Pernici, la lunga rincorsa a Fiasconaro

19 Settembre 2025

Con l'1:43.84 di Tokyo il giovane ottocentista della Val Camonica è sempre più vicino allo storico primato che resiste da 52 anni

di Fausto Narducci   

Trentuno anni per migliorare il record juniores di Cadoni, quarantuno per quello under 23 di Sabia. Francesco Pernici sta diventando il demolitore dei primati storici degli 800 e ha sempre più nel mirino quello assoluto di Fiasconaro che resiste da 52 anni. Il bresciano ha scelto l’occasione più importante per lo squillo che completa una stagione già entusiasmante: migliore prestazione italiana under 23 in 1:43.84. Una conferma della tempra agonistica del ventiduenne lombardo che negli 800 a Tokyo ha sfiorato non solo l’accesso alla finale ma quell’1:43.7 di Marcello Fiasconaro nel ’73 all’Arena di Milano che aveva già resistito agli attacchi di Andrea Longo (1:43.74) e Catalin Tecuceanu (1:43.75). Un record quasi stregato. Nella semifinale iridata Francesco, che si era già inserito nella lista dei pretendenti con l’1:44.05 del 25 agosto a Bruxelles, nella volata per il terzo posto ha perso per un soffio contro l’americano Donavan Brazier (1:43.82) ma si è inserito al quarto posto nelle liste italiane di sempre della specialità a 14 centesimi dal primato. Poi la trepida attesa per un ripescaggio che la terza serie ha assegnato al giamaicano Anderson (1:43.72, record nazionale) e al botswano Masalela (1:43.80). Ai Mondiali 2023 di Budapest Barontini e Tecuceanu erano rimasti fuori dalla finale correndo in 1:44.34 e 1:44.79 quindi con tempi molto più alti.

SODDISFAZIONE - Ma Pernici la grande soddisfazione l’ha ottenuta comunque: dopo 41 anni a Tokyo ha firmato il limite U23 strappandolo all’indimenticabile Donato Sabia che ben 41 anni fa a Firenze battendo l’olimpionico Juantorena aveva corso in 1:43.88. È il secondo primato storico demolito da Pernici. L’11 giugno 2022 a Conegliano con 1:46.87 aveva migliorato dopo 31 anni il primato juniores di Davide Cadoni (1:46.93 nel ‘91). A Tokyo con un progresso di oltre due decimi ha allungato la sua lista di primati confermandosi ai vertici italiani nel fatidico passaggio dalle categorie giovanili a quelle assolute. Ormai non gli rimane che il record assoluto da battere.

LA SUA CARRIERA - Lui si era commosso e anche noi con lui quando Pernici, dopo la semifinale, aveva mostrato alle telecamere della Rai la foto tessera dell’allenatore Dalmazio Bersini che aveva inserito sotto al pettorale. Un gesto di riconoscenza nei confronti del tecnico che lo aveva preso in consegna nel 2019, non passata inosservata anche nello stadio Nazionale di Tokyo dove pure sono state tante le dimostrazioni di gratitudine degli atleti. Bresciano della Valle Camonica, Pernici risiede a Niardo e lavora in pista tra Breno, Darfo e Brescia. Nel 2020 Pernici aveva vinto il primo tricolore in sala da allievo e poi aveva fatto doppietta di titoli per quattro stagioni di fila nelle categorie juniores-promesse sia in sala sia all’aperto. Dopo una serie di progressi un’altra spallata decisiva era arrivata nel 2023 con 1:45.23. Appassionato fin da piccolo di cartoni animati giapponesi, era impegnato in un meeting giovanile a Chiari quando sul maxischermo avevano diffuso le immagini dell’abbraccio fra Jacobs e Tamberi all’Olimpiade di Tokyo. Un sogno per lui collezionare ai Mondiali in Giappone la sua quinta presenza nella Nazionale maggiore. L’esordio era avvenuto proprio in occasione dei precedenti Mondiali a Budapest, dove era stato eliminato in batteria con il primo tempo degli esclusi a tredici centesimi dalla semifinale. Poi l’anno scorso aveva fatto sia i Mondiali indoor a Glasgow (ferrmandosi al turno iniziale) sia gli Europei a Roma (dove era stato squalificato per un contatto in semifinale). La quarta presenza risale invece allo scorso giugno, nella trionfale Coppa Europa di Madrid, coronata da un secondo posto individuale e da un successo di squadra. La sua attitudine a fare da ‘front runner’ però non sempre ha pagato come agli Europei under 23 di Bergen quando in batteria ha fatto da lepre a tutti migliorando il personale ma poi in finale era crollato nella retta conclusiva (4° in 1:45.01).

