Internazionale, appunti d'autunno



Il consueto appuntamento con le notizie ed i risultati dall'estero arriva al termine di una settimana interlocutoria, dopo tanti eventi di dimensione internazionale. L'attività si è rarefatta ed è stata sostituita in parte da alcuni momenti celebrativi, come quello che ha incoronato atleti dell'anno (a Montecarlo) Asafa Powell e Sanya Richards. Re e Regina Entrambi di nascita giamaicana (ricordiamo che la Richards ha assunto la cittadinanza americana fin dalla categoria junior, dal maggio del 2002), Powell ha dominato la scena della velocità pura, correndo per due volte in 9.77 ed eguagliando il già suo record mondiale, mentre la Richards, con il 48.70 ottenuto in Coppa del Mondo ad Atene, ha corso il 400 metri più veloce dai tempi di Marie-José Pérec e Cathy Freeman: tradotto in lustri, ben due (Atlanta '96). Montecarlo e dintorni Primati: omologati dalla IAAF negli ultimi giorni l'1:03:21 che Lornah Kiplagat ha impiegato per vincere il mondiale di corsa su strada (venti chilometri) a Debrecen poco più di un mese fa. Omologato anche il 43.29 della staffette junior americana femminile della 4x100, crono ottenuto in Oregon all'inizio di agosto. Ben tre delle quattro atlete frazioniste, è questo il fatto stupefacente, appartengono ancora alla categoria allieve. Omologato infine il primato del mondo della 4x800 kenyana (7:02.43) risalente al meeting di Bruxelles di fine agosto. Serbia e Montenegro sono da alcuni mesi anche entità sportive separate. Le abbreviazioni, conformi a quelle indicate dal Comitato Olimpico Internazionale, sono state corrette rispettivamente in SRB e MNE. Nella Montecarlo agonistica, invece, è stata disputata la Monaco Marathon, con successi per il ventenne Wilfried Cheserek e per la più matura svedese Lena Gavelin, già sedicesima ai mondiali del 2003. Tempi, per la cronaca, 2:17:21 e 2:39:28. Per chiudere con i premi, Principato a parte, ecco i nomi dell'atleta dell'anno per la Repubblica Ceka: la classifica dei primi quattro vede l'ennesima vittoria di Roman Sebrle, seguito da Barbora Spotakova (giavellotto), Tomas Janku (alto) e, dulcis in fundo, Jan Zelezny. Ultime dall'India Chennai ha ospitato i quarantaseiesimi campionati "inter-state". Progressi per la mezzofondista 23enne Sinimol Paulose, capace di vincere gli 800 in 2:02.02 ed i 1500 in 4:10.51. Battuta, sugli 800, l'astro nascente Pramanik. Da segnalare un record nazionale (50.22 di Abrahamas sui 400 ostacoli), la vittoria nel lungo della George (bronzo a Parigi 2003) con 6.53, e ben tre eptatlete sopra i 5.700 punti. Chiaraviglio's Dynasty I giovani atleti brasiliani hanno dominato la classifica per nazioni dei Campionati under 23 del Sud America, conclusisi domenica a Buenos Aires, pur se a livello di medaglie d'oro sono stati superati dalla Colombia (11 contro 10). Diversi i motivi di interesse estratti dalla manifestazione, partendo dalle prodezze in casa argentina: su tutte la presenza (e relativa affermazione) di German Chiaraviglio, il talento tesserato a Catania, che ha mancato l'ultima chance di impossessarsi del record del mondo junior del salto con l'asta. Chiaraviglio ha infatti fallito l'assalto ai 5.81, dopo aver vinto la gara con 5.65. Dal prossimo anno salirà di categoria, con qualche rimpianto per non aver migliorato il datato 5.80 del russo Tarasov. Secondo, e per la seconda volta sul podio nella storia della manifestazione, il fratello Guillermo, di tre anni più grande, miglioratosi fino alla misura di 5.20. La prolifica famiglia, in fatto di talenti, è completata dalla sorellina Valeria, classe 1989, anche lei saltatrice con l'asta da 3.80. Si sono fatti notare anche German Lauro, un riccioluto pesista da