Mondiali indoor, la storia azzurra sotto il tetto

14 Marzo 2022

Da Parigi 1985 a Belgrado 2022: dal primo titolo della marciatrice Giuliana Salce, passando per i successi di Di Napoli, May, Camossi, Tamberi. Nello sprint, 33 anni fa l’ultima volta sul podio con Pavoni

Parigi ospitò la prova generale nel 1985. Due anni più tardi, a Indianapolis, la rassegna in sala assunse definitivamente la denominazione di Campionato del Mondo. Trentacinque anni di vita, e diciassette edizioni (più una), per quella che, a conti fatti, è la più giovane tra le grandi rassegne di campionato dell’atletica leggera. Primo Nebiolo, presidente di quella IAAF che attribuiva ancora ad una delle sue A il termine “Amateur”, perseguì l’obiettivo con la consueta determinazione, alla ricerca di quella continuità temporale individuata, già all’epoca, come il tallone d’Achille della “Regina”. Fu una giusta intuizione (non la prima, non l’ultima). Da allora, ogni due anni il mondo si ritrova sotto il tetto, per assegnare lo scettro globale dell’atletica in sala. In realtà, complice la pandemia globale da Covid-19, di anni, dall’ultima volta, ne sono passati già quattro; ed il mondo che si ritroverà a Belgrado, nel prossimo weekend (edizione numero diciotto), non sarà sicuramente rappresentato in toto, anche in ragione di quanto sta accadendo non lontano, in direzione nord-est, in territorio ucraino (Kiev dista da Belgrado meno di mille chilometri in linea d’aria, il confine sud decisamente meno). Pensiero che non può (non deve) essere rimosso, anche quando alle prese con discorsi legati allo sport.

In principio fu la marcia, si potrebbe dire, scorrendo l’albo d’oro azzurro della manifestazione. A Parigi Giuliana Salce fu oro nei 3000 metri, e Maurizio Damilano argento nei 5000 (due delle quattro medaglie italiane, con il poker completato da Agnese Possamai nei 3000, seconda, e Giovanni Evangelisti nel lungo, terzo). La romana salì ancora sul podio a Indianapolis, due anni più tardi, centrando l’argento (negli USA furono di bronzo ancora Evangelisti nel lungo, e Pierfrancesco Pavoni nei 60 metri). La striscia azzurra del tacco e punta fu allungata poi nelle edizioni seguenti dal tris di bronzo di Ileana Salvador (1989, 1991 e 1993) e dal secondo posto di Giovanni De Benedictis (argento nel 1991), prima che la specialità (insieme ai 200 metri) venisse cancellata dal programma. 

La storia italiana del Mondiale indoor parla di sei medaglie d’oro (cinque più una, a voler essere precisi, considerata la diversa classificazione della manifestazione del 1985): alla Salce, seguirono la doppietta nei 3000 metri di Gennaro Di Napoli (Toronto 1993 e Barcellona 1995), e i successi di Fiona May nel lungo (Parigi 1997), di Paolo Camossi nel triplo (Lisbona 2001) e di Gianmarco Tamberi nell’alto (Portland 2016, ultima volta sul gradino più alto del podio di un nostro portacolori). Oltre a quelli già citati in precedenza, completano l’elenco dei sei argenti italiani (inclusi i due del 1985) la 4x400 maschile del 1995 (Grossi, Nuti, Mazzoleni e Saber) e Antonietta Di Martino, seconda nel 2012 a Istanbul. Le medaglie di bronzo azzurre sono dodici (undici più una), e scorrendo l’elenco (chiuso dal terzo posto di Alessia Trost a Birmingham 2018), salta subito all’occhio come, oltre alla Salvador, anche Giovanni Evangelisti riuscì a salire sul terzo gradino del podio in tre occasioni (1985, e poi 1987 e 1991). In tema di vincitori multipli, in evidenza lo staffettista Andrea Nuti (oltre l’argento del 1995, c'è il bronzo del 1991) e lo sprinter Pierfrancesco Pavoni. Quest’ultimo, esponente di spicco della straordinaria generazione degli anni ’80 (Tilli-Simionato-Pavoni-Mennea suona nelle orecchie degli appassionati un po’ come Zoff-Gentile-Cabrini…) vanta le uniche due medaglie colte nella velocità pura indoor da atleti italiani. Pavoni, già citato per l’impresa di Indianapolis, riuscì infatti a ripetersi due anni dopo, a Budapest, precedendo in entrambe le occasioni un altro azzurro, Antonio Ullo

Per dirla con altre parole, sono passati 33 anni dall’ultima volta sul podio di uno sprinter con il tricolore sul petto. Considerato che l’Italia a Belgrado schiererà l’oro olimpico dei 100 metri, il dato acquisisce – inevitabile – significato.

m.s.

SEGUICI SU: Instagram @atleticaitaliana | Twitter @atleticaitalia | Facebook www.facebook.com/fidal.it



Condividi con
Seguici su:

Pagine correlate

 CAMPIONATI MONDIALI INDOOR