Internazionale: Evans, Willy e i fratelli della co



Chicago offre ancora una volta una grande maratona, e con la Berlino di fine settembre rappresenta il preludio migliore per una finale di stagione all'insegna di imprese di grande livello. Si correranno nelle prossime settimane maratone attesissime in Europa, Asia e soprattutto Stati Uniti, dove il vertice sarà a New York. Scampoli dalle piste e manifestazioni di area rendono meno monotono questo bollettino, monopolizzato dalle notizie provenienti dall'asfalto di tutto il mondo. Rutto domina Chicago Potremmo definire un bis quello del maratoneta del Kenya Evans Rutto. Un anno fa il debutto più veloce di tutti i tempi sulla distanza della maratona nella LaSalle Bank Marathon di Chicago, con 2h05'50"; 364 giorni dopo la replica in un grande 2h06'16". In realtà si tratta di un tris, perché il ventiseienne della tribù Marakwet ha messo in cornice la terza vittoria su tre maratone disputate in carriera. Come ricordato nella passata edizione delle news internazionali, Rutto in primavera aveva trionfato nel vento freddo della Flora London Marathon davanti al connazionale Korir, al marocchino Gharib ed al futuro campione olimpico Stefano Baldini. Assieme all'azzurro e a Felix Limo, vincitore nel penultimo weekend a Berlino e capofila mondiale stagionale grazie al 2h06'14" di Rotterdam, Evans Rutto è il vertice di un movimento che nell'ultimo lustro ha stravolto la concezione cronometrica della performance relativa alla distanza dei 42 chilometri e 195 metri. Basti pensare che fra le trenta migliori prestazioni di sempre non figura un'impresa che una che sia di datazione antecedente al 1998, e che fino allo scorso anno resisteva fra i primi trenta tempi di sempre il solo 2h06'50" dell'indimenticato etiope Belayneh Dinsamo, che fu migliore prestazione mondiale nell'edizione 1988 della maratona di Rotterdam. Lanciata la galoppata poco prima del ventesimo miglio, dopo un inizio particolarmente rapido imposto da pacemakers non propriamente in linea con le esigenze di chi li aveva incaricati (in particolare Timothy Cherigat, vincitore a Boston in aprile), Rutto ha intascato centonovantamila dollari mancandone più o meno altrettanti per non essere riuscito (sic!) a stabilire il record della corsa o il primato del mondo. L’andatura troppo veloce, dopo le prime miglia, con una proiezione attorno alle due ore e due minuti (!) ed il forte vento nell’ultima parte di gara hanno vanificato le speranze dell’atleta, che confidava di ottenere una prestazione ancora migliore. Un po' di delusione per l'ex-recordman della distanza, il celeberrimo Khalid Khannouchi, che alla settima maratona della carriera chiude col tempo meno veloce, si fa per dire, in 2h08'44". Fra Khannouchi e Rutto altri grandi personaggi: Daniel Njenga, secondo in 2h07'44", il giapponese Takaoka terzo con 2h07'50" e l'altro kenyota Muindi, quarto in 2h08'27". "Solo" centrotrentacinquemila dollari è invece il bottino colto da Constantina Dita, sposata Tomescu, che ha centrato il primo successo importante della carriera a quasi 35 anni, conducendo il drappello delle top-runners fin dal primo chilometro, lei che qui a Chicago fu seconda lo scorso anno con 2h23'35", battuta dalla russa Zakharova, terza ieri l'altro. La Tomescu ha centrato la vittoria ed il bonus per la prestazione cronometrica in 2h23'45", davanti all'altra romena Nuta Olaru (2h24'33") ed alla Zakharova, come detto, che ha mancato di un secondo un nuovo abbattimento del muro delle due ore e venticinque minuti. Joyce Chepchumba, in gloria nell'edizione '99 della maratona di Londra, si è accontentata della quarta piazza in 2h26'21". La Tomescu, fra l'altro, era salita sul podio appena sette giorni prima a Nuova Delhi, medaglia di bronzo nel mondiale di mezza maratona. Nella "top ten" femminile di Chicago figurano anche Derartu Tulu, bronzo olimpico ad Atene sui diecimila metri ed olimpionica sulla distanza sia a Barcellona che ad Atlanta, ottava con 2h30'21" e l'ipovedente Runyan, settima con 2h28'33". Cheruiyot cala il poker Di quale dei tanti Cheruiyot si tratta? Nella fattispecie di Willy, il più anziano dei tanti che portano lo stesso cognome. L'atleta, ormai 37enne, si è reso protagonista della quarta vittoria (terza consecutiva) sulle strade di Eindhoven, in Olanda (21esima edizione della maratona cittadina), sferrando l'attacco decisivo a tre chilometri dalla conclusione della gara. Il suo crono di 2h09'20" è vicino al 2h09'05" che gli valse il successo l'anno scorso; il dominio degli atleti del Kenya è stato assoluto, figurandone sei rappresentanti ai primi sei posti. Dopo l'anziano Willy, ecco Philip Singoei (2h10'07"), Barnabas Koech (2h10'19"), l'altro Cheruiyot, Robert, quarto con 2h12'12" (da non confondersi con Robert Kipkoech Cheruiyot, che ha vinto la mezza di Rotterdam del mese scorso), ed ancora Vincent Kipsos e Samuel Rotich. Altre corse fra la gente Come annunciato sette giorni fa, era in programma una maratona anche a Bruxelles: Jennifer Chesinon, kenyana 22enne che lo scorso anno assurse alla notorietà vincendo la maratona di Carpi in 2h31'38" e fu seconda quest'anno a Torino, ha vinto col