Osaka: Di Martino d'argento, con 2,03 è record



E’ difficile trovare aggettivi alla medaglia d’argento di Antonietta Di Martino, alla sua prestazione mondiale, alle emozioni che ha saputo suscitare. Il suo argento vale sicuramente molto di più, conoscendo la sua storia. In una finale dove c’erano tutte le migliori al mondo e dove la portacolori delle Fiamme Gialle è partita come suo solito con un piccolo decalage costituito dall’errore a 1,85 (“All’inizio fatico sempre a concentrarmi” affermava prima della premiazione”) la Di Martino ha impresso il suo marchio indelebile sulla gara. Sedici finaliste con dieci di loro con un primato di 2 metri ed oltre: è chiaro che per vincere bisogna volare molto in alto. Antonietta ha dimenticato tutti gli infortuni, l’ultimo a pochissime settimane dalla rassegna iridata e comincia a volare. A due metri sono già fuori alcune delle favoritissime con la svedese Bergquist e la campionessa europea Hellebaut, ma lei c’è, insieme alla croata Vlasic e alle tre russe, un vero spauracchio. Due metri superati alla prima prova, unica capace di farlo. La Vlasic e la Chicherova hanno bisogno del secondo tentativo, ma per la Slesarenko (“Era lei quella che temevo di più”) e la Savchenko non c’è niente da fare: per Antonietta è medaglia. A 2,03 la Di Martino compie il suo capolavoro. Al secondo tentativo l’asticella è valicata alla maniera delle più forti. Record italiano eguagliato, la ciliegina sulla torta. La Vlasic aveva superato la misura al primo tentativo, la Chicherova ricorre al secondo. Si va avanti. A 2,05 Antonietta fa sognare: il primo tentativo dimostra che la misura è nelle sue gambe. Gli altri due hanno meno spessore, la campana è stanca ed è normale dopo un concorso che la costringe a 11 salti. La Chicherova sbaglia anche lei, le due sono a pari merito. La Vlasic invece supera i 2,05 al terzo tentativo e conquista una meritata medaglia d’oro, che legittima successivamente affrontando la misura del record del mondo, 2,10, con un tentativo, il primo, molto vicino al successo. Per la Di Martino, quest’anno già sul podio agli Europei Indoor, è il coronamento di una carriera che senza tanti infortuni sarebbe stata certamente ricca di giornate come quella giapponese. Anche l’ultima giornata infarcisce di medaglie d’oro la rappresentativa statunitense, uscita in pompa magna dalla rassegna mondiale. Stupisce soprattutto il successo di Bernard Lagat nei 5000: dopo l’oro nei 1500 nessuno degli specialisti riesce a scrollarsi di dosso l’ex keniano, che in volata piazza il suo sprint mortifero per andare a vincere in 13:45.87 precedendo di 13 centesimi il keniano Eliud Kipchoge e di 88 l’ugandese Ndiema Kipsiro, che per 3 centesimi toglie il bronzo all’altro americano Tegenkamp. Battuti tutti gli specialisti, dagli etiopi all’australiano Mottram, colpevoli di aver impostato una gara attendistica non nelle loro corde. Negli 800 finale decisa da un volatone, con tutti gli 8 finalisti racchiusi in mezzo secondo. La spunta il keniano Daniel Kirwa Yego in 1:47.09, appena un centesimo meglio del canadese Reed mentre l’olimpionico russo Borzakoswski deve accontentarsi del bronzo in 1:47.39. Le staffette del miglio hanno un andamento simile, con i quartetti americani nettamente superiori alla concorrenza. Fra le donne (con la Felix che coglie il suo terzo oro) il tempo di 3:18.55 vale la miglior prestazione stagionale e l’oro davanti alla Giamaica e alla Gran Bretagna che nell’ultima frazione con l’argento iridato Sanders beffa la Russia. Fra gli uomini dominio condito da un’imperiosa frazione finale di Jeremy Wariner e vittoria in 2:55.56, record stagionale, davanti a Bahamas e alla sorprendente Polonia. Nei 1500 femminili titolo al Bahrein con la Yusuf Yamal, ossia l’ex etiope Zebenech Tola, che in 3:58.75 batte la russa Soboleva e l’ucraina Lishchynska. Di grande livello la finale del giavellotto maschile con 11 atleti sopra gli 80 metri. Titolo con 90,33 al finlandese Pitkamaki, quello del lancio del Golden Gala che ha infilzato il francese Sdiri, davanti al norvegese Thorkildsen (88,61) e allo statunitense Greer (86,21). I Mondiali si chiudono nel segno degli Usa, con molte Nazioni dal grande passato come Francia e i padroni di casa del Giappone che hanno mostrato grande sofferenza e una rappresentativa azzurra che chiude con due argenti e un bronzo, mostrando segni di ripresa rispetto a Helsinki 2005. Ora rotta verso Pechino e i suoi cinque cerchi. Gabriele Gentili File allegati:
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