Internazionale, il ritorno di Asafa Powell



La diciottesima edizione dei Giochi del Commonwealth apre il notiziario internazionale di questa settimana. A seguire un breve punto sulla Coppa Europa di lanci tenutasi a Tel Aviv ed il resto delle notizie dal mondo. Giochi del Commonwealth: Powell e gli altri Prime due giornate di gare a Melbourne, nello spettacolo fornito da quasi ottantamila persone stipate nell'impianto di Crickert Ground. Nell'ordine, il diritto di cronaca va inaugurato con l'eccellente impressione destata dal primatista del mondo dei cento metri, il giamaicano Asafa Powell, che è finalmente rientrato a tutti gli effetti dopo l'infortunio della scorsa stagione che ne precluse la partecipazione ai Mondiali di Helsinki. Nei cento di Powell (10"03), moltissime le illustri vittime dei turni eliminatori, quasi una ecatombe: in batteria si è fermato Christian Malcolm (infortunio), mentre nei quarti sono stati sconsideratamente eliminati Jason Gardener (che aveva rinunciato ai mondiali indoor per meglio preparare questa manifestazione), Darrel Brown (argento mondiale a Parigi) ed il ghanese Nkansah, nonché un vecchio volpone come Kareem Streete-Thompson, ormai trentatreenne. In semifinale si è fermato il nigeriano Aliu e si sono suicidati (squalifica per falsa partenza) Mark Lewis-Francis ed il vicecampione del mondo Frater. California in Australia Il quattrocentista del Botswana Molefe, che di nome fa California, fa parlare ancora di sé dopo l'argento indoor di Mosca. Nelle batterie dei 400 metri è stato il migliore correndo in 45"36. Le premesse per una grande finale ci sono tutte: ben sette specialisti sono scesi sotto i 46 secondi nel primo turno. Stesse prospettive per la finale dei 400 femminili: in semifinale sono già scese sotto i cinquantuno secondi la nera britannica Ohuruogu e la straordinaria Tonique Darling-Williams. Choge grande, anzi grandissimo Aldilà delle due maratone, corse nella giornata inaugurale ed andate al tanzaniano Ramadhani ed all'australiana 39enne McCann (per soli due scondi sulla kenyana Hellen Cherono), il palato degli appassionati delle gare di mezzofondo è stato deliziato dal grande cinquemila vinto dal kenyano Augustine Choge (12'56"41) sull'australiano Mottram, che non è riuscito ad evitare la perdita della medaglia d'oro nonostante sia sceso anche lui sotto i tredici minuti, grazie alla decisa iniziativa intrapresa nell'ultimo chilometro su due tre kenyani che è riuscito a superare, Benjamin Limo ed il giovanissimo Ebuya. Choge ha un primato di 12'53"66, ottenuto a Roma la scorsa stagione, eh ha ancora solo diciannove anni pur se sulla breccia da almeno tre stagioni. A proposito di gioventù sfacciata, annotare il nome del sedicenne Wamulwa (Zambia) capace di correre già in 13'40". Marcia fatta in casa Da alcuni anni nell'élite dei grandissimi della marcia, l'australiano Deakes ha confermato di essere carta di sicura affidabilità vincendo la venti chilometri in 1h19'55". Nella venti femminile l'Australia ha fatto tripletta, con Jane Saville che ha preceduto la sorellina Natalie. A partire da oggi il proseguimento dei Giochi, che tratteremo complessivamente nella prossima edizione delle news. Coppa Europa di lanci: dietro la Russia c'è l'Italia La sorpresa dell'edizione israeliana della Coppa Europa di lanci invernali è arrivata dalla sconfitta dell'estone Gerd Kanter, che in altre edizioni della manifestazione aveva brillato nelle misure e nell'esibizione di una sopraffina tecnica di lancio. Kanter, con un miglior lancio di 62,55 e una serie anonima condita da tre inusuali nulli, è stato nettamente sconfitto dal polacco Malachowski, alla prima affermazione importante, e da Mario Pestano, che ha confermato le buone misure di inizio stagione ottenute in Spagna. Nel giavellotto maschile l'unico atleta a superare la linea degli ottanta metri è stato un altro polacco, destinato tra l'altro al gruppo B del programma, Igor Janik, che ha dato una spinta decisiva al risultato ottenuto dalla squadra polacca maschile, classificatasi terza nella graduatoria maschile per nazioni dietro la Russia e l'Italia. IN quella femminile, dietro al duo Russia-Italia, ha trovato spazio sul podio la Romania. Khoroneko uno-due La giovane bielorussa, con l'affermazione nel peso femminile, ha confermato il momento di grazia che le ha permesso di fregiarsi del titolo mondiale indoor a Mosca, con una serie tutta intorno ai 19 metri. Aldilà dell'eccellente quarto posto, Chiara Rosa ha nettamente battuto atlete con personali migliori del suo e di lunga militanza (come la polacca Zabawska) e dimostrato che nell'élite della specialità, subito dietro le grandissime (Ostapchuk, Kleinert, Khoroneko, Vili), c'è anche lei. Parla bielorusso anche il peso maschile, dove Andrey Mikhnevich, dopo l'argento mondiale di Mosca, ha confermato di essere il numero uno d'Europa: 20,61 con altri tre lanci ben oltre i venti metri dopo la