Internazionale, il settimo cielo di Yelena e Stefa



Gli echi della intensa giornata conclusiva degli Europei di Madrid risuonano ancora ed invogliano a spendere qualche altra parola su quanto accaduto. Oltre alla rassegna continentale indoor, spazio a salti altrettanto favolosi da tutt'altra parte del mondo ed all'attività su strada. Madrid: sovrane altezze I personaggi degli Euroindoor sono stati Stefan Holm e Yelena Isinbayeva. Lo svedese ha eguagliato il record mondiale del differenziale detenuto dall'americano Franklin Jacobs (59 centimetri) con un salto di 2,40 che non si vedeva da quattro anni e mezzo (Londra 2000, grazie al russo Voronin), ed ha attaccato anche il primato europeo. La russa volante ha portato a quattro, rischiando d'azzardo, il computo dei primati del mondo indoor in questa stagione. Esaurite le celebrazioni per i due superassi, ogni specialità ha portato alla ribalta protagonisti vecchi, nuovi, ed in via di beatificazione: vediamone alcuni. Il tedesco Unger si è laureato campione continentale dei 200 metri con il nuovo primato nazionale di 20"53. Era nelle previsioni, ma sarebbe stato assai più interessante assistere in finale allo scontro diretto con l'altro astro della velocità targata Germania, Sebastian Ernst, saltato in batteria per una squalifica. Entrambi hanno le potenzialità per scendere sotto i 20"30 nel corso della stagione all'aperto e corroborare il valore della staffetta nazionale, la stessa che lo scorso anno, seppur priva di Ernst, corse a Madrid in 38"30. Dei due successi degli irlandesi possiamo dire che hanno sfruttato al meglio la latitanza inglese nell'attuale stagione. Sui 400 i migliori britannici non si sono mai visti, mentre sui 3000 si sono affidati al 35enne Mayock che mesi orsono aveva annunciato il ritiro per poi proseguire a gareggiare. Cragg, il vincitore, non è affatto l'ultimo arrivato né il jolly dell'ultimo momento, avendo già battuto Bekele a New York e detenendo le migliori prestazioni di specialità dell'anno in corso. Primato anche per Rybakov Quello beffardo della sfortuna, che il russo merita per aver eguagliato con l'altissima misura di 2,38 il miglior risultato di un secondo classificato in una gara di alto, detenuto dal connazionale Avdeyenko (addirittura due volte), che con una simile altezza non vinse né ad Indianapolis '87 (indoor), né ai mondiali romani dello stesso anno. Altre prodezze tecniche, come è più logico attendersi da una competizione in sala, sono arrivate dai salti, sia in estensione che in altezza. L'altro russo Pavlov ha confermato di essere il numero uno a cielo coperto, bissando con un altro oro il titolo iridato del 2004, in una gara di alti contenuti tecnici che ha portato a 5,85 l'ucraino Yurchenko e di nuovo sul podio il tedesco Lobinger. Eccezionale ed ancora una volta inatteso l'exploit dello spagnolo Martinez, cubano naturalizzato, che dopo il bronzo olimpico dietro gli americani si conferma numero uno continentale, stavolta con la ciliegina degli 8,37, misura che ne fa il sesto di sempre in Europa ed il quindicesimo al mondo. Yelena, Carolina e le altre Vinta la partita nonostante lo spavento iniziale (errore all'ingresso a 4,60..), la Isinbayeva ha tolto luce alle altre protagoniste degli europei, ma non a tutte. L'altra copertina va alle gemelle Kallur, sensazionali nell'uno-due che ha sbaragliato la concorrenza delle più esperte Alozie, Shevchenko e compagnia. In precedenza si ricorda un'altra affermazione (ma tutta d'oro, in coabitazione) da parte di due gemelli, quella degli statunitensi Alvin e Calvin Harrison a Sydney con la staffetta 4x400. Dallo sprint femminile nessuna sorpresa, a parte il disappunto francese per l'infortunio della Arron (che fa il paio con la tramontata illusione relativa alle speranze d'oro del nero Pognon sui 60 maschili). Della Gurova che ha superato Magdelin Martinez nel triplo c'è da dire che a dispetto dello scarso palmarès (un titolo europeo under 23) si tratta della più forte specialista russa dopo la Lebedeva, più continua rispetto alla Pyatykh ed alla Oleynikova ed anche più giovane. A Bydgoszcz, in occasione del