Più di Goteborg '95: Italia da primato
21 Settembre 2025di Fausto Narducci
Rassegna che si porta a termine, record che arriva. Dopo la rinascita di Tokyo 2021, l’Italia non sbaglia un colpo aggiornando i suoi primati in (quasi) tutte le occasioni. Non fanno eccezione i Mondiali di Tokyo che ha già annunciato i suoi verdetti: sette medaglie e 15 finalisti. Come numero di podi è stato dunque superato il record di 6 medaglie che apparteneva a Goteborg ‘95 anche se in quell’occasione (come pure a Roma ‘87 e Siviglia ‘99) gli ori furono due contro l’unico di Tokyo 2025. Ma, tanto per dire, con un oro, 3 argenti e 3 bronzi è stato surclassato il bilancio dell’ultima edizione iridata di Budapest 2023 (4 podi) e quella casalinga di Roma ‘87 (5 podi). C’è da esserne fieri come pure per il numero dei finalisti. Con i classificati fra i primi otto ci rimane davanti un solo precedente: i 16 finalisti di Atene ‘97. Nella stessa edizione record di Goteborg ‘95 i finalisti furono di meno (13), inferiori anche alla precedente edizione disputata allo Stadio Nazionale di Tokyo nel ‘91 (14) dove l'Italia vinse solo l’oro di Maurizio Damilano in apertura. Per la squadra che ha vinto due campionati europei a squadre e che ha praticamente migliorato il suo bottino in tutte le manifestazioni assolute e giovanili, si tratta di un ulteriore avanzamento nel Gotha dell’atletica mondiale.
COMPATTEZZA - C’è da dire che l’Italia si dimostra squadra di vertice nel suo complesso ma anche equilibrata nelle sue componenti. A Tokyo all’appello sul podio fra i vari settori è mancato solo quello della velocità-ostacoli. Ecco la distribuzione delle medaglie: 3 nel mezzofondo e fondo (due Battocletti, una Aouani), due nei salti (Furlani e Dallavalle), una nei lanci (Fabbri) e una nella marcia (Palmisano). Una compattezza che è un altro aspetto su cui riflettere e dà spessore all’impresa. In occasione del record precedente di Goteborg ‘95 le medaglie arrivarono dalla marcia (3), dalla velocità (1), dal mezzofondo (1) e dai salti (1) e mancarono quindi i lanci. Ed equilibrato a Tokyo è stato anche il bilancio fra generi: 4 medaglie dagli uomini e 3 dalle donne.
I SEI PODI DI GOTEBORG ’95 - Due, due, due: il medagliere italiano a Goteborg ’95 è ancora impresso nella memoria perché, nonostante il terzo posto alla pari della Germania, fu archiviato come un bicchiere pieno a metà. Era un’Italia forte soprattutto fuori dalla pista con i tre podi dei marciatori Didoni, Perricelli e Perrone più il bronzo della maratoneta Ferrara. Indimenticabile l’oro del ventunenne marciatore milanese Michele Didoni (ora allenatore di Matteo Giupponi), che per varie ragioni non sarebbe riuscito più a ripetersi. Ma la Svezia ci consegnò soprattutto il primo oro di Fiona May, italiana da un anno, che era destinata a diventare la nostra donna copertina in una storia sportiva che continua ancora oggi attraverso la figlia Larissa. Quel 6,98 ventoso (+4,3) all’ultimo salto fu solo il premio finale di una serie aperta dal 6,93 che aveva ucciso la gara già al primo salto, spegnendo le velleità della più arcigna delle rivali, Niurka Montalvo. L’ex cubana, rappresentando la Spagna, avrebbe colto la sua rivincita a Siviglia ’99 proprio davanti a Fiona con il contestatissimo 7,06 che a molti (celebre lo sfogo del tecnico Gianni Tucciarone in tv) era sembrato nullo. Fiona con due ori, un argento e un bronzo sarebbe diventata l’indiscussa regina azzurra dei Mondiali ma quante emozioni, quante sofferenze, quanta rabbia nelle sue gare iridate. Insperato e storico anche il bronzo della 4x100 con Puggioni, Madonia, Cipolloni e Floris (39.07) che avevano compiuto la vera impresa con il 38.41 della semifinale.
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