Internazionale, europrotagonisti in copertina



La duplice spedizione azzurra in Coppa Europa, viste da vicino, è stata già raccontata nelle giornate di sabato e domenica. Si è gareggiato per la rassegna a squadre continentale anche a Plovdiv, Rejkyavik e Novi Sad; in questa sede riprendiamo qualche tema ed alcuni numeri da considerare per tenersi aggiornati. Sulla vittoria delle russe in Super League ben pochi nutrivano dubbi, ma in campo maschile, per come sono andate le cose, l'impressione che si è avuta è stata quella di cinque formazioni compatte ed equivalenti, con la lotteria della 4x400, come in altre occasioni, a decidere chi premiare col primo posto. Basti pensare che tra Germania (vincitrice della Coppa) e Gran Bretagna (quarta classificata) il gap alla fine è stato di soli cinque miseri punti, e prima della staffetta conclusiva la bagarre riguardava quattro nazioni nello spazio di due soli punti! I Russi, finiti quinti ad otto punti e mezzo dai tedeschi trionfatori, pagano l'assenza di protagonisti nella velocità e nelle corse in generale. Ben più recriminazioni può accampare il team britannico, al flop con Rawlinson in uno dei cambi della staffetta e grazie agli zero punti messi nel carniere sui 100 metri, abituale terreno di conquista. Come in tante altre occasioni ad in tanti altri sport, a volte la classifica la fanno gli episodi, come dicono nel calcio. In differita da Bydgoszcz Qualche appunto: di nuovo alla vittoria dopo un paio di stagioni-ombra il polacco Ziolkowski, campione olimpico. Lui ed il tedesco Esser hanno preceduto Vizzoni, vicinissimo al personale stagionale con 76.16. Di ritorno dalle vittoriose campagne nel Nebraska ed in Texas, il prode Carl Myerscough ha infilato una bella progressione nel peso dopo un nullo iniziale, e con 20.85 ha battuto lo scultoreo olandese Smith, che si prenderà la rivincita nel disco il giorno dopo per il gioco dei piazzamenti, non della vittoria, che andrà a Moellenbeck. Come visto la scorsa settimana, sono in forma i lunghisti d'Europa: il francese Sdiri ha incrementato di un centimetro il personale (8.24), ma non è stato premiato come il britannico Tomlinson (l'aria lo ha spinto ad 8.28), uno belloccio finito nelle cronache per aver battuto dopo circa un quarto di secolo il primato inglese di Lynn Davies (Messico '68). Anna Pyatykh trova la giusta ispirazione in Coppa: lo scorso anno a Firenze realizzò con 14.79 il primato europeo under 23. Qui con 14.85 si porta sul tetto del mondo a scapito di Magdelin Martinez. Penalizzatissima la greca Devetzi, con un 14.81 clamorosamente invalidato da un vento malefico "solo" di 2.1 metri a favore. Va oltre il limite stagionale della Martinez anche Olena Hovorova (o Yelena Govorova), con 14.78. L'ucraina trova sempre le polveri ardenti nelle occasioni che contano. Incredibile Chalkia: la greca, appena due gare fa sopra i 56" sui 400 ostacoli, e scesa a 54.88 la scorsa settimana ai campionati nazionali, si ritrova ora con un fardello di 54.16 sulle spalle nell'anno delle Olimpiadi a casa sua. Si tratta del numero più "forte" della prima giornata di Coppa, assieme al 50.09 di Olga Kotlyarova sul piano. Staffetta: mostruose le francesi (42.41), nelle aspettative tutte le altre, compresa la vittoria britannica nella 4x100 uomini dovuta al minor numero di errori. Il fenicottero se l'è vista brutta: Christian Olsson ha dovuto spremere il talento in una giornata opachina per arrivare a 17.30 e non far gridare al sacrilegio per l'affronto del russo Burkenya, ancora un novizio nel triplo essendone un interprete regolare da pochi mesi, planato a 17.28 al terzo turno di salti. Lacasse, il francese visto vincere a Torino e qui primo in 1:45.19, dirà la sua altre volte ancora nel corso della stagione. L'ucraina Syekachova, che ha incenerito le varie Kuzenkova, Montebrun, Melinte e compagnia lanciando, con 71.91 non ha realizzato il