LA, Genova, Valencia: l'inverno di Andrew Howe



Rieccolo. Anzi, come direbbero a Rieti (e nel Lazio in genere), "arieccolo". Andrew Howe è pronto a fare il suo ritorno sulle pedane, dopo un inverno passato in cantiere a dar forma ai suoi sogni d'atleta. Un mese in California, a Los Angeles, inanellando ripetute su ripetute, saltellando ogni giorno sugli scalini dello stadio della UCLA, fendendo l'aria con violenti stacchi dalla pedana. Ma soprattutto cercando lì, nel confronto quotidiano con leggende viventi dell'atletica, di scoprire la via per l'eccellenza assoluta. Quella che porta a Pechino. "Adesso devi fare 8,60-8,70, Andrew. Dopo quello che hai fatto, queste sono le misure che devi cercare. Me lo ha detto Powell, e io credo che abbia ragione, non è una esagerazione. Del resto, se non ci penso io che ho fatto 8,47, chi deve pensarci?". Howe è pronto a seguire la direzione indicata dal primatista del mondo del lungo. E per farlo, ha lavorato - e sta lavorando - sodo. Su che cosa, in particolare? Da un punto di vista tecnico, sulla chiusura. Lo sanno tutti, è sempre stato il mio punto debole. Tante volte ho buttato nella fase finale una ventina di centimetri, è arrivato il momento di risolvere il problema. Con mamma René, e con il supporto di Claudio Mazzaufo, ci siamo concentrati soprattutto su questo aspetto. Credo di essere migliorato, anche se non ho ancora la risposta della gara, che è sempre l'unica che conti. Poi, ho lavorato molto sulla forza, sulla velocità, ma non su quella pura. Ho fatto tanta capacità lattacida, sono più resistente di prima. E ovviamente, più forte. Con quali obiettivi? Le gare di sprint? Non quelle brevi. Credo che correrò qualche gara sui 200 metri, quest'anno. Chiariamo: non sto preparando i 200, ma mi vedo meglio su questa distanza piuttosto che sui 100. A maggio, poi, come accaduto in passato, probabilmente farò anche un 400. Senza stress, senza che tutti stiano lì ad attendere chissà che cosa. In che senso? Nel senso che lo farò anche per divertirmi. Io amo gareggiare, ma non si può pensare che faccia sempre risultati sensazionali. Ho voglia di fare qualche uscita tranquilla, qualche gara regionale, iscrivendomi sul posto un'ora prima...in molti paesi questo è normale, qui invece bisogna sempre andare a tutta... Certo, poi nel resto della stagione gareggerò anche ad altissimo livello, ma ogni tanto, c'è bisogno di compensare, di divertirsi e basta. Cosa possiamo aspettarci dall'inverno di Howe? Mah, io sarei felice di rifare la misura dello scorso anno (il record italiano di 8,30, quello dell'oro europeo in sala, ndr), ma in realtà non mi aspetto nulla di particolare. Non ho preparato le indoor, sarò agli Assoluti di Genova e ai Mondiali di Valencia perché è giusto spezzare la preparazione. E soprattutto, perché, so che l'ho già detto ma è così, io amo gareggiare! E' vero! Guardando al passato recente, c'è qualcosa in cui senti di essere diverso? Sì. Sono più determinato, cosciente di ciò che posso o non posso fare. E vedo le cose in maniera diversa, più distaccata: ora le vedo piccole. Non mi spaventano. Già. Però, intanto, c'è chi le toglie i record italiani (Daniele Greco, 16,12 di limite junior nel triplo indoor)... E' vero! Ahò, che devo dire, prima o poi doveva succedere...però è una sensazione strana, non proprio piacevole (ride fragorosamente). No, scherzi a parte, gli voglio fare i complimenti, ha fatto davvero una bella cosa. Gli altri record giovanili, però, sono troppo: parlo del 7,52 nel lungo da cadetto, e del 16,27 nel triplo allievi. Sai chi li può fare? Mio fratello Jeremy, lo vedrete presto... Marco Sicari Nelle foto, Andrew Howe ai Mondiali di Osaka 2007 (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)


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