Karsten e Rai, perdere con 46.98

30 Agosto 2019

Ai “raggi x” la miglior gara di sempre dei 400 ostacoli nella fantastica notte di Zurigo. Per il vichingo sei uscite nel 2019 con media 47.32, lo statunitense primo battuto “sub 47”

di Giorgio Cimbrico

Bislett Games del 2013, Oslo: Usain Bolt 19.79 sui 200 in Diamond League, lontanissimo settimo nella gara nazionale, 22.25, un ragazzo di 17 anni, Karsten Warholm. Weltklasse del 2019, Zurigo: Karsten Warholm 46.92, secondo della storia a 14 centesimi da Kevin Young annata olimpica 1992, domando in un finale stordente Rai Benjamin che diventa il primo perdente della storia sotto i 47, in 46.98, uguagliando Abderrahman Samba, assente per infortunio al vertice del Letzigrund e speranzoso di recuperare per Doha. Notti arabe per un record che non è più un miraggio.

Non ci vuole molto per definirla la più grande gara della storia sui 400 ostacoli: l’impeto selvaggio di Karsten, la più accorta distribuzione di Rai, il fianco a fianco sul rettilineo finale, la reazione del norvegese. “Pazzesco e fantastico, ma non è che l’inizio”, promette il giovanotto che possiede un blocco di dati che fanno rizzare i capelli in testa: record europeo (47.37 di Stéphane Diagana) migliorato, nell’arco di due mesi e mezzo, in tre occasioni per un totale di 45 centesimi, sei vittorie in altrettante discese in pista con una media di 47.32 (!), il secondo e il nono tempo di sempre. Nel ristretto club, due prestazioni anche per Edwin Moses, staccato di un decimo spaccato, e per Benjamin, una per Young, Samba, Bryan Bronson e Sam Matete.

Altri dati sparsi come i sassi di Pollicino: sei vittorie in Diamond League, una progressione dal 2016 di un secondo e 57 centesimi, con il “salto” più violento (72 centesimi) nell’ultima stagione, il titolo mondiale di Londra 2017 e quello europeo di Berlino 2018, l’eurocorona indoor 2019 dei 400 eguagliando in 45.05 il record continentale, vecchio 31 anni, di Thomas Schoenlebe, un primato personale sui 400 a 44.87 con un differenziale tra piani e ostacoli di 2.05 e un meeting al coperto che porta il suo nome.

A 23 anni non è poco.

Karsten, 1,87x80 secondo più schede segnaletiche, viene da un borgo che nel 2000 ha avuto lo status di città: Ulsteinvik, 6200 abitanti, è nel Vestlandet, un dedalo di isole e insenature sulla gobba occidentale della Norvegia. Sette anni fa ottenne l’onore di essere scelta come la località più attraente in un paese dove la cura dell’ambiente è spinta, con assoluta naturalezza, ai livelli della massima qualità. Non lontana, appena a nordest, è Berkak, che ha dato i natali a Vebjorn Rodal, medaglia d’oro ad Atlanta nel più grande 800 della storia prima che la finale di Londra 2012 prendesse la testa in questa graduatoria di tempi e di emozioni. È allenato da Leif Olav Alnes che portò Geir Moen a 10.08, al titolo europeo dei 200 a Helsinki ’94 e a quello mondiale dei 200 indoor a Barcellona ’95. Uno che ci sa fare.

Di Warholm, che nella sua trance ama correre in una corsia esterna (a Zurigo era la settima) e si tempesta di schiaffi prima di prendere il via, è noto il passato di tuttofare: campione mondiale giovanile nell’octathlon a 17 anni e secondo nel decathlon agli Europei juniores del 2015. La conversione all’undicesima gara, i 400hs, è del 2016, sesto agli Europei di Amsterdam in 49.82.

Dotato di un’irruenza a tratti selvaggia, di quella determinazione che i finlandesi chiamano “sisu”, ha lanciato impegnative sfide a se stesso su distanze che lasciano scorie: primo e secondo nei 400hs/400 agli Europei under 23 di due anni fa, primo e ottavo a Berlino agli Europei 2018. Il 44.87 senza ostacoli si era trasformato in una forte iniezione di fiducia. In mezzo, il titolo mondiale di Londra che segna un trapasso da una lunga stagione grigia a una nuova età dell’oro di una delle gare più nobili dell’intero programma.

Il 2019 di Karsten Warholm nei 400 ostacoli
47.85 Stoccolma 30 maggio
47.33 ER Oslo 13 giugno
47.12 ER Londra 20 luglio
47.43 Hamar 2 agosto
47.26 Parigi 24 agosto
46.92 ER Zurigo 29 agosto

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