L'Italia di Valencia: sogni e obiettivi



Di certo non si può dire che Silvaggi sia scaramantico. Una nazionale a 13, come quella convocata dal Dt azzurro per i Mondiali indoor di Valencia, avrebbe fatto inorridire più di un tecnico; soprattutto tra quelli che amano o amavano (per fortuna, soprattutto negli altri sport) affidarsi a maghi e santoni. Un Herrera, o un Liedholm, per stare solo nel calcio, non lo avrebbero fatto neppure sotto la minaccia delle armi. Scherzi a parte, gli Assoluti di genova, a conti fatti, hanno più tolto che aggiunto pezzi alla squadra per i Mondiali, se consideriamo che al Pala Fiera, seppure in circostanze o per ragioni diverse, sono maturati i "no" (per fare due nomi) di Andrew Howe e Claudio Licciardello, o i "ni", diventati poi "no" (ancora per fare un esempio) di Elena Romagnolo. Non è comunque il record negativo di presenze alla rassegna, toccato a Maebashi 1999, dove a vestire l'azzurro furono solo in sette (e in altre due occasioni ci furono comunque meno di 13 atleti: undici nel 1989 e nel 1993). Pesa la coincidenza con la stagione olimpica, anche se va detto che probabilmente un paio di sì in più sarebbero stati più sensati. La portabandiera ideale della squadra italiana che volerà in Spagna è Antonietta Di Martino, la vice campionessa mondiale dell'alto, che ha ritrovato nella serata di Stoccolma (giovedì scorso, vittoria con 1,97) le spinte giuste per sfidare le regine della specialità. Il vertice è ancora lontano, e le avversarie crescono in numero e misure (la tedesca Friedrichs, ultima arrivata, ha aggiunto nel weekend scorso un centimetro ai 2 metri valicati già due volte in stagione). Difficile dunque pensare ad una medaglia: ma la salernitana, vera guerriera della pedana, certamente saprà farsi valere, malgrado le condizioni di forma non ancora ottimali (nel mirino c'è solo l'Olimpiade). Sperano nella finale anche Simone Collio (e chissà che non arrivi anche la soddisfazione del record italiano "in solitaria", dopo l'aggancio a Pavoni), le pesiste Assunta Legnante e Chiara Rosa (in un contesto che, di solito, vede miracolosamente appiattire le misure nell'occasione più importante), e probabilmente anche l'ottocentista Elisa Cusma, la cui crescita nella capacità di "leggere" tatticamente le gare sembra ormai un dato di fatto. Fabrizio Donato viene da una serie di acciacchi fisici di non poco conto (anche un pizzico di pubalgia), ed è per questo che la sua partecipazione va sfrondata dal peso di ogni attesa, nonostante la settima prestazione mondiale 2008. E chissà che non sia meglio così. Discorso analogo per lo sprinter Fabio Cerutti, protagonista di un eccellente inizio di stagione (6.62 ad Ancona) ma poi vittima del "solito" infortunio muscolare. I mezzofondisti Cosimo Caliandro e Silvia Weissteiner, straordinari un anno fa a Birmingham (oro per il pugliese, bronzo per l'altoatesina), dovranno fare i conti con le legioni africane che dominano la specialità in campo mondiale, ma possono comunque ambire a risultati sorprendenti, sia in senso cronometrico sia a livello di piazzamento. La volata finale di Caliandro, del resto, se le prove si svilupperanno su ritmi molto tattici (intendendosi per tali corse con passaggi ai 2000 di poco inferiori ai 5:20), potrebbe risultare assai fruttuosa. Obrist, Rifeser, Campioli e la Cattaneo si sono comportati assai bene in stagione, centrando personali (Campioli il primo 2,30 della carriera, la Cattaneo scendendo da 8.19 a 8.05 negli ostacoli, Obrist centrando anche il record italiano dei 1000) e destando sempre un'ottima impressione. Devono puntare a confermare quanto di buono fatto finora. Dimostrando, con i fatti, di essere atleti da Mondiale. Marco Sicari Nella foto, Assunta Legnante dopo la vittoria europea di Birmingham 2007 (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)


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