Il ''british slam'' di Rutherford

03 Giugno 2016

Il lunghista britannico campione di tutto al Golden Gala ha collezionato l'ennesima vittoria: è imbattuto da 326 giorni.

di Giorgio Cimbrico

Greg il Rosso è imbattuto da 326 giorni e ha vinto tutto: Olimpiadi, Mondiali, Europei, Giochi del Commonwealth, per stringere nelle mani il British Slam, impresa consentita dalla storia solo a Daley Thompson, Linford Christie, Sally Gunnell e Jonathan Edwards. Ora Rutherford sta per aprire un nuovo ciclo e l’incremento della collezione potrebbe spingere la Regina, negli “onori” di inizio gennaio, di passarlo, nell’ambito dei cavalierati, dall’Mbe, già riconosciutogli, al più prestigioso Obe.

Sulla strada di Amsterdam e soprattutto di Rio, Greg, nativo di Milton Keynes, Midlands, malgrado un cognome chiaramente scozzese ha avuto l’idea e il tempo di organizzare qualcosa di speciale, di molto suo: a settembre offrirà agli amici e agli ammiratori un garden-party dietro casa sua, a Woburn, Bedfordshire, dove ha voluto una pedana omologata dalla Iaaf. Accanto, monterà una tribuna per un centinaio di spettatori che potranno assistere, dice lui – “a una gara di alto livello, anche meglio di certi appuntamenti classici. Ho già avuto conferme da un bel gruppo d’amici: Mitch Watt, Fabrice Lapierre, Michel Torneus, Christian Taylor. Sarà una bella gara, seguita da una festa. Ho creato qualcosa che mi dà una meravigliosa sensazione”. La sensazione sarà divina se Rutherford potrà affrontare il pomeriggio casalingo dopo aver concesso un paio di bis.

Un salto in lungo rivolto al passato prevede un atterraggio mezzo secolo fa. In Galles, paese con il cuore ovale, Lynn Davies venne onorato come il più grande atleta nella storia del Principato: dopo le Olimpiadi di Tokyo strappate in una giornata di scosci di pioggia e di vento ballerino e maligno (“ci fosse stato tempo non ce l’avrei fatta”), Lynn, nativo di Bridgend, conquistò il titolo europeo del ’66 e due corone del Commonwealth. Considerato che ai suoi tempi i Mondiali non esistevano, potrebbe essere assurto nel quartetto che ha messo le mani sul British Slam e porterebbe così a tre su cinque i saltatori in estensione. Una maggioranza schiacciante. Una decina d’anni fa Davies ebbe il titolo di Cbe, Commander of British Empire, una sigla importante da far stampare sul biglietto da visita.

Può essere l’approdo finale di Greg che, atleta di gran stazza (1,88 per 87) aveva eguagliato il record britannico (8,35) di Chris Tomlinson nell’anno dei Giochi londinesi prima di portarsi a 8,51 nel 2014, a Chula Vista, California. Viene da Milton Keynes, esperimento urbanistico che meritò all’agglomerato reticolare l’etichetta di città ideale. E’ pronipote di Jock Rutherford, tre titoli della Football Association con il Newcastle United e 11 caps per l’Inghilterra: la vocazione calcistica respirata in famiglia portò Greg a provare per le giovanili dell’Aston Villa ma l’atletica ebbe la meglio.

Tra i lunghisti di pelle bianca si piazza al momento all’ottavo posto, dopo l’armeno Robert Emmian 8,86, il tedesco Sebastien Bayer 8,71 indoor, il greco Louis Tsatoumas 8,68, il povero spagnolo Yago Lamela 8,56 sia indoor che all’aperto, il russo Aleksandr Menkov 8,56, il tedesco (allora est) Lutz Dombrowski 8,54 e l’australiano Michael Watt 8,54.

Solidi come lui, pochi. Non sarà mai l’uomo dei 9 metri, ma se c’è da vincere piazzando lo scacco tra 8,30 e 8,40, Greg affibbia a tutti la mossa del “matto”. Al Golden Gala, l’ennesima dimostrazione: tutti quelli che lo precedevano nella lista di stagione, a cominciare da Maquis Goodwin, gli sono finiti alle spalle senza avvicinato il suo 8,31.

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