Jacobs, il re del mondo: “Ora altri due sogni”

20 Marzo 2022

Lo sprinter rilancia verso i Mondiali di Eugene e gli Europei di Monaco. A Belgrado suona l’inno di Mameli dopo il titolo e il record europeo nei 60: “Voglio farvelo ascoltare ancora tante volte”

Suona l’inno di Mameli, a Belgrado come a Tokyo, in Serbia come a Torun. È il 2022 ma sembra il 2021 perché nella velocità comanda sempre Marcell Jacobs, il re del mondo nello sprint, attualmente tra i volti più rappresentativi dell’atletica globale. C’è l’azzurro al centro, felice, raggiante sul gradino più alto alla Stark Arena, nella cerimonia di premiazione dei 60 metri ai Mondiali indoor officiata dal vicepresidente della World Athletics, il saudita Nawaf Al Saud. “Sul podio ho tirato un sospiro di sollievo - le sue parole - come a dire: ce l’hai fatta di nuovo, sei stato bravo, hai retto la pressione, le aspettative degli altri e le mie, quindi siamo riusciti a coronare di nuovo questo grande sogno, ora ce ne sono altri due in programma”. Ricordiamoli: Mondiali di Eugene a luglio, Europei di Monaco di Baviera ad agosto. Per vincere tutto quello che si può.

“È fantastico sentire di nuovo l’inno italiano e cantarlo sul podio. È qualcosa di magnifico e spero di farvelo ascoltare tantissime altre volte”, prosegue l’azzurro delle Fiamme Oro che in dodici mesi, al fianco di coach Paolo Camossi, si è laureato campione olimpico (100 e 4x100), mondiale (60) ed europeo (60), diventando anche primatista continentale dei 100 (9.80) e dei 60 (6.41). Un altro dato statistico è da sottolineare: soltanto due sprinter prima di lui hanno detenuto in contemporanea i due record europei, il polacco Marian Woronin per un anno e mezzo tra il 1987 e il 1988 e il britannico Linford Christie dal ’90 al ’99. Ventitré anni dopo, l’unico padrone è Jacobs. 

“Nella batteria al mattino l’importante era passare - le parole di Jacobs nel rileggere le dieci ore che l’hanno condotto fino all’apoteosi di Belgrado - in semifinale ho fatto tutta un’altra gara, ho avuto il giusto feeling e questo mi ha anche dato più consapevolezza nei miei mezzi. Sapevo di star bene ed essere in forma, quindi nella finale mi ci sono letteralmente buttato, non ho pensato a niente, solo a correre più veloce che potevo e cercare di mettere quei tre millesimi di secondo e le spalle avanti rispetto agli altri due. Ce l’ho fatta e sono veramente contento”.

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Jacobs sul podio con Coleman e Bracy (foto Colombo/FIDAL)


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