Malagò e Giomi chiudono la Convention

15 Marzo 2014

Dal presidente del CONI la spinta per l'avvio del nuovo modello tecnico dell'atletica italiana

L’intervento del presidente del CONI, Giovanni Malagò, in chiusura della Convention dell’atletica, ha posto una sorta di sigillo alla due giorni che ha lanciato il nuovo modello tecnico federale. Dalla Scuola di Formia l’atletica italiana riparte con una diversa organizzazione, e con le parole di incoraggiamento del numero uno dello sport nazionale. “Quello che mi piace dell’atletica, e del suo presidente Giomi – ha detto nel suo intervento Malagò –  è la capacità di autocritica. Il nostro paese, in tutti i settori, a forza di non affrontare i problemi, ha finito per trovarsi di fronte a questioni insormontabili: nel lavoro, nella società, nello sport. Ma io vedo molto bene il fatto che l’atletica reagisca alle difficoltà con spirito propositivo, ed è bello che, nel ridisegnare il proprio assetto tecnico, vada oltra i personalismi. Come spesso, purtroppo, non avviene nel nostro mondo, dove, per fare un esempio, si arriva a fare il tifo contro l’atleta italiano, perché così, la sua sconfitta metterà in crisi il presidente federale di quello sport…questione di mancanza di cultura sportiva, quella cultura che vorrei vedere affermarsi nella nostra società. E vorrei che si affrontasse il nostro problema principale, quello del reclutamento, che passa attraverso il rapporto con la scuola”.

Il presidente FIDAL, Alfio Giomi, ha riassunto le linee ispiratrici del progetto: “Abbiamo varato un modello che valorizza l’eccellenza, e che punta alla crescita del binomio tecnico-atleta attraverso un confronto continuo, aperto, privo di posizioni dogmatiche. Quello che abbiamo espresso in questi due giorni è un tentativo di rinnovare il nostro movimento, e di riflesso, lo dico con ambizione, lo sport italiano. Perché l’atletica è la base di tutto: c’è atletica in ogni sport, e spesso si fa atletica anche inconsapevolmente, perché chi corre ogni giorno, forse non lo sa, ma sta praticando il nostro sport. Sì, ci consideriamo strategici, e mi fa piacere che in ambito della commissione CONI che si sta occupando dei contributi alle Federazioni questo nostro ruolo sia stato riconosciuto”. Le critiche dopo il Mondiale indoor sono ancora nell’aria. Giomi dice la sua: “Sopot era solo un passaggio, lo abbiamo detto con largo anticipo. Abbiamo scelto di puntare su Zurigo, sugli Europei. Ma ora non abbiamo alibi: se quest'estate non saremo capaci di essere competitivi, non potremo esserlo nemmeno dopo, ai Mondiali, e ai Giochi olimpici. Lo dico adesso: sono sicuro che le cose andranno come ci aspettiamo, che la nostra squadra saprà fare benissimo”.

Dal discorso di Malagò, anche spunti su altri argomenti. Il doping, in primis: “Tutto quel che si può fare nella lotta al doping, io sono disposto a farlo, e sono felice di tutti i suggerimenti. Ma non accetto che si dica che non sto facendo tutto il possibile, o che si affermi che non si investe abbastanza, quando le risorse sono già al limite. E aggiungo che so bene che c’è possono esserci mele marce nel nostro ambiente, ma non mi sta bene che tutto il nostro ambiente sia considerato marcio”. Poi una notizia: “Una parte delle risorse liberate dalla mutualità, verrà impiegata per migliorare i nostri CPO, in particolare Formia. E arriverà anche un milione e mezzo da uno sponsor privato, per dieci progetti di ristrutturazione di impianti nelle scuole”.

In mattinata e nel corso del pomeriggio, gli interventi, molto apprezzati, della Commissione scientifica FIDAL, esposti da Antonio La Torre e Marco Cardinale: nelle loro esposizioni, l’analisi dei dati relativi al sondaggio condotto tra i tecnici operanti in atletica in Italia (circa 600 risposte ai questionari online diffusi sul finire del 2013) e gli spunti offerti dalle nuove metodologie di preparazione che si stanno affermando all'estero. Con particolare attenzione, come da “mission” della Commissione scientifica, alle ricadute pratiche sul campo. “Nel mondo – un passaggio molto significativo di Cardinale e La Torre – non si discute di filosofie e credenze legate all’allenamento, come talvolta avviene nel nostro Paese. Ma di dati e numeri. Gli unici fattori che abbiano un significato nello sport”.

Marco Sicari



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