miglior lancio della carriera, nonostante il sito della manifestazione l'abbia accreditata di un "NR" (national record). Una settimana fa a Kiev aveva ottenuto uno straordinario 74.16 (ad un metro appena dal mondiale stagionale della Moreno, e nella serie anche 73.28 e 72.07). In precedenza, a fine maggio, abbiamo contato un 72.81, e scorrendo indietro sempre in maggio altre due gare sopra i settantuno metri. Come a Budapest, l'anima non troppo lunga di Yelena Slesarenko (178 cm di altezza) è volata a 2.04. La specialità quest'estate è un po' in ritardo, dopo il boom del 2003 ed il grande inverno 2004. Il dominio russo nei salti si estende con Irina Simagina, pochi giorni fa a 6.99 e vincitrice di Coppa con 6.91. Prima della pallida regina d'Inghilterra, segnaliamo il primato europeo junior della siepista tedesca Dreier (10:01.85). Rieccola ciondolante e più determinata di prima: Paula Radcliffe, al rientro su pista dopo un'eternità, con 14:29.11 ha mancato di poco il clamoroso abbattimento del freschissimo primato del mondo dei 5000 della turca-etiope Abeylegesse. Resta comunque il miglior risultato di un'atleta "european-born" e la perla di questa brillante edizione della Super League. Istanbul: assieme all'Italdonne torna la Spagna Sinistro presagio di ciò che domenica sera sarebbe accaduto alle "furie rosse" contro i rivitalizzzati portoghesi agli Europei del pallone, si è materializzata una delle poche sconfitte di Yago Lamela ad opera di un atleta del continente. Proprio un portoghese, Gaspar Araujo, ha indovinato un salto buono (8.10) ed uno buonissimo ma ventoso (8.15), pur se lo spagnolo ha centrato gli otto metri (e zero tre) per la prima volta nella stagione (a parte una esibizione "unofficial"). In Turchia si è assistito ad un nuovo volo dell'airone nero Obikwelu, sempre più convincente: 10.02 però con quattro metri di vento. La Spagna andrà comunque al successo, pur se uno dei suoi numeri uno, Manuel Martinez, perderà di quasi un metro dal pesista finlandese Tiisanoja e di quasi sessanta centimetri dall'Hulk sloveno, Miran Vodovnik. In Bulgaria: Plovdiv Nello stadio dove quindici giorni fa Venelina Veneva è tornata a volare oltre i due metri (2.01), la First League "A" ha promosso i ceki e le romene. I numeri dalla pista: il mistero del 10.77 di Ivet Lalova potrebbe restare uno dei tanti casi messi in archivio come "rolling start", ovvero partenza volante. Invero, la prestazione ci sembra un poco al di sopra delle possibilità della 20enne velocista bulgara, che recentemente è rientrata con due prestazioni vicine agli 11 netti sui 100 e che scende regolarmente sotto i 23 sui 200 (correrà in 22.58 domenica); il tutto dopo un infortunio abbastanza serio che ne ha pregiudicato le ambizioni mondiali della stagione indoor. Assai più credibile l'11.17 della graziosa Gevaert, seconda classificata. Ancora fra le donne gran primato per le bielorusse con la staffetta veloce (43.04) che migliora il precedente stabilito a Parigi 2003. Al record vanno anche le ragazze belghe con 43.14, guidate per l'appunto da Kim Gevaert. Nel disco dimensione ancora elevata per Vera Pospisilova (66.20), che si è sposata, si chiama Cechlova, e con questo nome preferisce essere chiamata e scritta d’ora in avanti. Prestigiosa la sua afermazione sull'iridata Yatchenko. Segnaliamo un altro progresso della eptatleta belga Hellebaut, salita a 1.95 nell'alto. La Klueft, impegnata su 200 (23.23) e lungo (6.48) non ha dato un grande contributo alla causa svedese. La Grecia ha dettato legge nella velocità maschile (non nella staffetta, out). Hristoforos Hoidis, al vero debutto stagionale, ha stupito con 10.14 (secondo tempo europeo dell'anno dopo il 10.05 di Obikwelu, corretto in 10.04). Kederis è sceso in pista per i 200 domenica ed ha svolto il compito in 20.33, più o meno lo stesso copione di Firenze nella scorsa edizione della Coppa (20.30). Il