Pechino, il sogno olimpico di Elisa Cusma



Ha compiuto 27 anni il 24 luglio scorso. Ma ormai è praticamente una veterana, di quelle che ammutoliscono gli altri quando parla. Ha messo piede in azzurro nel 2005, Mondiali di Helsinki. E da allora, non ha più perso un giro. Elisa Cusma è nata a Bologna, vive a Modena, indossa la maglia dell'Esercito, ed è un vero e proprio "peperino". Quest'anno, può essere considerata l'atleta italiana "da pista" dal maggior valore internazionale, considerato che ha saputo districarsi alla grande nei maggiori meeting internazionali, Golden Laegue compresa (ha corso tutte e tre le tappe disputate finora). Adesso, l'Olimpiade. Da esordiente, considerato che il suo "magico tour" è cominciato proprio all'indomani di Atene. "E' un'emozione speciale - dice con un sorriso, seduta nella hall della Beijing Sport University - l'Olimpiade è il sogno di ogni atleta, quindi anche il mio. Sono curiosa oltre che emozionata, non vedo l'ora di vivere l'atmosfera del villaggio, incontrare gli altri atleti, anche quelli di discipline diverse dall'atletica. Peccato che ci arriverò solo nell'immediata vigilia, quindi sarà difficile trovare il tempo di distrarsi. Ma è comunque magnifico".

Alla Beijing University il clima è già un po' multisportivo.

In effetti è così, visto che stiamo con i nazionali azzurri di alcune altre discipline. Qui poi stiamo benissimo. Alloggio, alimentazione, tutto davvero di primissimo livello, e anche le strutture, almeno per quello che mi riguarda, sono eccellenti.

Elisa Cusma approda all'Olimpiade dopo un 2008 di grande livello: ciò che colpisce, è soprattutto la continuità al di sotto dei due minuti, limite abbattuto già cinque volte quest'anno.

E' la cosa di cui sono più felice. Sì, certo, è bello avere un picco prestativo, e spero tanto che arrivi proprio qui a Pechino (ride, ndr), ma un'atleta deve soprattutto essere costante. Mi sono sorpresa anche io di come ormai mi sia stabilizzata su certi tempi, tanto che anche quando le cose non vanno benissimo, come al Golden Gala, dove ho commesso un'infinità di errori, concludo comunque al di sotto dei due minuti. Roma era l'occasione giusta per fare un grande tempo, ma io, per le mie caratteristiche, proprio non riesco a partire veloce, ad andare subito avanti. E si vede. Soffro più il primo giro del secondo, sembra paradossale ma è così.

Come arriva all'Olimpiade?

Sono al top della forma, esattamente come un anno fa ad Osaka, ma so bene che questo non vuol dire nulla: in gara può andare male lo stesso. Temo più la batteria della semifinale (via il 15 agosto alle 11.10 locali, le 5.10 italiane, ndr), le corse d'inizio sono sempre un jolly, non sai mai cosa potrebbe capitare. Io preferisco le gare veloci; quando, al contrario, i ritmi calano, si appiattiscono i valori e può accadere di tutto. In ogni caso, se dovessi accorgermi che si procede su andature troppo lente, andrò in testa a tirare. Non l'avrei mai fatto prima, ma adesso mi sento più sicura dei miei mezzi, penso di essere cresciuta anche da questo punto di vista. Aspettative? Sempre le stesse: metterne dietro quante più possibile.

E i sogni?

Il sogno c'è, naturalmente, ed è la finale olimpica. Ma so già che sarà difficilissimo, tanto più che gli 800 metri quest'anno sono diventati terribili, per il numero di atlete in grado di esprimersi ai massimi livelli. E' probabilmente una delle gare più complicate dell'intero programma.

Nel 2008, però, un pezzo di sogno si è già avverato: finale ai mondiali indoor di Valencia, e record italiano della Dorio superato. Non male, no?