qualche mese regolarmente oltre i 19 metri, che ha portato il primato sudamericano under 23 a 19.78, e la diciassettenne Duco, pesista pure lei, che con 16.38 ha migliorato il record under 18 del continente. Altri talenti? Lo sprinter ecuadoregno Nazareno (19 anni e finalista a Pechino e già a 10.1 e 20.6 nel corso della stagione), che ha vinto i 200 metri in 20.76, e Andres Silva, uruguagio di venti anni da 45.02 sui 400 metri, che alla scontata vittoria sul piano ha abbinato quella negli ostacoli con il record nazionale di 50.46. Pur sempre verdeoro E il Brasile? Primo nella classifica a punti, ma stiracchiato in fatto di vittorie e di performances significative: basti pensare che si sono lasciati battere anche dove la vittoria appariva una formalità (la 4x100 maschile, per merito dei sorprendenti venezuelani). Via da Buenos Aires, scartabellando i numerosi risultati sudamericani dell'ultima parte di stagione, si apprende che la quindicenne Barbara Leoncio, brasiliana, ha saltato in lungo 6.18 in agosto, all'età di quattordici anni e dieci mesi. Cross Due appuntamenti principali nella settimana appena trascorsa. In Portogallo, nel cross di Oeiras, si sono imposti il kenyota Peter Kamais (in pista 7:44, 13:19 e 27:51) e la ugandese Inzikuru, campionessa del Commonwealth sui tremila siepi e già al titolo mondiale a Helsinki nella stessa specialità. A Tilburg, in Olanda, ha inaugurato la sua stagione campestre Aniko Kalovics, l'ungherese fresca brillante protagonista della maratona di Carpi (2:26:44) e vincitrice anche della mezza maratona di Udine. La Kalovics ha battuto con ampio margine la kenyana Hilda Kibet, la francese di origine maghrebina Fahroun e Nadja Ejjafini, che quest'anno ha vinto la Roma-Ostia. Nel cross maschile, finalmente, Europa a macchia d'olio: vittoria per l'elvetico Belz davanti alla novità irlandese Murray ed all'esperto olandese Liefers. Sesto, con sapore di amarcord, Mohamed Mourhit. Il giro del mondo in 45 giorni Il maratoneta britannico Tim Harris non è uno specialista che potrete trovare ai primi posti di una qualsiasi maratona corsa sul globo terrestre. Con i tempi che ottiene abitualmente, nelle gare cui prende parte, non figura in nessun archivio dell'atletica, anzi il suo nome probabilmente continuerà a dire poco o nulla agli addetti ai lavori, ma quel poco è interessante dirlo, perché finirà probabilmente sul Guinness dei primati. Tim Harris vuole riuscire nell'impresa di correre sette maratone, in sette continenti diversi, in sette settimane. Sabato scorso, in Nuova Zelanda, il britannico ha corso la maratona di Feilding (in cui si è classificato decimo) in 3:40:33, terza tappa della singolare impresa (in tre settimane). Due settimane addietro era in Sud America, e la scorsa settimana ha corso un'altra maratona in Egitto. La maratona impossibile Harris concluderà la sette fatidiche maratone con il quinto cimento a Seattle, il sesto a Singapore ed il settimo, quello conclusivo, nel continente antartico. Nel mezzo, attenzione, sarà in Sicilia, domenica prossima, per la maratona di Palermo, quarta perla della collana. Nel Guinness dei primati c'è già chi detiene un record di maratone corse in continenti diversi, ma in 95 giorni. L'impresa di Harris, se portata a termine, ne conterà appena 45. Nel prossimo weekend tornano alcuni appuntamenti di grande dimensione: su tutti la maratona femminile di Tokyo, già teatro del più bel successo di Bruna Genovese. In Europa avremo la 15 chilometri di Nijmegen, in Olanda. Negli USA, campionati universitari di cross. Per le statistiche, in serata saranno scaricabili le nuove graduatorie mondiali stagionali. Marco Buccellato


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