Londra: Baldini riprova il colpo a sensazione



Stefano Baldini ci riprova. Sembra strano dirlo, ma con lui, nel suo ottavo tentativo sulle strade di Londra, ci sarà tutta l’Inghilterra a sostenerlo esattamente come se fosse un campione di casa. Anno dopo anno il campione di Rubiera si è guadagnato la stima e l’affetto della gente locale, che lo vede come baluardo, spesso sfortunato (indimenticabili i due secondi posti del 1997 e 2003) contro la consueta invasione africana. L’olimpionico arriva a Londra come spesso gli è successo, prigioniero di tanti dubbi che hanno accompagnato la sua preparazione, fra un’influenza maligna che lo ha condizionato al ritorno dal primo stage in Namibia e l’ultimo test, la Stramilano, andato non propriamente come nelle sue aspettative. Ma nonostante tutto Baldini ci prova, come ha sempre fatto: lo scorso anno alla vigilia la situazione sembrava ancora peggiore, eppure dal cilindro tirò fuori il nuovo primato italiano sulla distanza, 2h07:22, condito dal quinto posto finale, che in un consesso come quello di Londra, quasi sempre superiore anche a un Mondiale, non è davvero poco. Anche quest’anno la maratona londinese, pur arrivando dopo altre classiche come Rotterdam e Boston, ha attirato il meglio della specialità. Sulle strade britanniche ci saranno praticamente tutti, dagli ultimi due vincitori, i keniani Martin Lel e Felix Limo, ai due grandi rivali del mezzofondo a cavallo del nuovo secolo, l’etiope Haile Gebrselassie e il keniano Paul Tergat primatista mondiale con 2h04:55, un record più volte attaccato dall’acerrimo nemico. I due si sono già affrontati sulle strade londinesi nel 2004, ma quella volta trovarono un terzo incomodo più forte di loro, l’americano Khalid Khannouchi che stabilì nell’occasione l’allora record mondiale in 2h05:38. E Khannouchi è pronto al bis. Ma non finisce qui: come dimenticare il bicampione mondiale, il marocchino Jaouad Gharib, oppure l’ultimo sorprendente vincitore di New York, il brasiliano Marilson Gomez Dos Santos? E poi il sudafricano Ramaala, l’americano Keflezighi, il marocchino Chatt, l’esordiente spagnolo De La Ossa. Ognuno ha un curriculum e credenziali che gli consentirebbero di partire come assoluto favorito di ogni maratona. Ma a Londra no, a Londra è diverso. La gara femminile rispecchia fedelmente lo stesso canone. Basti pensare che manca la primatista mondiale Radcliffe e ha dovuto dare forfait anche l’olimpionica giapponese Noguchi, eppure quella inglese è una gara che potrebbe anche autorizzare a pensare a un attacco al primato mondiale. Il miglior tempo d’iscrizione è della cinese Zhou Chunxiu con 2h19:51, ma sembrano più accreditate l’etiope Adere, la russa Bogomolova, la rumena Tomescu-Dita. Dovendo cercare fra le partenti però, un posto a parte lo merita l’olandese di nascita keniana Lornah Kiplagat, che dopo aver dato scacco matto alle etiopi al Mondiale di cross a Mombasa ora vuole stupire anche in maratona, forte di un personale di tutto rispetto, 2h22:22. Da seguire con attenzione poi il debutto della keniana Isabella Ochichi, mentre il pubblico di casa farà il tifo per Mara Yamauchi, atleta fra le europee più in crescita. Il via domenica alle 9, con le donne che faranno come di consueto corsa a sé partendo prima degli uomini. Gabriele Gentili Nella foto: Stefano Baldini subito dopo la Maratona di Londra dello scorso anno (foto Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL) File allegati:
- IL SITO DELLA MARATONA DI LONDRA



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