Internazionale: staffette-spettacolo a Philadelphi



La pista torna ad occupare la prima pagina dei notiziari, sostituendosi alle corse su strada, eventi di grande richiamo del mese appena trascorso. Negli USA i duelli più spettacolari, vissuti principalmente con l'apoteosi delle staffette in occasione della centotredicesima edizione delle Penn Relays di Philadelphia, una sorta di antologia dello stato dell'atletica a stelle e strisce. Mezzofondo USA ok a Stanford Prima di incamminarci negli esiti delle Penn Relays e delle Drake Relays, appuntamenti più attesi dello scorso week-end statunitense, ecco i migliori risultati dal Cardinal Invitational di Palo Alto, in California, disputato nell'impianto universitario di Stanford: la parte del leone èlegata alle gare di mezzofondo, soprattutto quelle dui diecimila metri. In campo maschile hanno chiuso sotto i ventotto minuti ben quindici atleti, dei quali una buona parte americana. Ha vinto il giovane talento Galen Rupp in 27:33.48 sul messicano Galvan (27:33.96) e sul kenyano Ndirangu (27:38.56). Rupp è l'ultimo prodotto di una striscia di nuovi talenti che è partita da un paio d’anni grazie ai risultati ottenuti da Dathan Ritzenheim (cross) per arrivare alla recente esplosione di Hall nelle corse su strada. In luce, nella gara di Palo Alto, anche l'irlandese Cragg, quarto con 27:39.55. Nell'omologa gara al femminile ben otto atlete hanno tagliato il traguardo impiegando meno di trentadue minuti: la vittoria è andata a Jennifer Rhines (31:17.31) sulla neozelandese Kim Smith (31:20.63) e sull'altra americana Katie McGregor (31:37.82). Nelle altre gare del meeting californiano successi maschili per il messicano Barrios sui 1500 in 3:38.71 e per il rumeno Bogdan nelle siepi (8:23.12), e femminili per l'australiana Pape sugli 800 (2:01.17) e Lindsey Anderson (9:39.95 sui tremila siepi). Le Penn Relays La festa delle staffette è stata tale, con risultati molto buoni ma non straordinari, tutti ad opera delle migliori formazioni americane del momento: nell'ordine (le due 4x100 e le due 4x400) vittorie in 38.35 (con Gay, Spearmon, Patton e Crawford), 2:59.18 (con Rock, Brew, Merritt e Williamson), 42.87 (Melisa Berber, la Felix, la Lee e Lauryn Williams) e 3:24.70 (Danner-Wineberg in prima frazione, poi ancora Felix, Robinson e l'ex-giamaicana Dunn). Guardando un po' più nel dettaglio, scopriamo che la Giamaica orfana di Asafa Powell ha corso in 38.89 perdendo nettamente il confronto con gli States, che le colleghe caraibiche della 4x100 hanno avuto lo stesso destino (43.55), e che una eccezionale "squadra B" USA ha corso la 4x400 maschile in 3:00.04. La differenza in favore della formazione più forte l'hanno fatta il bianco Rock in prima frazione (45.9 rispetto al 46.2 di Neville) e soprattutto Merritt, che in terza frazione ha giganteggiato correndo in 44.0 lanciato, facendo meglio di un pur ottimo Clement (44.4). Altre frazioni da ricordare: Williamson 44.4, l'ostacolista Jackson (44.5), Spearmon (di nuovo) in 44.9. Per le rappresentative centroamericane, ottimi i giamaicani Ayre (44.2) e Blackwood (44.3) ed il bahamense Mathieu (44.5). Tra le ragazze, splendida la Felix con 50.2. Nelle gare individuali sono da segnalare il 10.09 dell'antillano Martina sui 100 (al femminile 11.15 di Kerron Stewart), il 12.87 di GiGi Powell sugli ostacoli e, nel martello, il 78.80 dello slovacco Charfreitag. Le Drake Relays Parecchie le cose interessanti nella classica di Des Moines: su tutte il 72.51 di Brittany Riley nel martello femminile. La neoprimatista indoor del "maniglione" ha così concluso con successo la personale rincorsa ai settanta metri, ma solo all'ultimo turno di lanci. Prima dell'exploit, la solita serie di 68 e spiccioli. La nigeriana Odumosu, autrice quasi venti giorni fa di un clamoroso 50.46 sui 400, ha portato il mondiale stagionale dei 400 ostacoli a 55.37, spazzando le