Monaco stellare, Fassinotti 2,30

18 Luglio 2014

L'altista azzurro al personale outdoor, Bondarenko ancora 2,40. Meeting super: Gatlin 19.68, Amos 1:42.45, Kiplagat 3:27.64, Ibarguen 15,31

di Marco Buccellato

Nella decima tappa della Diamond League cadono ben otto record mondiali stagionali, un primato mondiale junior, e le gare registrano prestazioni di livello assoluto nel miglior meeting della stagione. Spettacolo ovunque, a iniziare dal salto in alto, vinto da Bohdan Bondarenko con 2,40 (sfiorati i 2,43 del Record d'Europa), dove il primatista italiano Marco Fassinotti ha stabilito il primato personale all'aperto con 2,30 (settimo). Show anche da Silas Kiplagat nei 1500 (3:27.64), che batte Asbel Kiprop (3:28.45, fallito il tentativo di record mondiale), da Nijel Amos sugli 800 (1:42.45), dove Rudisha è solo quinto e il francese Bosse migliora il record nazionale in 1:42.53, dall'altro francese Pascal Martinot-Lagarde (record nazionalee dei 110 ostacoli in 12.95, secondo europeo all-time), da Justin Gatlin (fantastico 19.68 sui 200), dalla colombiana Ibargüen (15,31 nel salto triplo, misurava che non si registrava da sei anni), e da Genzebe Dibaba sui 5000 (14.28.88).

Il primatista italiano di salto in alto Marco Fassinotti (Aeronautica) ha stabilito stasera nel Principato di Monaco il primato personale all'aperto, superando alla prima prova i 2,30 (settimo nella solita gara fantastica con 5 atleti ad affrontare i 2,40), prima di fallire per tre volte la misura di 2,34, che gli avrebbe permesso di eguagliare il limite nazionale stabilito quest'inverno il 23 febbraio ad Ancona. Per l'azzurro prime prove positive a 2,20, 2,25 e 2,30. L'alto, da mesi ormai il leit motiv del 2014, ha suscitato emozioni fantastiche durante gli assalti a 2,43 di Mutaz Barshim prima e di Bohdan Bondarenko poi, capaci entrambi di sfiorare l'impresa che gli avrebbe fruttato il record asiatico (per il qatariano) e il record europeo (per l'ucraino). Vittoria all'ucraino, nella solita partita a poker col qatariano, ancora una volta con 2,40, lo standard incredibile di questa stagione senza precedenti nella storia della specialità. Barshim è ancora secondo con 2,37, Ukhov, Kynard, Drouin e Protsenko volano oltre i 2,34.

1500 metri: una gara straordinaria, la migliore di tutti i tempi sotto il profilo cronometrico d'assieme, con ben sette atleti sotto i 3.30, e il tentativo di Asbel Kiprop di arrivare al record del mondo che si conclude con una sconfitta sul piede di 3:28.45, sua seconda prestazione della carriera, per mano di Silas Kiplagat, che in 3.27.64 arriva alla quarta prestazione di sempre (dodicesima assoluta). Le lepri Rotich e Magut hanno portato Kiprop a passaggi in linea col record mondiale (54.08 ai 400, 1.50.84 agli 800, 2.47.49 ai 1200 metri). Il kenyano, seguito dal gibutiano Souleiman e da Kiplagat, è stato attaccato ai 120 metri proprio da Kiplagat che si è presentato in testa in rettilineo e ha stravinto la gara di mezzofondo veloce più entusiasmante dell'anno. Da stropicciarsi gli occhi per i tempi.

Il terzo, Ronald Kwemoi, ha solo 18 anni e ha disintegrato il record mondiale junior in 3:28.81 (precedente 3:30.24 di Cornelius Chirchir), e nella scia si sono registrati il personale di Iguider (3:29.839, il record etiope di Wote (3.29.91), il primato di oceania di Nick Willis (3.29.91), i personali per gli USA Manzano (3:30.98) e Centrowitz (3:31.09), e il record norvegese di Ingebritsen (3:31.46, primato europeo stagionale).