ceko Slatoslav Ton si conferma nel novero dei protagonisti della stagione nell'alto, con un nuovo 2.30. Molto bella la gara di lungo: Tarus ha avuto la meglio sul bulgaro Dachev, ed entrambi sono atterrati ad 8.20. In Islanda promozione per Estonia ed Irlanda A Reykjavik davvero nulla di indimenticabile: menzione solo per Kanter (63.74 nel disco). A Novi Sad il gruppo B della Second League, con promozione per Serbia e Montenegro. Record nazionale nel disco per la croata Begic (59.04) e solita prestazione di alto livello della Brkljacic (68.79), martellista. Grand Prix ad Eugene Nel 1976 Hasely Crawford vinse in 10.06 i Giochi di Montreal, dando uno storico oro a Trinidad. Sette edizioni dopo, un altro Crawford va inserito nel novero dei possibili protagonisti della velocità: Shawn Crawford, che non è trinidegno ma è nato a Van Wyck in South Carolina, ha inferto due notti fa (pomeriggio in USA) la prima sconfitta stagionale a Maurice Greene ed ha disintegrato il primato personale correndo in 9.88 (propiziato da 1.8 di vento in favore). La prestazione lo colloca al dodicesimo posto nelle liste di sempre, quinto americano. Dietro non è che siano andati piano: Greene ha corso in 9.93, Capel a tempo di personale con 9.95. Montgomery ha perso un'altra occasione, ancora sesto in 10.17. Ultimo Gatlin in 10.19, ma la gerarchia deve essere ancora scritta. A proposito di Montgomery, la Marion ha corso in 11.12 (quinta, fra poco parliamo dei 100), ma ha vinto in 6.93 il lungo dove appare piuttosto discontinua, ma la mancanza di regolarità potrebbe attribuirsi alla tecnica che lascia ancora un po’ a desiderare; seppur evoluta non offre ancora la garanzia di una solida base standard dalla quale estrarre il salto lunghissimo. Perlomeno non ancora. Siamo ancora al talento ed alla velocità di base. Le condizioni hanno favorito altre prestazioni di valore in particolare nella velocità: Miller, Devers e Gaines hanno chiuso nell'ordine nello spazio di un centesimo (11.05 per le prime due); Perdita Felicien ha centrato un magnifico record canadese con 12.46, e Larry Wade ha corso a braccetto con Allen Johnson, divisi da un niente al photofinish (13.14 per entrambi). Alla ribalta torna Sanchez, che dopo due vittorie un po' scolorite torna anche al tempo di valore (48.12). Nel peso continua la serie d'oro di Cantwell con 21.74, performance preceduta da un 22.25 ottenuto ad Atlanta 24 ore prima. Alla prima gara non casalinga dell'anno, Koji Murofushi ha conquistato la leadership stagionale del martello, grazie ad un lancio di 82.65. Nel resto del programma, ennesima vittoria al "Prefontaine Classic" per Maria Mutola (1:57.78) e nuovo 4.70 di Stacy Dragila. Altro dall'America Ai campionati Adidas di Raleigh gran 400 di Michelle Collins (50.02). A Trinidad campionati nazionali: la notizia è un buon 100 di Boldon, cosa che non succedeva da diverse stagioni: 10.09 per battere tutti i ragazzini velocissimi del posto (Burns, Brown, etc...). Giunge notizia di un 11.03 con oltre 2 metri di vento in faccia per Fana Ashby. In condizioni non così sfavorevoli viene da pensare ad un crono notevolissimo, ma i tempi delle piazzate (11.15 ed 11.20) consigliano di considerare l'effettivo valore di questa prestazione dopo una conferma in merito alle condizioni ambientali. A proposito di velocità, la IAAF ha ratificato il mondiale junior di Usain Bolt (19.93). Aspettiamo il ragazzo a nuove esibizioni. Dalla gara dei Carifta Games ha gareggiato solo con la staffetta 4x400 giamaicana alle Penn Relays, dopodiché ha dato forfait in due occasioni in cui era iscritto in gare individuali. Speriamo di trovarlo in pista a Grosseto. Campionati kenyani I tempi vengono a farli in Europa quando è il momento: da Nairobi segnaliamo il 45.31 di Sambu sui 400, e le vittorie nelle specialità che contano (800, 1500, 5000, 10000 e siepi) per Mutua, Evans Ndungu, Kamathi, Yegon e