorso interminabile. In sintesi, credo che sia un miracolo. Sì, un miracolo”. Chi va ringraziato? “Solo due persone. Il mio presidente di club, Franco Angelotti, che è stato come un secondo padre per me, ha saputo aspettarmi. E poi il mio sponsor. In tanti momenti ho sofferto, ma non ho mai pensato di mollare tutto”. Perché tanta attesa, quest’anno, per tornare alle gare? “Alla fine, ci si è messa una ulteriore dose di sfortuna. Tre settimane perse in maggio tra il dolore al tendine destro, quello che non mi aveva mai fatto male, e poi anche un brutto raffreddore. In sintesi, sono rimasta indietro con il lavoro, e quindi ho avuto anche un po’ paura a tornare. E poi, la prima gara è sempre una incognita. C’erano anche le due nigeriane (Ojokolo e Nku, ndr), insomma, una gara vera”. Come è andata in pista? “Ho sbagliato praticamente tutto, a parte i trenta metri finali. Ma volevo vincere, era questo il miop obiettivo: è stata una bella prova di carattere. Possiamo dire che il prossimo impegno sarà in Coppa Europa a Firenze? “Non lo so. Non dipende da me, ma dal Direttore tecnico Nicola Silvaggi. Ma certo, se mi chiamano, io ci sono”. Il panorama internazionale è cambiato? “E’ cambiata soprattutto la velocità. Con 11.20, prima, ero una delle tante. Ora, non ci sono più i mostri di una volta. Ci sono quelli giusti, sì. Ma se penso al passato, direi che ne abbiamo viste di cose strane. Ma non voglio più parlarne”. In cosa è cambiata, invece, da un punto di vista tecnico, Manuela Levorato? “Ho imparato ad essere più abile, ad usare meno la forza, a far girare le gambe. Ma ancora devo lavorare. Direi che tra venti giorni potremo vedere la vera Manuela. per ora, però, ”. Marco Sicari


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