perplesità su un così pingue miglioramento ottenuto sul piano. Sempre dal pianeta ostacoli, 13.00 pregevolissimo di Anwar Moore (2,6 di vento alle spalle) e 12.77 di Lolo Jones (stesso aiuto). Dal miglio bel 3:51.71 del coriaceo Webb, e 20.32 del giamaicano Anderson sui 200. La cosa in sé non significa granché se non per il fatto che tra i battuti figura Jeremy Wariner, secondo con 20.57. A Hoffa, che in Africasi è esibito con 21.30, ha risposto Christian Cantwell, autore di una serie tutta in crescendo (21.72 al quinto turno prima del nullo finale), ma anche Taylor è andato benissimo (21.18). Fine del bollettino con il 5.81 di Hartwig nell'asta (ancora lui) e 2.30 nell'alto per il sempre più affidabile Dilling e per Jesse Williams, quest'anno già a 2.33. Atkins pesca un altro jolly Derrick Atkins, sprinter bahamense quasi omonimo dell'ex-olimpionico dei 400 ostacoli Derrick Adkins, è decisamente in grado di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Due stagioni fa abbassò il personale sui 100 metri portandolo a 10.21 sfruttando un vento nella norma di ben 1,9 metri al secondo. Lo scorso anno, ai Giochi del Centro America, poté contare su due metri esatti di brezza a favore per siglare, nella semifinale, il nuovo record nazionale di 10.08. Stavolta il jolly lo ha sapientemente sfruttato a Berkeley, ancora California: dopo una batteria corsa in 10.34 ha ritrovato ancora il vento tanto caro (due metri al secondo) per sorprendere con l'abbattimento del muro dei dieci secondi: 9.98, record nazionale e migliore prestazione mondiale stagionale. Non tutte le ciambelle hanno il buco, però: sui 200, il vento di 2,1 metri al secondo gli ha tolto il sapore di un'altra ottima prestazione omologabile (20.48), lui che duecentista ancora non è. Nella riunione di Berkeley le condizioni ambientali hanno portato ad un risultato sorprendente (visti quelli recenti) anche il trentaseienne Laynes (10.16) ed Andre Ammons, velocista di secondo piano di cui si erano perse le tracce da un po' di tempo, ringalluzzitosi con 10.27. In campo femminile bella doppietta di Ebonie Floyd (22.79 e 51.36) e successo sugli 800 metri della ventenne Alysia Johnson, che è campionessa universitaria indoor in carica, in 2:01.48. Dragila comeback A Lincoln 2.27 del saltatore Dusty Jonas; sempre dai concorsi 20.35 del pesista Whiting a Tempe. Ancora dalla California (Los Angeles) 55.60 della ventenne Leach sui 400 ostacoli, che finirà per giunta seconda nell'identica distanza piana in 51.97, alle spalle della portoricana Rodriguez (51.90). Lionel Larry, con 45.41, si è imposto nei 400 metri maschili, e Noah Bryant, altro nome decisamente in ascesa del panorama statunitense del peso, è approdato ad un significativo 20.56, confermando la buona impressione destata a Walnut. A Provo è tornata in pedana Stacy Dragila, 36 anni, la cui ultima apparizione risaliva ai mondiali di Helsinki: per lei 4.30 e l'ennesimo inizio. Ritorno alla normalità per il discobolo Jarred Rome: dopo le folate di vento che nelle Hawaii lo hanno portato a 68.37, rieccolo negli States, in condizioni meno favorevoli, ma in grado di lanciare a 64.37. L’Angelo di Dakar Del meeting del World Athletics Tour restano nelle cronache il bel successo di Angelo Taylor, 48.68 con un ritorno finalmente ai livelli di alcune stagioni fa, e la bella gara di lungo maschile dove il vento ha lanciato Mokoena a 8.32, Gregorio ad 8.26 ed il greco Tsatoumas ad 8.20. Stupore nel peso maschile, non certo per la vittoria di Hoffa, stabile nel suo standard elevato con un miglior lancio di 21.30, quanto per il debutto di Mikulas Konopka, recente vincitore agli Euroindoor e qui solo quarto, addirittura con tre metri in meno rispetto a quanto mostrato appena due mesi orsono a Birmingham. In campo femminile buona prestazione della brasiliana Maggi nel lungo (6.80 ventoso ma anche 6.72 regolare con vento al limite), e