Abraham Cherono). La Masai vince i 1500, lei che è solita correre più a lungo. India: non solo la George Bobby George è la punta di un movimento che sta crescendo: a Chennai, in settimana, sono arrivati due primati nazionali come 51.05 di Manjeet Kaur sui 400 metri e 64.64 di Seema Antil nel disco, una che da junior ha fatto furore e sembra pronta per finali importanti. Ancora Italia fuori dai confini Non solo Coppa Europa per vedere in azione atleti italiani all'estero: dalla scorsa settimana riportiamo la partecipazione di Goran Nava ai campionati NCAA di Austin: sui 1500 ha chiuso al nono posto la propria serie col tempo di 3:48.85. Sabato a Rabat 68 metri per Clarissa Claretti (seconda dietro la cubana Crawford autrice di 69.59) e vittoria nel peso per Marco Dodoni (19.13). Mottin, terzo, ha realizzato un miglior lancio di 17.59. A Rabat si è distinto il marocchino Laalou (1:44.94), ed è rientrata alle gare Nezha Bidouane (56.58). Sabato a Bilbao terzo Giulio Ciotti con 2.16; nei 5000 femminili quinta Natalia Lorenzi in 16:26.85; buona prestazione di Emma Quaglia, seconda sulle siepi in 10:20.50, sua quarta prestazione assoluta. Anna Visigalli ha vinto l'alto con 1.85 (quinta Elena Brambilla con 1.80), e Laura Gatto ha saltato in lungo 6.16 (seconda). Il meeting spagnolo è stato caratterizzato dal solito lancio-monstre di Yipsi Moreno, 71.32. In precedenza, a Guadalajara, la Moreno si era resa artefice di una gara straordinaria con punta a 74.69, e dietro di lei aveva allungato ancora la Crawford con 71.75! Anche la Menendez aveva brillato, con 63.35 nel giavellotto. In Svizzera, a Bellinzona, 10.38 per Luca Simoni con vento di 1.7. Non siamo ancora in grado di fornire altri dettagli sul meeting elvetico. Kelli White, chi era costei? L'ecatombe statistica, uno degli effetti retroattivi più immediati per un'atleta sospesa, si è abbattuta su Kelli White. La sua carriera, a partire dal 15 dicembre 2000, è stata letteralmente cancellata dalla IAAF. Non si tratta solo di tempi e prestazioni che finiscono in calce ad un numero esagerato di graduatorie, ma anche di podi che cambiano con saliscendi che potrebbero non essere ancora finiti. Sul sito delle Federazione internazionale si trova tutto lo scibile in questione: qui ricordiamo che le americane, per colpa della White, ci rimettono l'oro della staffetta veloce di Edmonton (che va alle tedesche), e che i due ori parigini vanno alla Edwards ed alla Kapachinskaya (trovata in seguito positiva ai mondiali al coperto). Sturrup ed Hurtis beneficiano del bonus del bronzo mondiale, salendo dal quarto posto su 100 e 200 rispettivamente. Chiudiamo con due lutti, notizie che diamo con qualche settimana di ritardo per ragioni di spazio: a 55 anni è morto Julius Sang, frazionista della staffetta kenyana d'oro a Monaco '72 e bronzo nella gara individuale con il record africano di 44.92. In febbraio, ma la notizia è stata resa nota circa un mese fa, la scomparsa di un atleta famosissima, Irina Press, una delle due sorelle (l'altra, ancora vivente, è Tamara). Sovietica (ucraina di Kharkov, classe 1939), Irina vinse in due Olimpiadi: a Roma sugli 80 ostacoli ed a Tokyo nel Pentathlon, mentre sua sorella maggiore Tamara vinse il peso a Roma ed a Tokyo centrò l'accoppiata peso-disco. In carriera Irina Press ha stabilito diciassette primati del mondo (undici dei quali regolarmente omologati). Il ritiro delle due sorelle avvenne contemporaneamente, all'avvicinarsi dell'edizione del 1966 dei Campionati Europei, allorché la IAAF stava progettando l'introduzione di test legati all'identità sessuale. Prossima settimana con Lilla e Sheffield sabato e domenica, e Praga e Zagabria lunedì e martedì, tutti appuntamenti legati al circuito del Grand Prix. Il tutto in attesa della seconda tappa della Golden League: il Golden Gala. Marco Buccellato


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