Il 2009 di Uguagliati: "Alti e bassi"



Francesco Uguagliati, Direttore tecnico delle squadre nazionali azzurre, un mese dopo il Mondiale di Berlino. "Il 2009 era andato bene. Anzi, molto bene. Fino al Mondiale".
 
E poi? Cos'è successo?

"Poi da Berlino siamo tornati senza medaglie, e questo ha cambiato lo scenario. Ma c'è stato più di un motivo di soddisfazione nel corso dell'anno. Vado a memoria: le sei medaglie degli Euroindoor di Torino, la Coppa Europa di marcia a Metz, il terzo posto delle ragazze nell'Europeo per Nazioni a Leiria, i successi ai Giochi del Mediterraneo, le medaglie giovanili a Bressanone, Kaunas e Novi Sad, gli Europei di corsa in montagna (seguiti in settembre dai Mondiali). Ci sono dati che non sono mai emersi, tipo il fatto che a Kaunas, negli Under 23, abbiamo ottenuto 15 piazzamenti nei primi otto nelle 23 gare alle quali abbiamo partecipato. Oppure il conto complessivo delle medaglie vinte nelle rassegne estive assolute e giovanili (fino al mese di luglio), passato da 41 a 57 nel raffronto con le precedenti edizioni. Insomma, non si può dire che si tratti di un bilancio completamente negativo".
 
Berlino però ha cambiato anche la sostanza delle cose.

"Non c'è dubbio: tornare a casa senza medaglie va considerato un insuccesso. Non ci possiamo nascondere, e per la verità, non lo abbiamo mai fatto. Però credo che le cose vadano necessariamente distinte. Bene fino al Mondiale, male nel Mondiale".
 
Cosa non è andato a Berlino?

"Hanno mancato il risultato le punte, anche se l'esito di gara va commentato caso per caso. A cominciare dalla Di Martino. Ha ottenuto il quarto posto in una prova tra le più difficili e avvincenti di tutta la manifestazione: lo considero un risultato di straordinario valore. Così come il quarto posto di Rubino nei 20 km. Schwazer è incappato in una giornata storta, ed al campione olimpico si deve anche concedere la possibilità di un passaggio a vuoto. Considerata poi l'assenza di Howe, infortunato, il quadro delle potenzialità azzurre in campo mondiale è presto completato".
 
 Gli altri?

"Ci sono stati risultati positivi, che non devono essere dimenticati. La 4x100 azzurra è tornata a conquistare una finale mondiale sul campo dopo Goteborg 1995 (ai Giochi di Sydney 2000 fummo ripescati per la squalifica dell'Australia, ndr). Due mezzofondiste, Cusma e Weissteiner, sono entrate nelle prime otto, così come ha fatto (per l'ennesima volta, e in una gara da primato del mondo) la martellista Clarissa Claretti. De Luca e Rubino hanno tenuto alto il valore della marcia italiana. Giuseppe Gibilisco, la cui inclusione in squadra è stata in forse fino alla fine, è un atleta completamente recuperato. In sintesi, otto finalisti contro i 4 di Pechino 2008, e i 7 di Osaka 2007; tra loro, sei dallo stadio, contro il solo dei Giochi di dodici mesi prima".
 
Ci sono motivi tecnici, o di programmazione, che hanno minato le potenzialità di qualche atleta?

"La stagione è stata certamente lunga e impegnativa. Ma non sono d'accordo con chi dice che i tanti impegni estivi abbiano condizionato negativamente i nostri migliori. Per fare un esempio concreto, chi ha fatto bene ai Giochi del Mediterraneo di Pescara, ha fatto bene a Berlino. E viceversa. Ovvero, chi è andato male ad inizio stagione, ha fatto altrettanto anche dopo. E in particolare, hanno ottenuto risultati positivi anche atleti che hanno preso parte a meeting internazionali di primo livello, come la Cusma e la Di Martino".
 
Cosa va fatto per correggere la rotta?

"Intanto concordo sui termini: correggere la rotta. Non va stravolto tutto, ma vanno apportate delle modifiche nell'ambito della programmazione pluriennale che punta a Barcellona, Daegu e infine ai Giochi di Londra. Io dico: rinforzare la struttura tecnica, qualificare l'attività dei centri federali, continuare a sostenere gli atleti".
 
Struttura tecnica: da dove cominciare?

"Due nomi, ed un metodo che guarda al futuro. I nomi sono quelli di Filippo Di Mulo, che assumerà la responsabilità piena nella velocità, mettendo fine al mio interim, e quello di Nicola Silvaggi, che sostituirà Domenico Di Molfetta (che ha lasciato per altro incarico professionale) alla guida del settore lanci. Il metodo, che applicheremo a tutto lo staff, è quello dell'inserimento di almeno tre tecnici giovani per settore, che possano vivere direttamente le esperienze del vertice e crescere per tempo. C'è bisogno di estendere la conoscenza, e di preparare il futuro con largo anticipo".
 
Che novità per i centri federali?

"L'attività graviterà sostanzialmente attorno a Formia per i salti, San Vincenzo per il mezzofondo, e Saluzzo per la marcia, anche se il concetto di centro federale non andrà più visto in senso classico: sono strutture che adopereremo per obiettivi e progetti finalizzati, concentrando gli sforzi con l'obiettivo di qualificare i risultati".
 
E i giovani?

"Continueremo a lavorare con grande attenzione sui giovani. I migliori saranno periodicamente coinvolti nelle attività tecniche assolute, al fine di consentire loro di respirare l'atmosfera della cosiddetta "prima squadra". Quello che, in definitiva, faremo con i migliori giovani tecnici".
 
Si è parlato molto di giovani atleti stranieri. C'è chi dice sia in atto una specie di campagna acquisti.

"Se così fosse, andrebbe considerata perdente, visti i risultati in termini numerici. La verità è che tra i tanti ragazzi di valore che seguiamo, ce ne sono alcuni che, pur vivendo da sempre la nostra realtà, sono ancora in attesa di ottenere la cittadinanza italiana. Alla quale ambiscono perché vivono da lungo tempo nel nostro paese, e sentono l'azzurro come proprio colore sportivo. Mi auguro si possa applaudirli presto in manifestazioni internazionali. Con lo scudetto tricolore sul petto".

m.s.

Nella foto, Francesco Uguagliati (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)



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