calibrazione dei meccanismi, passata attraverso due nulli iniziali. Bene anche l'ex-campione olimpico Ziolkowski, primo nel martello con 79,04. Polonia pokerissimo La Polonia, vera star della manifestazione grazie ai successi individuali dei suoi atleti di vertice (ben cinque su otto gare), ha colto un altro successo con la discobola Potepa, favorita dall'assenza della campionessa del mondo Dietzsch e della russa Sadova. Da notare che nelle cinque passate edizioni della manifestazione, la Polonia non aveva mai colto un successo individuale. Quattro lanci oltre i settanta metri hanno certificato un altro successo polacco, quello di Kamila Skolimowska nel martello femminile, ravvivatosi negli ultimi due turni grazie alla stessa Skolimowska ed alla russa Khanafeyeva. La prestazione della polacca (73,32) non rappresenta però il mondiale stagionale: proprio alla vigilia della manifestazione israeliana il ranking è stato scosso dalla notizia dell'eccezionale 75,35 ottenuto proprio dalla Khanafeyeva, datato di un mese e mezzo, e di cui si è avuto notizia solo ora. Grazie a questa prestazione, ottenuta il 5 febbraio ad Adler, la russa sale al quinto posto della lista assoluta di specialità. Apertura americana L'attività americana all'aperto apre le danze della consueta lunghissima primavera con una quindicina di manifestazioni: i migliori risultati di questa prima tornata di gare provengono da Eugene, dove l'astista Tommy Skipper si è portato a 5,79 (5,71 meno di un mese fa a Seattle, al coperto), e da San Diego, grazie al robusto debutto del pesista Jamie Beyer, che ha lanciato a 20,53. Sempre nel settore lanci, da notare il 62.37 dello svedese Arrhenius a Tucson. Ancora dall'Arizona il miglior spunto veloce della settimana made in USA, grazie al tornado che ha sospinto James McSwain a correre in 10"16. Chi si rivede La consueta raccolta dei risultati del fine settimana ha estratto a sorpresa il nome di Obea Moore, il cui nome va ricercato negli annali del biennio 1995-1996. Oggi ventisettenne, Moore occupò le pagine delle riviste specializzate e delle news quando realizzò la miglior prestazione mondiale dei 400 metri al limite dei sedici anni, correndo in un eccezionale 45"14 a Santiago del Cile nel 1995, in occasione dei Campionati Panamericani Junior. L'anno dopo si laureò campione del mondo junior a Sydney in 45"27, dopo essere approdato in semifinale ai Trials Olimpici per i Giochi di Atlanta. Quella che sembrava una carriera destinata a brillare si oscurò nel biennio successivo, a causa di un infortunio, e successivamente si arenò del tutto per un gravissimo lutto negli affetti che ne condizionò l'attività sportiva ed anche la vita. Moore riapparì in una unica anonima esibizione in pista datata 2002. Dopo altri tre stagioni di stop, rieccolo ripartire. A passo di jogging (48"25), ma di nuovo sui blocchi. Gioventù che corre A Kingston, Giamaica, secondo round delle kermesse dedicate ale categorie giovanili. Stavolta è toccato ai trials validi come selezione in vista dei tradizionali Carifta Games, manifestazione caraibica riservata a junior ed allievi. I migliori risultati sono arrivati dai 400 femminili, grazie alle diciottenni Sonita Sutherland (51"23) e Kaliese Spencer (51"56), e nela velocità maschile, dove Renaldo Rose (diciotto anni e mezzo) ha fermato il cronometro su un 10"29 che ha del sensazionale se si considera il muro d'aria che ha dovuto attraversare: ben quattro metri virgola tre di vento contrario! L'altro Cherono Il kenyano Benson Cherono, ventuno anni, alla terza maratona della carriera ha centrato un ottimo 2h08'40" a Los Angeles, domenica scorsa. Conosciuto in Italia grazie al secondo posto nella mezza maratona di Udine di due stagioni fa (1h00'28"), Cherono aveva debuttato sulla distanza dei quarantadue chilometri a New York nell'edizione del 2004, correndo in 2h11'23". Lo scorso anno si era classificato terzo a Boston in 2h12'48". Cherono ha superato i tre connazionali Kipkemboi (sesto a Chicago) , Wangai (ottavo nell'ultima New York) e Omwenga, e l'etiope Habte Jifar, atleta da 27'06" sui diecimila metri. Affermazione russa nella maratona femminile, individuale e di squadra: Lidiya Grigoryeva (2h25'10", primato personale e record della corsa) ha preceduto di circa quindici secondi Gete Wami, mentre tra le altre due russe Denisova e Safarova (terza e quinta) è riuscita a trovare spazio la romena Olaru. Sempre dagli USA gli otto chilometri di Virgina Beach, con vittorie di Stephen Koech tra gli uomini e della russa Chulakh. Nella settimana internazionale in corso avremo la conclusione dei Giochi del Commonwealth, i mondiali universitari di cross ad Algeri ed il primo appuntamento mondiale della marcia 2006 con il Challenge IAAF di Tijuana. Su strada, mezze maratone a Lisbona e L'Aja, oltre al consueto ricchissimo panorama di meeting sul suolo americano. Marco Buccellato


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