Mondiali: miglior risultato azzurro da Parigi 2003

25 Luglio 2022

Due podi (oro Stano, bronzo Vallortigara), dieci finalisti, un bottino di 39 punti che mancava dall’edizione mondiale di diciannove anni fa. Da Berlino 2009 non si vincevano due medaglie

Con la finale della staffetta 4x400 (azzurre settime in 3:26.45) si chiude il “nostro” Mondiale di Eugene 2022. Una spedizione positiva per la squadra azzurra, che ha colto, soprattutto in termini di finalisti e punti, risultati mancati da diverse edizioni. L’oro di Massimo Stano riporta il tricolore sul gradino più alto del podio dopo un’attesa durata 19 anni (l’ultimo a riuscirci fu Giuseppe Gibilisco nell’asta, a Parigi 2003), e rimette la squadra maschile nel medagliere a 13 anni da Berlino 2009 (la medaglia "postuma" di Giorgio Rubino nei 20km di marcia). E sempre da 13 anni non si riusciva ad ottenere più di un podio nella stessa edizione (con Stano, va a referto anche il magnifico bronzo nell’alto di Elena Vallortigara).

Anche in termini di punti e finalisti, il risultato è da sottolineare. Il raccolto complessivo è di 39 punti (dodicesimo posto nella speciale classifica che assegna 8 punti al primo classificato di ogni gara e un punto all’ottavo), il miglior risultato dal 2003 a questa parte (a Parigi, 19 anni fa, collezionammo esattamente 39 punti, come oggi). I finalisti sono dieci, divisi in maniera equa tra uomini e donne, pareggiando (ancora) Parigi 2003, e riportando la squadra italiana in doppia cifra dopo un’attesa durata 9 edizioni. Diciannovesimo piazzamento nel medagliere. Agli Stati Uniti il primo trofeo assegnato per la squadra vincitrice della classifica a punti. Dove, in effetti, è mancata una competizione… Gli americani hanno letteralmente dominato il Mondiale: 33 medaglie (13 d’oro), 65 finalisti, addirittura 328 punti. Giamaica (110) ed Etiopia (106) chiudono il trio di testa.

In termini più tecnici, ed uscendo dal computo numerico, è significativo il raffronto tra i finalisti dei Giochi di Tokyo e quelli del Mondiale americano. Furono dieci anche lo scorso anno, ma solo in due (Tamberi e Stano) sono stati capaci di confermarsi tra i primi otto a dodici mesi di distanza, il marciatore addirittura sul gradino più alto del podio (seppure su una distanza diversa). Questo a testimoniare la crescita di atleti che in Giappone non erano stati protagonisti, a fronte delle numerose assenze nella prima fila azzurra. Dei 10 finalisti di Tokyo, infatti, ben cinque – senza contarne altri in non perfette condizioni di forma perché reduci o alle prese con infortuni – non sono stati in grado di presentarsi a Eugene: Antonella Palmisano, Nadia Battocletti, Zane Weir, Alessandro Sibilio, Filippo Randazzo. Un dato interessante in chiave staffette: due quartetti con il tricolore sul petto entrarono in finale lo scorso anno (4x100 e 4x400 uomini, la prima salendo sul gradino più alto del podio), le altre tre (4x400 donne, 4x400 mista e 4x100 donne) sono riuscite quest’anno.

SEGUICI SU: Instagram @atleticaitaliana | Twitter @atleticaitalia | Facebook www.facebook.com/fidal.it 



Condividi con
Seguici su:

Pagine correlate

 CAMPIONATI MONDIALI su PISTA