doppietta della giamaicana Brooks nella velocità (11.23 e 23.20). Non bene gli italiani impegnati a Dakar: Verdecchia ottavo sui 100 con 10.53, Anceschi sesto sui 200 in 21.29, Pignata settimo nel givellotto con 67.31 (vittoria a Thorkildsen con 81.10 ed in genere misure contenute, fin troppo, per tutti). Nel peso Capponi e Dodoni sotto i diciotto metri (17.90 e 17.87) e 15.72 per Mannucci. Dall'Ucraina e dalla Russia Set di lanci a Koncha-Zaspa (Kiev): i migliori risultati dalla martellista Sekachova (71.83) e da Mykyta Nesterenko, classe 1991, che ha vinto la gara di disco da 2 kg (battendo molti dei migliori specialisti nazionali senior) con un formidabile progresso (60.60). Questa la serie del ragazzo-prodigio: 57.12, nullo, 58.20, 60.60, 59.39, 59.01. Per restare nel settore lanci, ha destato una certa impressione la gara di Tatyana Lysenko a Sochi una settimana fa. La primatista del mondo di lancio del martello è andata vicinissima ai propri limiti con una serie dai contorni extraterrestri: 74.14, 77.30, 76.80, 75.85, poi un nullo e la rinuncia al sesto lancio. Con 77.30, terza prestazione di sempre nella storia della specialità, ha mancato di mezzo metro il mondiale. Anche la Cina Martello protagonista pure a Pechino: Zhang Wenxiu ha lanciato a 72.17 al debutto stagionale. Nel disco 61.41 di Song Aimin, nel peso 17.92 della junior Liu Xiangrong. Sempre dai giovanissimi, 2.20 nell'alto per il sedicenne Qu Zhaobing. Dall'Oriente anche il meeting di Hiroshima, dove la polacca Trywianska ha debuttato sugli ostacoli in 12.83. Maratone: Amburgo nera Il meglio della settimana è stato proposto dalla maratona della città tedesca, con risultati davvero interessanti, e con Rodgers Rop, già trionfatore a Boston e New York, di nuovo protagonista. Il kenyano ha saputo rimontare negli ultimi metri e tagliare per primo il traguardo in 2:07:32 (personale migliorato di due secondi) su Wilfred Kigen (2:07:33) e Kiprotich Kenei (2:07:42, altro personale). Nove kenyani ai primi nove posti, prima di un etiope. Sotto le due ore e dieci anche James Rotich (2:09:29) e Matthew Kipkorir Sigei (2:09:39). Un po' più di varietà nell'ordine d'arrivo della maratona femminile. A Spuntarla è stata l'etiope Worku in 2:29:14, sulle kenyane Nyangacha (2:29:22) e Omwanza (2:30:46). La prima europea (la lituana Balciunaité in 2:31:13) è quarta, poi ancora una etiope (la Aman in 2:31:25), la quarantenne Masai sesta in 2:32:10, poi ancora Etiopia con la Demboba, ed il trio europeo Dreher-Pueyo-Cabral. Luke Kibet ha vinto la maratona di Vienna in 2:10:07, su James Mwangi (debuttante) in 2:10:27 ed Abel Kirui (2:10:41, personale). La rumena Talpos ha vinto la maratona femminile chiudendo con grande fatica (dovuta principalmente al caldo) in 2:32:21. Nella Country Music Marathon di Nashville vittorie per Simon Wangui in 2:13:52 ed Olena Shurno (Ucraina) in 2:37:52. Borsino internazionale Nella hit parade della settimana ecco scalare le posizioni della notorietà la già famosa e dinoccolata russa Lysenko, martellista da record e dalle lunghissime gambe, che ad aprile già "vede" il mondiale, per ora solo sfiorato. Menzione d'onore anche per un gruppo, quello dei migliori specialisti USA dei 400, autori di un grande spettacolo a Philadelphia: quando correranno per sé senza scambiarsi il testimone, i tempi da 44 e pochi centesimi fioccheranno (e mancava Wariner, impegnato a Des Moines sui 200, persi). In calo le quotazioni dello slovacco Konopka: nerissimo il debutto outdoor a Dakar dopo il sensazionale titolo europeo indoor del peso. Nel prossimo fine settimana lo spettacolo sarà garantito a Kingston, con tantissimi nomi di primo piano, e con i meetings di Osaka (con Liu Xiang) ed Abuja, in Nigeria. Negli USA riprendono le varie Conferences e si intensifica l'attività su pista in tutto il mondo. Marco Buccellato

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