Pamich 80 anni in marcia

03 Ottobre 2013

Oggi è un compleanno speciale per il campione olimpico della 50km a Tokyo 1964. Nella sua carriera brillano anche i titoli europei conquistati nel 1962 e nel 1966.

3 ottobre. Compleanno molto tondo e molto importante per Abdon Pamich, da oggi uno degli ottuagenari più in forma al mondo: quattro allenamenti ogni settimana, marciando e pedalando, con raggi d’azione tra i 12 e i 60 chilometri. In casi come questi si finisce per dire: vecchi fusti.

Tra quindici giorni, brindisi in federazione per unire saldamente un’altra ricorrenza: il 18 ottobre 1964, mezzo secolo appena scarso, Abdon chiuse la sua rincorsa: quarto a Melbourne, terzo a Roma, primo a Tokyo, in fondo a una giornata grigia, tra spruzzi di pioggia, dopo quattro ore abbondanti di duello con il ferroviere britannico Paul Nihill e di sfida aperta con un intestino ribelle, sino alla liberazione, in tutti i sensi, e all’assalto finale. La foto-simbolo è quella di Abdon che aggredisce il filo (c’era ancora), lo distrugge. La terra battuta è umida. In fondo al rettilineo è appena apparso Nihill, collo piegato e volto coperto dalla lunga visiera.

Per molti Pamich si esalta e si esaurisce in quell’immagine, ma lui ha altri ricordi che infiammano e animano la memoria. “La Praga-Podebrady, una classica sui 50 km che i cambiamenti hanno spazzato via. Nel ’56 vado e mi dico: assomiglia a un campionato del mondo, se entri tra i primi quindici devi essere contento. E invece vinco e, se è per questo, in Boemia vinco altre due volte”. La Podebrady come la Roubaix, come il Giro delle Fiandre.

E’ dopo quel successo che le ambizioni crescono e provocano fremiti, ma Abdon dovrà trasformarsi in un campione di pazienza: ai piedi del podio a Melbourne, nel giorno di gloria di Norman Read, neozelandese di fresca data, terzo a Roma in una giornata di calore assoluto (davanti a lui il britannico Donald Thompson e il veterano svedese John Ljunggren, campione a Londra ’48 e un altro campione olimpico, il povero Pino Dordoni, settimo) prima che scocchi l’ora di Tokyo.

Abdon, genovese d’adozione e di debutto nell’atletica, ha marciato a lungo: azzurro 43 volte, dal ’56 al ’73, è stato campione europeo nel ’62 e nel ’66, si è schierato al via, senza fortuna, in altre due 50 km olimpiche, a Mexico City e Monaco di Baviera ed è rimasto legato alla terra che lasciò adolescente. Il prossimo obiettivo che si è messo in testa è una storia dello sport fiumano: sta raccogliendo testimonianze, attingendo informazioni e ricordi da altri vecchi fusti come lui, da famiglie che hanno il culto della memoria, per far rivivere una civiltà multietnica e multiculturale che allevò pugili, calciatori, velisti, canottieri, atleti, alpinisti. “Due – racconta Abdon – dal 1926 sono sepolti da qualche parte, sotto la vetta del Monte Bianco”.  

Giorgio Cimbrico


pamich tokyo

La foto-sequenza dell'arrivo vincente di Abdon Pamich ai Giochi Olimpici di Tokyo 1964 (archivio FIDAL)

 



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