Pechino: Lavillenie e la corona mancante

20 Agosto 2015

L'astista francese in carriera ha vinto tutto tranne il titolo iridato all'aperto. In Cina riuscirà a sfatare questo tabu?

di Giorgio Cimbrico

Alla storia e all’evoluzione del salto con l’asta la Francia ha partecipato da protagonista di prima grandezza, da grande potenza, offrendo alle cronologie otto record del mondo (cinque di Thierry Vigneron, uno di Philippe Houvion e di Pierre Quinon e quello per il momento definitivo e assoluto indoor-outdoor di Renaud Lavillenie, fissato a 6,16 sotto il tetto di Donetsk) e conquistando tre volte il titolo olimpico (quel buonanima di Quinon a Los Angeles ‘84, Jean Galfione ad Atlanta ‘96 e Lavillenie a Londra tre anni fa), ma una specie di maledizione aleggia sui Mondiali che per trent’anni, da Helsinki ’83 a Mosca 2013, per i Galletti salterini si sono trasformati in una fortezza che spesso stava per cadere ma non è ma caduta. Più o meno come capitò ai tedeschi davanti ai forti di Verdun. Il raccolto trentennale è rappresentato da quattro secondi posti (Vigneron a Roma ’87, Romain Mesnil a Osaka 2007 e a Berlino 2009, Lavillenie a Mosca 2013) e da tre terzi posti: Galfione a Goteborg ’95, Lavillenie a Berlino e a Daegu 2011 quando Pawel Wojciechowski inventò la gara perfetta.

Qualche mese fa, dopo il veemente inizio di stagione di Lavillenie, la chiusa del pezzo era: “alla sua collezione manca solo un Mondiale all’aperto e Pechino può fare al caso suo”. Ora, quando nella clessidra è rimasta poca sabbia, si tratta di cambiare il verbo: deve fare al caso suo. Perché Renaud ha l’allettante possibilità di andare in doppia e tonda cifra: dieci titoli di spessore globale o comunque importante, un elenco di “onorificenze” che si apre con la medaglia d’oro di Londra e prosegue con un Mondiale al coperto, tre europei e quattro Euroindoor. Bubka a parte, uno degli acrobati più decorati della storia.

E’ il favorito? Sì. E’ in condizione perfetta? Lo era in inverno (una stagione che gli ha sempre detto bene e ha reso pingue la sua collezione di salti oltre i 6,00) e lo era a fine maggio quando agli appassionati di Hayward Field, Eugene, ha offerto un 6,05 che rappresenta la miglior prestazione ottenuta su suolo statunitense, un centimetro più di Brad Walker formato 2008, pareggia il vertice ottenuto in Nordamerica, il 6,05 di Dmitri Markov a Edmonton 2001 e, detto per inciso, è anche record di Francia all’aperto. E’ tornato imperioso a Londra il 25 luglio, 6,03, dopo la brutta serata alla Pontaise di Losanna: un Renaud a 5,76 non lo si ricordava da tempo. E infatti lui e D’Encausse non avevano volti distesi. Ma una settimana dopo era già capace di ritornare a 5,92 al monegasco Luigi II.

Ha margine, ma più risicato rispetto al recente passato perché Raphael Holzdeppe, il campione uscente che fisicamente lo ricorda molto (un peso leggero) e che nella fase acrobatica è di un’eleganza e di un’efficacia assolute, ha lasciato in archivio le controperformance che lo avevano seguito e perseguitato per tutto il 2014, perché è nata una nuova concorrenza attestata sulla linea di fuoco dei 5,90 (il canadese Shawnacy Barber, il brasiliano Thiago Braz da Silva) e, terza considerazione, perché il suo coetaneo Konstadinos Filippidis si è permesso il lusso di batterlo in uno dei teatri favoriti da Lavillenie, lo Stade de France, nella serata in cui a Renaud non è riuscito neanche un gioco di prestigio né un azzardo. Ora, uno stadio che si chiama Nido. Per chi vola, il massimo. Sette anni fa Renaud non c’era, stava ancora mettendo le ali. Ora le ha sufficientemente robuste per sconfiggere un vecchio fato.

Lavillenie nel 2015, sette volte oltre i 6 metri
6,05 Eugene 30/5
6,04i Praga 7/3
6,03 Londra 25/7
6,02i Berlino 4/2
6,01i Nevers 6/2
6,01i Aubiere 24/2
6,00i Rouen 24/1

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