Parigi, la Rosa è settima, Fassinotti fa 2,29



La gara di alto maschile che ha visto trionfare il russo Ukhov con un eccezionale 2,38, ed autore peraltro di tre tentativi alla quota del record del mondo, a 2,44, lancia in orbita anche un giovane azzurro. E' il 21enne Marco Fassinotti, che pur fermandosi al sesto posto, firma il personale con 2,29, mostrando di avere le qualità ed il carattere giusti per fare grandi cose nel futuro della carriera in azzurro. Brividi iniziali per il torinese, sulla quota di 2,15. L'emozione gli gioca un brutto scherzo, e la compagnia ristretta aggrava la situazione: solo in tre affrontano al quota d'apertura di 2,15, Fassinotti è l'unico a sbagliare, e si trova così a dover saltare tre volte in pochissimi minuti. Alla terza, per fortuna, con il supporto di tutto lo sportivissimo pubblico parigino, il compito è sbrigato, e la gara può iniziare. Il successivo 2,20 fila infatti via che è un piacere, naturalmente al primo tentativo, ma sul groppone (e sulla classifica) finiscono ovviamente per pesare le due "X" d'avvio. Il piemontese dell'Aeronautica spende un fallo anche alla quota successiva, 2,25, prima di ottenere il via libera, e supera (seppur parzialmente) il primo avversario, il tedesco Spank. A 2,29, altezza che costituirebbe il prima personale del giovanotto, il lampo: il secondo salto è fluido, privo anche di quelle minime incertezze negli ultimi due appoggi prima dello stacco che avevano contraddistinto quasi tutta la gara. La gioia è grande, e vale un sesto posto continentale. A 2,32 c'è poco da dire, ma Fassinotti, a quel punto, il suo premio lo ha già guadagnato. Ukhov scala la vetta rimontando l'errore commesso a 2,29, supera prima il connazionale Shustov (poi terzo con 2,32), e poi il ceco Baba (secondo con 2,34), illuminando di classe il POB parigino.

Delusione, al contrario, per Chiara Rosa. La padovana non è andata oltre il settimo posto nella finale del getto del peso, in una gara peraltro contraddistinta da valori tutt'altro che impossibili. Il terzo gradino del podio, in particolare, è appena pochi centimetri oltre i 18 metri, misura di relativa routine per l'italiana. L'impennata di gara arriva al secondo turno, quando la russa Avdeyeva spara un gran 18,70, andando in testa. La tedesca Schwanitz, favorita della vigilia, reagisce, ma arriva a 18,65. Il bronzo, dopo tre lanci, è nelle mani dell'altra tedesca Terlecki, con un accessibile 18,09, mentre Chiara Rosa è sesta, con il 17,54 del secondo tentativo. A seguire, la situazione non cambia, con la padovana che infila quattro nulli in successione, venendo scavalcata nel'ultimo tentativo a disposizione dalla tedesca Kleberg, che le soffia il sesto posto. Il bronzo resta lì, a 18,09, così come rimane congelata tutta la parte alta della classifica. "Purtroppo questa è un'occasione buttata al vento - sospira la portacolori delle Fiamme Azzurre - non sono riuscita a esprimermi come volevo, non è solo una questione di medaglia di bronzo, anche le altre sul podio non hanno fatto nulla di eccezionale". 

Bravo e sfortunato Mario Scapini. Corre in maniera ordinata ed intelligente la sua semifinale degli 800, ed imbocca il rettilineo d'arrivo in terza posizione, quella che basterebbe per approdare alla finale di domani, un traguardo ai limiti del clamoroso. Ma la rimonta velenosa dello spagnolo Lopez, all'esterno, lo ricaccia al quarto posto, per soli quattro centesimi (1:49.57 il crono dell'azzurro, 1:49.53 quello dell'iberico). L'impresa è svanita di un soffio, ma rilancia prepotentemente le quotazioni di questo milanese, prodotto della Pro Patria e di Giorgio Rondelli, dalla cui guida tecnica si è separato solo qualche settimana fa. Con i suoi 22 anni, è un altro esponente di quella new wave azzurra che sta prepotentemente emergendo qui a Parigi.

m.s.

Nella foto, Chiara Rosa in azione a Parigi (Giancarlo Colombo/FIDAL)




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