titolo continentale promesse, era stata proprio lei a superare Simona La Mantia, medaglia d'argento. Ultima nota individuale per Carolina Klueft, che con 4948 punti ha rafforzato la già sua seconda posizione nelle graduatorie di sempre del pentathlon. In assenza di Olsson ma grazie a Susi Kallur, la Svezia ha festeggiato ancora tre ori, come ad Atene. Proprio la Svezia rappresenta un fenomeno a parte, nella valutazione del medagliere e delle nazioni rappresentate. Ad Atene gli svedesi colsero tre ori grazie ai soli tre atleti portati in finale (considerando i primi otto atleti per specialità). A Madrid, con il corridoio più largo grazie al carattere continentale della manifestazione, hanno portato ad otto i finalisti salendo sul podio cinque volte. Fossimo nel basket parleremmo di un'altissima percentuale di realizzazione. La realtà complessiva descrive un movimento con dei vertici non su larga scala come quello di altri paesi europei, ma che può vantare tre-quattro campionissimi i cui successi vanno a compensare, sul piano della popolarità, le lacune presenti in altre discipline. Ben altra considerazione sulla Russia, che può permettersi di lasciare a casa campioni olimpici (vedi Borzakovskiy e Lebedeva) e risultare ugualmente competitiva ai massimi livelli. Diciassette medaglie, più del triplo della seconda nazione del medagliere, appunto la Svezia. Plauso agli spagnoli, che giocando in casa sono saliti dodici volte sul podio ma hanno altresì perso dove le previsioni erano tutte per loro, come nel caso di Canal sui 400 metri e di Reina sugli 800. Altro dall'attività indoor: USA Nell'attesa dei campionati universitari di Fayetteville, a pochi giorni dal via, nutritissima la messe di risultati dagli Stati Uniti, ma scarsa in qualità relativamente al week-end appena trascorso. Segnaliamo l'8,12 nel lungo del triplista Aarik Wilson a Notre Dame, l'1'46"43 di Joel Williams sugli 800 ad Ames ed il 45"95 di Matt Scherer (ventun'anni) sui 400 metri. Per le consuete note sui primati e primatini, migliore prestazione mondiale ed europea junior nel peso con maniglia per lo svedesino Arrhenius (18 anni), che a Pocatello ha ottenuto 20,97. Per finire con gli USA, 20"93 del kenyano Obuon sui 200 a Boston, ed assegnazione dei titoli nazionali di prove multiple a Chapel Hill: nell'albo d'oro iscrivono i loro nomi Ryan Harlan (6102 punti) e Hyleas Fountain (4417 punti). I lanci in arrivo Il prossimo fine settimana vedrà impegnata la nazionale italiana nella Coppa Europa di lanci invernali in Turchia, dove sono confermate per ora trenta nazioni partecipanti per un totale di 170 atleti. Tra i nomi più importanti delle provvisorie start list lo spagnolo Martinez e l'olandese Smith nel peso (bronzo ed argento a Madrid), Tikhon e Zagorniy nel martello, le tedesche Nerius e Dietzsch e la campionessa olimpica del martello Kuzenkova. Proprio in prospettiva del festival turco dei lanci andiamo a vedere cosa è successo negli ultimi giorni nel panorama dei lanci all'aperto. A Tallinn Gerd Kanter ha debuttato con 65,07 nel disco, mentre dalla Russia riportiamo 71,75 e 70,90 della martellista Khoroskikh, che guida le liste stagionali davanti ad Ester Balassini. Da Halle un triangolare di lanci tra tedeschi, francesi e russi (vincitori della manifestazione sui padroni di casa), con risultati non straordinari (Harting 59.65 nel disco, Tatyana Lysenko 64,22 nel martello, 56,59 di Vivian Zimmer, fuori classifica, nel giavellotto). Appendice-lanci con il debutto in California (a Berkeley) di Giulia Urlando, che sabato scorso ha stabilito il proprio primato personale nel martello con un lancio vincente a 56,38. Campionati australiani Paul Burgess è tornato sulla terra. Il canguro volante, recentemente salito a sei metri nell'asta dopo gli exploit di gennaio a 5,91 prima e 5,96 dopo, si è accontentato di un normale 5,60 per laurearsi campione nazionale. Non molti i risultati da ricordare, per cui estrapoliamo la vittoria nel lungo del 17enne Noffke con otto metri (vento appena oltre il consentito) ed il titolo conquistato da Benita Johnson sui 5000 grazie ad una sgambata da 15'46". Titoli