personale stagionale di 2h32'16", davanti alla belga di chiara origine maghrebina Mounia Aboulachen (2h35'10"). Strapotere del Kenya anche al maschile, ma di ben altra densità, con quattro atleti ai primi quattro posti. Vince John Ekiru Kelai in due ore ed undici, davanti a George Okworo, Matthew Birir (ex-oro olimpico delle siepi) ed Amos Matui. Primo europeo, quinto con 2h13'40", l'ucraino Aleksandr Kuzin. Hendrick Ramaala e Benita Johnson hanno dominato una bella edizione della Great South Run di Portsmouth, corsa su strada sulla distanza delle dieci miglia. Il sudafricano (47'14") e la bionda australiana (52'32") hanno concluso la gara rispettivamente in volata (due secondi per Ramaala sul kenyano Francis Kipkoech) ed in solitario (quarantacinque secondi il margine della Johnson sulla portoghese Augusto). Fra i battuti, ma di illustre passato e presente, i francesi Essaid e Ouaadi ed il russo Shevtsov fra gli uomini e la grande Fernanda Ribeiro fra le donne. La ventiseiesima edizione della EurAsia Marathon di Istanbul si è chiusa con le vittorie di David Kiptanui, 26 anni, in 2h18'19" e Svetlana Demidenko, russa ventottenne, in 2h36'44". Altri nomi di abituale frequentazione delle maratone erano quelli del russo Permitin (la moglie Permitina ha vinto la scorsa settimana a St.Paul, in Minnesota), e degli africani di varie nazionalità Maritim, Wolashe e Mphulanyane. Ancora più modeste le prestazioni a Poznan: in occasione della quinta edizione dell'evento, vittorie per l'ucraino Iveruk in 2h17'55" (undicesimo ad Amburgo in aprile con 2h13'25") e per la polacca Meloch con crono superiore alle due ore e quaranta. Nei pressi di Harare, nello Zimbabwe, campionati dell'Africa meridionale di mezza maratona. Si attendono conferme per i risultati, soprattutto nel versante maschile. I successi sono andati all'atleta di casa Cuthbert Nyasango (addirittura 1h00'29"!) ed alla sedicenne del Malawi Lucia Chandamale (1h15'09"). La loro Africa La dieci chilometri di Eldoret (Kenya) ha portato alla ribalta nomi di atleti finora non noti, come Thomas Kipkemoi e Leah Kiprop. Mentre la crema dei corridori è in giro per l'Europa e negli Stati Uniti a mietere vittorie nelle strade, in patria scorrazzano i nuovi talenti. Leggendo le classifiche maschili e femminili, fra i primi dieci di entrambi i sessi riconosciamo solo i nomi di Peter Kamai, atleta da 7:45 e 13:22 in pista, e di Salomé Chepchumba, atleta di primo piano nel panorama femminile delle siepi. Si è corso anche a Beirut, dodicimila iscritti in rappresentanza di sessantasei paesi, e siamo appena alla seconda edizione: ha fatto bella figura, grazie al record della corsa, Anastasia Ndereba, ben conosciuta anche in Italia e vincitrice con 2h36'47". All'etiope Eshetu Bekele il primo posto maschile con 2h17'37". Rientro alle competizioni per Melanie Kraus, che ad Atene non è andata perché convalescente per una frattura da stress. La tedesca si è imposta domenica ad Essen in 2h34'18". Al maschile vittoria per il maratoneta di Dusseldorf Salvatore Di Dio, che ha centrato il primo posto dopo aver già vissuto l'esperienza addirittura nel 1993, undici anni fa. Di minor spessore la maratona di Monaco, andata ad un italiano, Reinhard Harrasser in 2h21'21”. Per finirla con le corse cittadine una magnifica edizione delle quattro miglia di Groningem ancora Olanda: vince Eliud Kipchoge, iridato dei 5000 e sul podio anche ad Atene; tra i piazzati si leggono nomi quali Francis Kiprop (27'40" quest'anno), Fabiano Joseph (decimo ad Atene sui 10000 e visto fare gran bella figura con l’argento mondiale a Nuova Delhi), ed ancora Liefers, Shadrack Hoff, Mezegebu, Vroemen. A sorpresa la vittoria femminile, appannaggio di Hilda Kibet davanti alla più accreditata ungherese Kalovics ed alla meno conosciuta delle due Kidane, Etalemahu. Infinito Oriente All'insegna dell'algerina Rahouli i Giochi PanArabi di Algeri: l'atleta ha vinto quattro ori fra salti in estensione e sprint; le gare si sono chiuse con qualche buon risultato, su tutti l'eccezionale 13"21 sui 110 ostacoli del sudanese ex-statunitense Todd Matthews-Jouda, e successi per atleti di grande notorietà come la marocchina Bidouane ed il saudita Al-Bishi (45"04 sui 400 metri). Nel caso di Matthews aspettiamo chiarimenti in materia di anemometro per dare una corretta collocazione tecnico-statistica al risultato. Per quanto riguarda il solito Giappone, invece, prospera ancora l'attività su pista: a Yamaguchi, domenica, il triplista Ishikawa (16,42 ad inizio stagione) ha portato il primato universitario a 16,98, mentre alle "Gunma Relays" di Maebashi si è distinto l'ostacolista Narisako con 49"16, non lontano dal personale di 49"07 ottenuto poche settimane fa a Yokohama, nel meeting che ha mandato in vacanza la grande atletica su pista ed in pensione qualche personaggio indimenticabile. All'estero gli appuntamenti di punta del prossimo weekend sono rappresentati ancora dalle maratone: Pechino, Amsterdam, Reims e Columbus, nell'Ohio, e via anche alla stagione del cross con L'EAA Permit cross-country di Pardubice, nella Repubblica Ceka. Marco Buccellato

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