IL RECORD DI SABIA - Chiunque ami l’atletica non può dimenticare il mezzofondista lucano scomparso l’8 aprile 2020 per le conseguenze del Covid a 57 anni. Unico azzurro ad aver centrato due finali olimpiche degli 800 (5° nell’84 a Los Angeles e 7° nell’88 a Seul), Sabia aveva trascorso buona parte della sua carriera a Formia smaltendo infortuni a catena che avrebbero fatto desistere tanti altri. Impeccabile nel suo stile di corsa ma anche nella vita di tutti i giorni l’allievo di Sandro Donati non si era mai arreso cogliendo proprio in occasione del record under 23 il 13 giugno ’84 al meeting di Firenze una delle più grosse soddisfazioni della sua carriera. Aveva infatti battuto il cubano Alberto Juantorena, doppio campione olimpico (400 e 800) a Montreal ’76, sia pure agli sgoccioli della carriera. Indimenticabile in quella occasione la telecronaca di Paolo Rosi e l’abbraccio finale ricevuto da Sabia da parte del c.t. Enzo Rossi e del presidente FIDAL Primo Nebiolo. Dopo un passaggio veloce in 50.40 ai 400, Sabia si era messo sulla scia dell’olandere Rob Druppers, argento ai Mondiali ’83, e l’aveva sopravanzato nel rettilineo finale resistendo al ritorno veemente del Caballo uscito in ritardo dal gruppo prima dell’ultima curva. Pensare che oggi Pernici ha migliorato quell’1:43.88 entrato nella storia dell’atletica italiana arricchisce l’emozione per la sua impresa di Tokyo. Per la cronaca, nell’unica partecipazione ai Mondiali, Sabia era stato eliminato nella batteria degli 800 a Helsinki consolandosi con il quinto posto nella 4x400.

IL RECORD DI FIASCONARO - Il record italiano di Fiasconaro, che era stato anche primato mondiale, trema ancora ma continua a resistere. Un record che era stato preceduto da tante sofferenze da parte dell’argento europeo di Helsinki ’71, che dopo il record mondiale indoor dei 400 a Genova nel ’72 (46.1) aveva dovuto rinunciare per infortunio all’Olimpiade di Monaco facendo dubitare anche se stesso su una possibile rinascita. Poi, nell’inverno ’73, aveva disputato in Sudafrica 22 gare in poco più di due mesi migliorando il record italiano con una sequenza impressionante: 1:46.4 il 26 marzo, 1:46.3 il 7 aprile, 1:45.2 il 22 aprile e 1:44.7 il 27 aprile. Non c’era aria di grande impresa, però, quando in giugno si presentò sulla nuova pista in tartan dell’Arena di Milano davanti a spalti gremiti nell’incontro con la Cecoslovacchia vincendo il 26 giugno i 400 in 45.9 e presentandosi agli 800 della seconda giornata (27 giugno) con un tremendo mal di testa che lo accompagnò fino alla partenza degli 800 slittata alle 22.30 con 20 minuti di ritardo rispetto all’orario ufficiale. Fu percorrendo i primi 300 metri in corsia che Fiasconaro, quasi inconsapevolmente, creò le basi dell’impresa per battere l’1:44.3 stabilito in anni diversi da Snell, Doubell e Wottle. Eccoli i quattro rivali schierati alla partenza: Fiasconaro in prima, Plachy in seconda, Giulio Riga in terza e Kovac in quarta. Incredibile l’equilibrio di Fiasconaro nei primi 600 metri corsi in 1:01.7 con tre duecento da 25”, 26” e 25”5. A quel punto al temutissimo Jozef Plachy (argento agli Europei ’69 e oro agli Euroindoor ’72), che pure pensava in una passeggiata vittoriosa sul piede dell’1:47, non restava che guardare il rivale da lontano con lo stupore negli occhi sperando in un possibile cedimento. Invece, incredibile a dirsi, lo straordinario apparato vascolare di Marcello gli consentì di fare tutto da solo e transitare sul traguardo in 1:43.7, record del mondo migliorato di 6 decimi. Quel record resiste ancora dopo 52 anni come primato italiano!

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