della velocità maschile a Ross e Batman senza particolari prodezze, e precoce gloria per la sedicenne Katherine Katsanevakis, che avevamo segnalato come nome del futuro pochi giorni fa e che ci ha già smentito andando a prendersi il titolo di campionessa australiana degli 800 in 2'04"72. Ospiti dei campionati le neozelandesi Faumuina e Adams, quest'ultima a 19 metri nel peso. Freitag chiama, Holm risponde Il campione del mondo di Parigi 2003, chiusa la campagna europea indoor, è rientrato alla base per debuttare all'aperto a Oudtshoorn, dando lustro al quarto meeting dl circuito ABSA con il primato nazionale ed africano di 2,38! Le condizioni ideali hanno permesso la sensazionale crescita anche del 19enne Ramsay Carelse, che è salito a 2,30 da un personale in carriera di 2,21. Carelse, da diciottenne, aveva battuto lo scorso anno Freitag al debutto stagionale. L'exploit del sudafricano è rientrato in poche ore in una casistica di quasi "normalità", in seguito allo straordinario 2,40 di Stefan Holm a Madrid. In gara anche Mulaudzi sugli 800 (1'46"41) ed il solito Mokoena nel lungo (7,95). Nel resto d'America attività in Brasile ed a Cuba. Doppio appuntamento a San Paolo: nel primo in evidenza il lunghista panamense Saladino (8,10), nel secondo acuto dell'ostacolista Inocencio che con vento regolare ha corso in 13"37 (dos Santos 13"47) e ulteriore exploit di Saladino che in favore eccessivo di vento ha saltato 8,14. A Cuba debutto della martellista Crawford (68,11), e primati personali per la lunghista Savigne (6,72) ed il giavellottista Guillermo Martinez (82,12). Ancora debutto per la Cumba (18,24) e muro dei 17 metri ormai vicino all'abbattimento per il giovane Alexis Copello nel triplo (16,95). Dopo la Cina, anche l'Ucraina si è messa in marcia: nei campionati invernali di Yevpatoriya da segnalare l'1h19'58" di Yurin sui 20 chilometri (primato under 23) e l'1h31'38" della Zozulya nella gara femminile. Maratone e altre corse su strada La mezza maratona di Parigi ha premiato gli atleti kenyani; Denis N'Diso si è imposto in 1h02'32" in volata su Paul Kimaiyo, attardato di un secondo, mentre Lenah Cheruiyot (1h11'55") ha battuto la polacca Syrek (1h12'19"). Ad Alphen, in Olanda, la classica 20 chilometri ha portato la sorpresa della vittoria della norvegese Melkevik-Otterbu in 1h09'05" (sconfitte la marocchina Abdoulacen e Tegla Loroupe). Ritorno per l'ex-primatista dei 5000 in pista, Salah Hissou, terzo nella gara maschile in 58'38", dietro i kenyani Felix Limo (58'34") e Jackson Koech (58'35"). A Los Angeles affermazione con record della corsa per la russa Lyubov Denisova, vincitrice in 2h26'11", che ha bisticciato con gli organizzatori a causa della loro presunta volontà di impedirle l'accesso al bonus di settantacinquemila dollari. Il premio, nelle intenzioni, sarebbe andato all'atleta primo classificato calcolando un differenziale uomini-donne di 15 minuti e 50 secondi, rispetto ai 20 minuti e 30 secondi della passata edizione. L'handicap della corsa, noto come "Challenge" ha premiato così il kenyano Mark Saina, vincitore in 2h09'35" (dieci secondi su Ben Maiyo). La Denisova si è comunque consolata, incassando tra premio in denaro e una automobile Honda, circa 60mila dollari. Per la cronaca in cifre, seconda si è classificata la lituana Balciunaite in 2h28'10", e terza Hellen Kimutai in 2h28'36". Tornano le grandi maratone giapponesi al femminile, dopo la Lake Biwa Marathon di domenica scorsa (Pertile ottavo in 2h11'13"): a Nagoya, domenica prossima, sono annunciate presenze importanti (tra parentesi i rispettivi primati personali) come Shibui (2h19'41"), Chiba (2h21'45"), Ominami (2h23'43"), Oshima (ex-Tanaka, 2h24'47"), nonché la russa Timofeyeva e due pacemakers d'eccezione quali la tanzaniana Joseph e Lidiya Grigoryeva. Oltre alla maratona di Nagoya, l'imminente attività internazionale su strada prevede maratone a Seul e negli USA, la mezza maratona di Lisbona, ed i preannunciati campionati NCAA indoor. In Europa, primo piano sulla Coppa Europa di lanci a Mersin. Marco Buccellato

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