Randazzo al successo in Diamond League

23 Maggio 2021

A Gateshead 8,11 ventoso per l’azzurro del lungo che batte Caceres e l’oro mondiale Gayle. Bogliolo terza contro un muro di vento nei 100hs, quinte Trost (1,88 nell'alto) e Sabbatini (4:10.21 nei 1500)

Serata da ricordare per Filippo Randazzo a Gateshead (Gran Bretagna), nella prima tappa della Wanda Diamond League 2021, in un meeting fortemente condizionato da pioggia, temperature rigide e tanto vento. Il saltatore azzurro delle Fiamme Gialle conquista un prestigioso primo posto nella gara del lungo con la misura di 8,11 ventosa (+2.8), centrata all’ultimo turno, con la nuova formula della finale a 3, battendo lo spagnolo Eusebio Caceres (8,04) e il giamaicano campione del mondo Tajay Gayle (7,91 nel salto finale, 8,00 in precedenza). Terzo posto nei 100 ostacoli per Luminosa Bogliolo: condizioni impossibili, pioggia e vento contrario di -3.9, ma una prova di valore per l’azzurra delle Fiamme Oro, non tanto per il tempo (13.45) bensì per l’atteggiamento con cui sfida la britannica Cindy Sember (13.28) e l’ungherese Luca Kozak (13.37) e si lascia alle spalle l’altra britannica Tiffany Porter (13.50). Alessia Trost pareggia il primato stagionale all’aperto con 1,88 nell’alto, al secondo tentativo, poi sbaglia per tre volte a quota 1,91. Quinto posto per la pordenonese delle Fiamme Gialle, con la stessa misura della russa Mariya Lasitskene, in una gara complicata per tutte: basta 1,91 alla polacca Kamila Licwinko per la prima piazza. Nei 1500 metri dominati dalla scozzese Laura Muir (4:03.73), ottimo quinto posto per Gaia Sabbatini (Fiamme Azzurre) al debutto in Diamond League con il crono di 4:10.21. Tra i momenti clou della serata, nonostante il vento contrario, gli sprint di Dina Asher-Smith (Gran Bretagna) nei 100 (11.35/-3.1) e dello statunitense Kenny Bednarek nei 200 (20.33/-3.0).

di Marco Buccellato

Che soddisfazione per Filippo Randazzo! Il siciliano delle Fiamme Gialle va in testa al terzo turno con un 7,99 legale (+1.9), poi viene superato dal campione del mondo Tajay Gayle (8,00/+2.0) ma guadagna il sesto conclusivo salto riservato ai primi tre della classifica, dove l'eterno spagnolo Eusebio Caceres si supera e va in testa (8,04/+1.4). L'azzurro trova una pedana perfetta e il quarto successo in Diamond League per i colori italiani nei concorsi maschili (dopo Fabrizio Donato nel triplo a Zurigo nel 2012, Marco Fassinotti e Gianmarco Tamberi nell'alto a Londra 2015 e Montecarlo 2016) con un balzo da 8,11, e poco importa se il vento, misurato a +2.8, ne inficia la validità. Resta una vittoria contro atleti con personali ben distanti e l'ingresso definitivo in una dimensione internazionale di alto livello. Quarto dopo il primo salto, poi un nullo, il 7,99 del parziale comando, un altro nullo, rinuncia al quinto turno, poi la carta jolly del lungo ultimo salto. Bravo. “Sono ancora incredulo, non nascondo la mia totale felicità - esulta Randazzo da Gateshead - fino allo scorso anno era già un traguardo riuscire a partecipare a una tappa della Diamond League. Addirittura vincere è qualcosa che mi fa capire che in contesti di altissimo livello ci sto bene e riesco a metter dietro gente forte. Mi fa ben sperare per la stagione olimpica, anche perché è stata una gara non facile, visto il freddo e il forte vento. Fare 8,11 all’ultimo salto è qualcosa che mi lascia senza parole”. Il primo successo di un lunghista italiano nel circuito più importante dell'atletica dal 2007, quando a Roma si impose Andrew Howe, nella vecchia Golden League. Sempre in chiave Diamond, ma in eventi non validi per il jackpot, tre successi nel 2020 per Edoardo Scotti sui 400 metri a Roma, Fausto Desalu sui 200 a Bruxelles e Luminosa Bogliolo sui 100 ostacoli a Stoccolma.

Proprio Luminosa Bogliolo ha destato ottima impressione, ben registrata in partenza ed efficace nella seconda parte dei suoi 100hs, dove ha colto un bel terzo posto in una gara condizionata da quasi quattro metri di vento contrario (-3.9), senza contare il freddo e la pioggia. Il 13.45 dell'ostacolista delle Fiamme Oro non significa nulla se letto ad occhi chiusi, vale invece moltissimo se correlato ai soli 17 centesimi persi contro la vincitrice Cindy Sember-Ofili (13.28), britannica nel miglior momento della carriera, con l'ungherese Luca Kozak seconda in 13.37. L'azzurra si è lasciata alle spalle la sorella maggiore della Sember, e ben più titolata, Tiffany Porter (13.50) e la giamaicana di élite Megan Tapper-Simmonds (13.53).

Alessia Trost non trova il guizzo a 1,91, chiude in quinta posizione confermando la miglior misura di stagione (1,88, ottenuta a Castiglione della Pescaia). Per la friulana percorso netto fino a 1,84, poi due prove per l'1,88 e tre errori a 1,91. Non brillano nemmeno le big Lasitskene (1,88, quarta dietro Morgan Lake con la stessa misura) e Levchenko (solo 1,84). In assenza dell'ucraina Mahuchikh, successo alla polacca Kamila Licwinko con 1,91, stessa misura della britannica Emily Borthwick, al personale.