Tempi sensazionali anche sugli 800 maschili, una gara che nella storia della distanza è seconda solo a quella della finale olimpica di Londra, ma stavolta David Rudisha ha subìto un'altra sconfitta dopo quella di Eugene. Il recordman mondiale ha ceduto in rettilineo, dopo essere stato raggiunto a 120 metri dal traguardo, e la gara ha assunto contorni di livello siderale, visti i tempi. L'argento olimpico Nijel Amos si è imposto in 1:42.45, insidiato fino alla fine da un eccezionale Pierre-Ambroise Bosse, al record nazionale di Francia in 1:42.53 (undicesima prestazione mondiale di semper, e quarta europea). Sotto l'1:43 anche Mohammed Aman (1:42.83), il kenyano Ferguson Cheruiyot (1:42.84) e lo stesso Rudisha (1:42.98). Ancora, record d'Australia eguagliato per Alex Rowe in 1:44.40. Ai 400 il transito di Sammy Tangui in 49.41, ai 600 l'1:15.85 di Rudisha, il re che non ha perso la corona ma vede spuntare ai suoi lati nuove insidiose giovani leve capaci di batterlo.

Se Bosse non bastasse, la Francia gioisce anche con Pascal Martinot-Lagarde, che si migliora ancora dopo il recente 13.05 e abbatte il muro dei 13 secondi nei 110 ostacoli (terzo nella storia del continente) scendendo a un sensazionale 12.95, primato di Francia con vento 0.2, seconda prestazione europea di sempre dopo il 12.91 di Colin Jackson. Gli da filo da torcere fino alla fine il cubano Orlando Ortega, a sua volta al personale in un magnifico 13.01. Sul podio anche Shubenkov (13.14), solo sesto il campione del mondo Oliver (13.38), settimo il campione olimpico e primatista del mondo Aries Merritt (13.47), rientrato in un grande meeting dopo lunga assenza per problemi fisici.

Salto triplo: i mondiali stagionali sono addirittura due e la colombiana Ibargüen ha rischiato di perdere dopo quasi due anni (l'ultimo secondo posto risale alla finale olimpica di Londra), dopo 16 vittorie consecutive e il salto-spauracchio della russa Koneva, iridata indoor, planata al personale di 14,89 al secondo turno (mondiale stagionale che avrà una vita brevissima). La Ibargüen ha realizzato in extremis la quinta performance di sempre e il record del continente americano, ottava performance assoluta, con uno strepitoso 15,31, una prestazione mai raggiunta dalla finale olimpica di Pechino 2008, praticamente sei anni. Vento zero nel salto-monstre, che le vale ovviamente anche il record del meeting e il primato della Diamond League. All'ombra della Ibargüen continua a crescere la connazionale Urrutia, esplosa quest'anno a 28 anni, con 14,58, battuta di un centimetro dalla giamaicana Kimberly Williams, 14,59 per il podio monegasco.

L'incredibile Justin Gatlin di quest'anno fa suoi i 200 di Monaco con uno squassante 19.68 (-0.5), primato personale, primato mondiale stagionale e ottava prestazione di sempre. Dopo i fulmini ininterrotti sui 100, sulla doppia distanza lo statunitense lancia autentiche saette, uscendo rombante dalla curva e piazzando un rettilineo sensazionale.

A tre decimi il giamaicano Ashmeade (19.99), terzo Lemaître con 20.08, primato europeo stagionale. Tyson Gay, aggressivo fino all'uscita dalla curva, finisce quarto in 20.22.

Ancora un primato mondiale stagionale, lo segna sui 100 metri la statunitense Tori Bowie, esplosa quest'anno sulla velocità pura dopo una prima parte di carriera divisa con risultati altalenanti con il salto in lungo. All'americana non basta vincere, ma abbassa il limite 2014 a 10.80 (vento 0.8), superando nettamente Veronica Campbell-Brown (10.96) e l'ivoriana Ahoure (10.97), Sotto i 10 secondi anche la nigeriana Okagbare, quarta in 10.97, poi Allyson Felix (11.01), Shelly-Ann Fraser-Pryce (in progresso in 11.01). Settima una bravissima Myriam Soumare, 11.03 e primato europeo stagionale eguagliato (11.03 della olandese Dafne Schippers).

Tornata quella dell'inverno (o quasi) Genzebe Dibaba, che dopo aver incassato qualche sconfitta fa suoi i 5000 di Montecarlo in 14:28.88 (mondiale stagionale) superando in una accesa volata la connazionale Almaz Ayana (14:29.19) e le tre kenyane Viola Kibowott (14:33.73, leader ai 3000 in 8.46.37), Sally Kipyego (14:37.18) e Betsy Saina (14:39.49). Record dell'America intera per Molly Huddle in 14:42.64. Sotto i 15 minuti anche Cherono, Rowbury e Kisa. Stessa musica sugli 800 donne, con un altro record mondiale stagionale siglato dalla statunitense Ajee' Wilson (1:57.67), che ha battuto l'iridata in carica Eunice Sum (1:57.92), la sorprendente ugandese Winnie Nanyondo (1:58.63, record nazionale) e l'altra kenyana Janeth Jepkosgei (1:58.70), per il miglior 800 donne dell'anno. La serata magica dei transalpini ha effetti anche qui, con i primati personali della Lamote (2:00.06) e della Fedronic (2:00.41).

Nell'asta femminile non manca l'ennesimo primato nazionale della serata: dietro alla vincitrice Fabiana Murer (4,76), è terza a parità di misura, 4,71 con Jenn Suhr, la greca Katerina Stefanidi. Una gara lunghissima con la piccola delusione tecnica per il settimo posto della cubana Silva (4,40). Nel peso Valerie Adams ha raggiunto le 53 vittorie consecutive. La titana neozelandese con 20,38 lascia a circa 80 cm la tedesca Schwanitz (19,54). Nei 400 ostacoli femminili, la numero uno della stagione Kaliese Spencer ha vinto anche al Louis II in 54.09, confermando la supremazia delle ultime uscite, superando le statunitensi Georganne Moline (54.09) e Cassandra Tate (54.73). Al rientro dopo l'infortunio la campionessa del mondo Zuzana Hejnova, settima in 55.86. Ancora una vittoria con un tempo ragguardevole per LaShawn Merritt (44.30) che in rettilineo ne ha più di tutti e precede un combattivo Gil Roberts (44.62), e Makwala (44.90), l'uomo del Botswana che pochi giorni fa aveva compiuto l'impresa di scendere a 44.01.

Nel disco uomini vittoria del polacco Piotr Malachowski con 65,84 sul cubano Jorge Fernandez (65,46) e l'estone Gerd Kanter (64,98). Nel giavellotto femminile non arriva il mondiale stagionale, ma la seconda prestazione dell'anno, a firma della donna dal braccio d'oro Barbora Spotakova, che vince con 66,96 sulla slovena Martina Ratej (64,58, la miglior stagione della carriera come continuità) e sulla primatista australiana Kim Mickle (62,94). Musica con assolo kenyano, come prevedibile, nelle siepi: vince il migliore del momento, Jairus Kipchoge Birech, in 8:03.33, su Conseslus Kipruto (8:09.81) e Hillary Yego (8:10.23). La star USA Evan Jager chiude sesto in 8.15.49. Lungo maschile, una gara "normale" in tanti eventi di così grande livello: vince il cinese Li Jinzhe, recentemente a 8,47, con 8,09 sull'olandese Gaisah (8,01) e il messicano Rivera (8,00).

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