Ricordando Bikila: maratona-staffetta per i 60 anni

09 Settembre 2020

Il trionfo a piedi nudi sulle strade di Roma: giovedì l’evento celebrativo nella Capitale in memoria di Abebe e della sua impresa iconica

Giovedì 10 settembre 2020 ricorrono i 60 anni dalla maratona olimpica di Roma '60, vinta da Abebe Bikila a piedi nudi: uno dei momenti più iconici dell’atletica mondiale. Per celebrare la ricorrenza, è stata organizzata una maratona commemorativa a staffetta all’interno dello Stadio delle Terme di Caracalla-Nando Martellini, a Roma, dall’Acsi Italia Atletica, società organizzatrice della Roma Appia Run, da sempre legata al mito di Bikila. Saranno 106 i partecipanti che percorreranno i 42,195 km della prova: ad ognuno toccheranno 400 metri. Tra loro anche 15 atleti della comunità etiope di Roma. La maratona a staffetta prenderà il via alle ore 18.30 (17.30 solari), lo stesso orario in cui prese il via la maratona sotto il Campidoglio.

di Giorgio Cimbrico

Bikila segue il gruppo di testa e una foto lo mostra quasi svogliato mentre le piante vanno a posare sui tiepidi sampietrini: l’andatura è forte ma per lui non è grande fatica seguire il ritmo. Onni Niskanen, lo svedese di etnia finnica ingaggiato dal Re dei Re, non gli ha consigliato tattiche particolari. Sa che il suo vecchio ragazzo assorbe la fatica con un’umile e sovrana disinvoltura...

Quando la gara entra nel vivo, quando si avvicina il passaggio sulle antiche pietre dell’Appia Antica, rimane in compagnia di un altro atleta nato nell’aria fina di montagna, il marocchino Rhadi Ben Abdesselam, anche lui militare al servizio di un re, quello del Marocco, discendente del Profeta e difensore dei fedeli. Rhadi è uno dei favoriti e due giorni prima si è scaldato nei 10.000. Mai un’occhiata corre tra di loro. Per domarlo Abebe sceglie un luogo simbolico: l’obelisco di Axum che gli italiani hanno rimosso dalla città santa d’Etiopia e al centro di un interminabile contenzioso tra Roma e Addis Abeba.

È il momento di un allungo prolungato, asfissiante: nella sera sopraggiunta, illuminata da una fiaccolata, Bikila si presenta sotto l’arco di Costantino dopo 2h15:16, record mondiale, disturbato solo da chi, malgrado il cordone di sicurezza, riesce a invadere in scooter il percorso. E scalzo, è etiope. Su di lui può essere allestita una saga di sentimenti a buon mercato, una catena di rimpianti: non avessimo perduto la guerra e l’impero…

Il dato vero e storico è un altro: trentadue anni dopo l’impresa del povero maghrebino Boughera el Ouafi (ma quell’oro risultò francese…), l’Africa si è affacciata, l’Africa degli uomini degli altopiani, rappresentata da un popolo che, a parte le brevi parentesi di una spedizione punitiva britannica e dell’occupazione italiana, è sempre riuscito a mantenere la propria indipendenza.

Abebe, che parla soltanto amarico, attraverso un interprete concede poco più di uno slogan: “Rappresento la mia gente che ha sempre vinto con determinazione e eroismo”. In patria lo attendono imperiali ringraziamenti, il grado di sergente, uno stipendio meno magro e la possibilità concessa di accettare le occasioni che gli piovono addosso. Non solo quelle gli pioveranno addosso: le Parche con lui saranno spietate.

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