Le condizioni della pedana e del meteo sfavorevole non hanno aiutato, come in altre occasioni nell'alto femminile in Diamond League.

L'ultima gara, i 1500 metri donne, regalano un'altra prestazione decisamente convincente di Gaia Sabbatini, che dopo l'ottima gara di Ostrava conclude la settimana di fuoco con un eccellente quinto posto in 4:10.21, perdendo la quarta piazza negli ultimi metri dopo il sorpasso dell'irlandese Healy. Molto brava a tenere la posizione nel gruppo nella prima metà di gara, la mezzofondista delle Fiamme Azzurre (circa 2:46 ai 1000 metri), all'inizio dell'ultimo giro ha superato star conclamate come la britannica McColgan per presentarsi in rettilineo all'inseguimento del terzo posto, poi sfumato. Vittoria alla scozzese Laura Muir (4:03.73), davanti alla marocchina Arafi (4:07.73) e all'altra britannica Snowden (4:08.92).

LE SFIDE TOP - Un meeting condizionato, via via sempre peggio, da condizioni meteo prossime alla tempesta. I temi da show sono venuti perciò da sfide e confronti diretti di grande significato, come quello, inedito, tra Dina Asher-Smith e la nuova stella della velocità USA Sha'Carri Richardson. La britannica ha sorpreso l'americana con uno start imperiale, vincendo il confronto senza discussioni in 11.35 (vento contrario -3.1) sotto la pioggia ormai battente, rifilando nove centesimi alla sprinter USA (11.44), tredici all'altra plurimedagliata ivoriana Ta Lou (11.48) e sedici a Shelly-Ann Fraser-Pryce (11.51). In altre condizioni, meteo e psicologiche, il display avrebbe fatto scintille, come sui 200 uomini, vinti con la consueta bellezza meccanica della corsa dallo sprinter USA Kenny Bednarek, 20.33 con tre metri di vento contro, con un distacco abissale sui canadesi Brown (20.79) e De Grasse (20.85).

Scene memorabili nell'asta uomini, dove Armand Duplantis perde contro Sam Kendricks (non succedeva dalla finale mondiale di Doha), e vede lo statunitense avvicinarsi nel conto degli scontri diretti, in cui lo svedese conduce ora 16 a 15. Kendricks supera 5,74 alla seconda prova, Mondo li sbaglia dopo aver saltato 5,55 e riserva l'ultimo salto a 5,80, con l'asticella che balza sui ritti quattro-cinque volte prima di cadere. Gara anche interrotta brevemente, con Kendricks pronto a saltare con un ombrello retto sulla sua testa da Duplantis. Il momento migliore di una rivalità fatta di sostegno, guasconeria di classe, simpatia. Quando il meteo peggiora, esce dalle sferzate di vento Jakob Ingebrigtsen, logico favorito dei 1500 uomini vinti in 3:36.27, crono di valore al netto delle ambizioni cronometriche riposte saggiamente per occasioni più favorevoli. Il norvegese supera agevolmente la coppia australiana Hoare (3:36.58) e McSweyn (3:37.72). Assai più interessante, alla faccia del brutto tempo, il 5000 uomini vinto dallo spagnolo Mohamed Katir con la seconda prestazione europea stagionale di 13:08.52, personale e minimo olimpico, davanti al duo keniano Nicholas Kimeli (13:10.11) e Michael Kibet (13:20.52).

LE FINALI A TRE - Giavellotto uomini che premia giustamente il polacco Marcin Krukowski con la formula dell'ultimo turno a tre: supera gli 80 con 81,18 come altre due volte in gara (82,61 il top) e batte l'olimpionico Walcott (77,78) e lo svedese Amb (76,96). Peso donne sotto le aspettative ma con pedana zuppa e freddo non era lecito attendersi di più. Vince la favorita portoghese Auriol Dongmo con 19,08 e 18,16 al sesto turno della finalina a tre, superando la giamaicana Danniel Thomas-Dodd (18,46 e 18,12 al sesto turno), e la statunitense Maggie Ewen, polveri bagnate all'ultimo lancio ma con un 18,54 ottenuto al terzo turno. La formula a 3 premia anche la giamaicana Ricketts nel triplo, la migliore allo spareggio e in gara con 14,40 (+1.3), davanti alla portoghese Mamona (14,37 ventoso) e alla britannica Ogbeta (14,29 ventoso).

LE ALTRE GARE - I 400 donne si corrono al piccolo trotto, con le atlete investite dal vento trasversale. Ne fa le spese il crono, tutto sommato apprezzabile per le prime tre, la statunitense Kendall Ellis (51.86), parzialmente rimontata in rettilineo dalla giamaicana McPherson (51.96) e dalla valchiria olandese Klaver (52.03). Sui 400hs donne successo della danese vice campionessa olimpica 2016 Sara Slott Petersen con 56.32 per precedere la britannica Jessica Turner (56.56) e la giamaicana, due volte vincitrice al Golden Gala, Janieve Russell (57.16). Siepi uomini con arrivo quasi al passo per il vincitore statunitense, di origini keniane, Hillary Bor (8:30.20), davanti al keniano Leonard Bett (8:31.52) e al francese Djilali Bedrani (8:32.04). 

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