Ho preparato la stagione al coperto con grande attenzione. Io e Claudio (Guizzardi, il suo tecnico, ndr) abbiamo lavorato duramente per questo obiettivo, e col senno di poi posso dire che mi dispiace anche per come sia andata la finale (sesta, ndr). Non ho giocato al meglio le mie carte, credevo di essere più stanca delle altre, ma non era così. Forse è emerso anche un pizzico di appagamento per il record raggiunto in semifinale. Va bene. Sono lezioni che si imparano in fretta. Il record all'aperto (1:57.66, sempre di Gabriella Dorio, 5-7-1980) è invece qualcosa di inavvicinabile. Per capire quanto valga, è sufficiente pensare che consentirebbe anche oggi, a distanza di tanti anni, di raggiungere il vertice mondiale.

Al vertice oggi ci sono molte atlete. Anche le russe coinvolte nella questione doping.

Già. Che dire? Mi viene il nervoso a pensare a quante volte mi hanno battuto, a quante volte sono finita dietro di loro. Lo sai dentro, da prima, che c'è qualcosa che non va; ma toccarlo con mano, dà comunque una certa amarezza. In ogni caso, sono contenta di verificare che qualcosa si stia muovendo sul fronte dell'antidoping, anche se credo che si dovrebbe fare molto di più.

Cambiamo argomento: e i 1500? Cosa diciamo a chi insiste che lei dovrebbe "salire"?

Ma basta, dai...ancora con questa storia! Oh, sarà che non sono contenti di quello che faccio negli 800, visto che ormai c'è anche chi dice "tempo discreto" quando corro in 1:59...In ogni caso, vedremo, quando io e Claudio decideremo di passare ai 1500, li farò, senza problemi.

Il nome di Claudio Guizzardi ricorre spesso: com'è il vostro rapporto?

Bellissimo, non posso che dire così. Per me è come un secondo padre. Mi ha aiutato tanto, anche a scuola, facendomi rigare dritta...e nell'atletica lo devo ringraziare perché non mi ha spremuto come un limone quando ero giovane, cosa che invece capita di frequente oggi, con tante ragazze che si perdono per strada.

Vero. In fondo, lei, fino a tre anni fa era quasi una sconosciuta.

Io fino al 2005 non avrei mai pensato di poter correre in 1:59, così come faccio oggi. Per me, fino ad allora, l'atletica era stata solo un divertimento. Lo è ancora, certo, ma adesso l'affronto in maniera molto più seria, dedicandole tutte le mie energie. Lo scatto è stato proprio in quel momento, quando ho capito che avrei potuto crescere parecchio di più.

Claudio è un secondo padre. Ma il primo, Lucio (campione europeo di boxe negli anni '80) che dice?

Mi segue, mi dà anche dei consigli, ma si emoziona troppo. Certe volte non riesce nemmeno a vedermi, e spegne il televisore. Ma io so che ha guardato la gara di Osaka...No, non viene mai allo stadio a seguirmi, l'ultima volta è stato nel 2006, al meeting di Padova. Quando mi vede in difficoltà nella bagarre del gruppo, mi dice "ma insomma, allarga i gomiti, fatti rispettare"...

Non è che le consiglia anche qualche gancio alle avversarie?

Sì (ride, ndr), fosse per lui, probabilmente ci starebbe pure...

Chi non la conosce non sa che è un piccolo terremoto in squadra. Con chi si trova meglio?

Con Antonietta Di Martino, una ragazza molto umile con cui sto benissimo; ma anche con Elena Romagnolo, che ha vissuto un percorso simile al mio in nazionale. Al primo posto però metto la mia amica Benedetta Ceccarelli, alla quale voglio mandare un saluto. Mi dispiace davvero tanto che non sia qui.

Com'è il clima tra gli azzurri? Qui non è come stare in raduno, qui ci sono tutti...

No, è davvero troppo bello, siamo proprio un bel gruppo. Mi piace stare anche con gli atleti delle altre specialità. Ci facciamo delle risate...

m.s.

 




Condividi con
Seguici su: