Memorial Nebiolo Lampi azzurri

08 Giugno 2013

Non brillano Pedroso, Borsi e Benedetti, ma vincono Manenti (20.79), Faloci (62,82), Galvan (46.40) e Bazzoni (52.62)

Le tossine del Golden Gala Pietro Mennea grippano il motore di diverse delle stelle azzurre nella notte del Memorial Primo Nebiolo di Torino. Non vanno oltre il settimo posto Veronica Borsi nei 100hs (13.14) e Giordano Benedetti negli 800 (1:48.81), ed è quinta Yadisleidis Pedroso nei 400hs (56.86). Ma diversi risultati interessanti, sempre in chiave nazionale, tengono accese le luci sulla serata del "Ruffini". Da segnalare in particolare il 20.79 nei 200 metri di Davide Manenti, il 62,82 di Giovanni Faloci nel lancio del disco, il 52.62 nei 400 metri di Chiara Bazzoni (tutti vittoriosi), ancora il 52.82 di Maria benedicta Chigbolu nei 400 piani (al maschile "ritorno" al successo di Matteo Galvan, 46.40). 

Curvisti si nasce, e Davide Manenti è indubbiamente uno specialista della corsa “inclinata”. Solido, piedi elastici, frequenze elevate, l’azzurro, sulla pista di casa, piazza il bis della vittoria 2012, imponendosi con un buon 20.79 (-0.5) e domando il greco Likourgos Tsakonas. Sceso recentemente a 20.60, il piemontese appare, con Tumi, la novità più consistente della velocità italiana, pedina che, proprio per le caratteristiche tecniche, potrebbe risultare decisiva nell’economia della staffetta. Troppe emozioni per Veronica Borsi, nell’ultima settimana. Record nazionale (12.76) a Orvieto domenica, primo Golden Gala a Roma giovedì sera (con nuovo sub13 secondi, 12.97), impossibile pensare di ripetersi oggi a Torino. Nella gara che certifica la buona condizione stagionale della statunitense Queen Harrison (la sua vittoria vale 12.64, vento -0.8), davanti al 12,74 della connazionale Lolo Jones, la romana è settima in 13.14.

L’applauso del buon pubblico del Nebiolo accoglie Giordano Benedetti, fresco del fantastico 1:44.67 degli 800 metri del Golden Gala Pietro Mennea. Ma il primo sub 1:45 del trentino è ancora troppo fresco per sperare in un bis: il passaggio a metà non è stratosferico (poco oltre i 52 secondi, con Benedetti più sfilato) ma poco oltre, intorno ai 500 metri, appare chiaro come la spia della riserva dell’azzurro sia già accesa.

A 250 metri dal traguardo il francese Renaudie piazza il cambio di ritmo che risulterà decisivo, trascinando con sé il connazionale Oualich: la doppietta transalpina è servita (1:47.41 e 1:47.99 per i primi due), pur se in un contesto tecnico tutt’altro che entusiasmante. Benedetti è settimo, 1:48.81. Più brillante il doppio giro delle donne, vinto dalla keniana Nelly Kepkosgei in 2:00.32; Marta Milani (Esercito) migliora lo stagionale, terminando in 2:03.83 (otto decimi in meno rispetto a Gavardo).

Bel confronto nel lungo donne, con la statunitense Funmi Jimoh a spuntarla con 6,63 (+1.1), soli quattro centimetri più di quanto fatto dalla russa Darya Klishina (6,59, vento -0.2) e nove oltre il 6,54 della lettone Lauma Griva. Darya Derkach (Acsi Italia), fresca di cittadinanza italiana, atterra a 6,35, al termine di una gara che non la vede quasi mai centrare la pedana in maniera ottimale. Ostacoli al maschile privi di particolari guizzi, con un Dayron Robles che appare lontano (decisamente, lontano) dal campione che ha dominato per anni la specialità. Vince lo statunitense Osaghae in 13.49 (-0.3), con Emanuele Abate (Fiamme Oro) che è quarto in 13.72. Robles è addirittura sesto, con un modesto 13.82.

Giovanni Faloci (Fiamme Gialle) dimostra di essere realmente in un buon momento, aggiudicandosi la gara di disco con un notevole 62,82, misura inferiore sì al 64,77 di qualche giorno fa a Tarquinia, ma ottenuta in un contesto decisamente diverso. Il sudafricano Hogane è secondo con 61,92, ma quel che piace è la serie di Faloci, sei lanci tutti oltre i 60 metri, tre di questi oltre i 62 (60,69; N; 62,82; 61,67; 62,58; 62,12).

Non particolarmente brillante il primo 400hs “italiano” di Yadisleidis Pedroso, apparsa palesemente affaticata dopo il lungo tour tra Shanghai, Eugene e il Golden Gala di Roma, solo quinta in 56.86 e ben lontana, anche come sensazione visiva, rispetto alla forma evidenziata a il 18 maggio, quando nella tappa cinese della Diamond League siglò il primato italiano con 54,54. Davanti, al quarto posto, con 56.61, le arriva Jennyfer Rockwell, americana d’Italia (ha il doppio passaporto, ed è tesserata per le romane della Acsi Italia), mentre Manuela Gentili (56.94) manca l’aggancio alla neo primatista per una questione di centimetri.

A vincere è la statunitense Dalila Muhammad, con un buon 54.66 (personale, aveva chiuso in 54.74 proprio a Shanghai in scia alla Pedroso).

L’attesa per la volata di Michael Tumi non va delusa. L’azzurro non vince i 100 metri, ma parte benissimo (0.136) e battaglia con il giamaicano Jacques Harvey; alla fine cede per un solo centesimo (10.26 contro 10.27, vento +0.7 m/s), lasciando comunque una buona sensazione complessiva. Dietro di lui lo statunitense Calesio Newman chiude in 10.30, mentre Fabio Cerutti (Fiamme Gialle) perde il contatto, terminando in 10.42. Nei 100 donne si impone la statunitense Bayne in 11.31, davanti all’ucraina Olesia Povh in 11.40; Draisci esce molto bene dai blocchi, come suo solito, e chiude in un discreto 11.61, otto centesimi più del fresco personale (11.53 a Gavardo il 19 maggio scorso). Hooper (Forestale, 11.68), Siragusa (Atletica 2005, 11.71), Paoletta (Esercito, 11.77 malgrado lo 0.226 in partenza) completano l’interessante momento della nuova leva delle sprinter italiane.

Il ritorno è quello di Matteo Galvan nei 400 metri. Il vicentino di stanza negli USA, alla prima uscita stagionale sui 400 (di nuovo sul giro dopo 4 anni!) si è imposto in 46.40, superando i compagni di club nelle Fiamme Gialle Michele Tricca (stagionale a 46.87) e Andrea Barberi (47.10). In scia, si mette in luce anche Francesco Cappellin (Aeronautica), 47.11. Bene, anzi, molto bene, altre due azzurre nel giro di pista al femminile: a vincere è Chiara Bazzoni in 52.62, crono che eguaglia il suo limite personale (realizzato agli Assoluti di Bressanone lo scorso anno), ma alle sue spalle la sorpresa più bella è la crescita dell'elegantissima Maria Benedicta Chigbolu, per la prima volta sotto i 53 secondi (52.82). Per lei, addirittura quattro decimi di miglioramento rispetto al 53.25 dell’11 maggio scorso. 

Chiusura con le staffette; la 4x100 donne (Paoletta, Hooper, Siragusa, Draisci) non sfigura ma il suo 44.02 non basta per la vittoria: ad imporsi è il quartetto all-star (Povh, Bayne, Lewis, Bailey) che supera le azzurre di soli 4 centesimi di secondo. Tra gli uomini va meno bene: Tumi lancia bene il quartetto, ed anche Jacques Riparelli corre da par suo il rettilineo. Il cambio successivo, però,  determina la frenata del testimone italiano: Manenti praticamente si ferma al limite di zona, per poi ripartire. Collio non può che inseguire da lontano gli all-stars (Osaghae, Harvey, Newman, Lewis Francis) che vincono in 39.04. Per l’Italia un modesto 39.52.

m.s.

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