Lake e il tesoro multiplo britannico

29 Luglio 2014

La 17enne due volte iridata a Eugene non è che l'ultima esponente della gloriosa tradizione britannica delle prove multiple

di Giorgio Cimbrico

La Gran Bretagna è un paese multiplo (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord sono le tessere del mosaico che formano il Regno Unito) e, da almeno cinquant’anni, con la liquidazione dell’Impero, è anche un paese multietnico. A furia di essere multi è normale che sia diventato uno dei punti di riferimento delle prove multiple. Lo spunto, ovviamente, è il successo – molto multi – della bella Morgan Lake a Eugene: prima l’eptathlon, poi l’alto. A 17 anni, invece di andare a frequentare il casting (una volta dicevamo provini) per X Factor, Morgan, originaria del Surrey, corre non velocissima, salta molto in alto, lancia, scavalca ostacoli. Questione di scelta, la stessa fatta da Katarina Johnson-Thompson da Liverpool che, rispetto alla signorina Lake, è una veterana - 21 anni – e, tra le altre cose, ha portato il record delle isole a 1,96.

I britannici, in realtà, sono multipli da almeno mezzo secolo, e cioè da quando Mary Rand, due giorni dopo i successo nel lungo, finì seconda nel pentathlon di Tokyo ’64. Qualcuno dice prima, visto che l’oro finì al collo di Irina Press che non partecipò mai alle selezioni di Miss Universo: per Eddy Ottoz era una di quelle che al mattino dimenticavano di radersi.

Maldicenze a parte, in quella gara finì quarta una donnona di Belfast, Irlanda del Nord: otto anni dopo, a Monaco di Baviera, Mary Peters avrebbe messo in fila la bella Heidi Marie Rosendahl e la valkiria Ddr Burglinde Pollak, gemella astrale del vostro cronista e aspirante storico.

Gli anni Ottanta si sono trasformati nella cavalcata di Francis Morgan “Daley” Thompson, il genio di Notting Hill, quattro record mondiali, due ori olimpici, un titolo mondiale, due europei, tre del Commonwealth e una carica di simpatia, come si dice in questi casi, straripante. Nella lista britannica di tutti  tempi, Daley ha un margine netto, ma non abissale, su Dean Macey: 8847 contro 8603. Rispetto a Daley, la collezione di Dean, nativo dell’Essex, può sembrare minuscola ma avercene come lui: un titolo del Commonwealth, un secondo e un terzo posto ai Mondiali.

Le eredi di Rand e Peters sono un succedersi di generazioni: Denise Lewis, di West Bromwich, Midlands, è stata argento ad Atlanta e oro a Sydney, ha vinto un titolo europeo ed è finita due volte seconda ai Mondiali; Kelly Sotherton, di Newport, Hampshire, ha conquistato il bronzo ad Atene e ha un terzo posto ai Mondiali, la piccola ed esplosiva Jessica Ennis da Sheffield (12”54 nei 100hs e 1,95 nell’alto) ha vinto tutto quel che si può vincere e ha avvicinato i 7000 punti.

Cromosomi usati: inglesi, scozzesi, irlandesi, nigeriani e delle Indie Occidentali perché, come è noto, e malgrado quel che pensano italiani seduti nel parlamento europeo o in procinto di assumere alte cariche sportive (cio, sperem de no: per usare un memorabile detto di Nereo Rocco), il melting pot produce effetti straordinari. Sufficiente pensare a Tiger Woods, Dan O’Brien, Brian Clay, Ashton Eaton. Gli ultimi tre sono decathleti.

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Morgan Lake (Foto Colombo/FIDAL)



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