I 70 anni di Gianni Gola

22 Maggio 2016

di Giorgio Cimbrico
 
Gianni Gola viene da una terra fertile: dalle sue parti, sul Po, venne alla luce Learco Guerra, la locomotiva umana, e proprio del suo paese, Bagnolo San Vito, era William Negri, il portiere del miracoloso Mantova di Mondino Fabbri: dalla D alla A passarono quelli che al tempo venivano i virgiliani, per via della nascita nell’antica Mantua – Mantua me genuit – dell’Omero della lingua latina, Publio Virgilio Marone. Nella sua vita Gola non ha mai scritto poemi o egloghe, ha soltanto lavorato duro, con un entusiasmo che il trascorrere degli anni non ha affievolito, iniziando da un’adolescenza e da una prima giovinezza che lo aveva spinto dentro la gabbia del martello:quel titolo italiano juniores conquistato nel 1965 rimane uno dei ricordi più preziosi che conserva in una ricca collezione.

Quando si affaccia sulla scena dell’atletica vissuta da dirigente, Gianni – in nome di una conoscenza che va a pescare nelle profondità del tempo, ci sia permessa la confidenza di usare il nome di battesimo – ha sulle spalline le due stelle da tenente della Guardia di Finanza. Responsabile del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, presidente del comitato laziale della Fidal, capitano, maggiore, tenente colonnello: il 23 aprile del 1989, in fondo al lungo travaglio che portò alle dimissioni di Primo Nebiolo, diventa il sesto presidente federale del dopoguerra per restare in carica sino al 27 novembre 2004. Dopo quello del piemontese, il regno più lungo.

Poco più di un anno dopo l’elezione, il primo banco di prova sono gli Europei di Spalato, in giorni di pesante umidità e di entusiasmo che si trasmette come un gas esilarante: l’Italia, la prima Italia di Gianni Gola, ne esce quarta, alle spalle di Germania Est, Gran Bretagna e Urss, davanti alla Francia, eterna e acerrima rivale. I cinque titoli portano le firme di un doppio Totò Antibo, di Gelindo Bordin, di Francesco Panetta, della povera Annarita Sidoti. Al conto, aggiungere i secondi posti di Genny Di Napoli e Gianni Poli, i terzi di Robertina Brunet, Ileana Salvador, Alessandro Lambruschini, Stefano Mei e della 4x100. Dodici medaglie: ogni giorno nel convento di S. Antonio di Poljud (verrà colpito durante la guerra che farà a pezzi la Jugoslavia gettando un’ombra su quel periodo felice) c’è qualcosa da festeggiare e gli occhi sono il doppio specchio dell’entusiasmo del presidente, dal volto imporporato dalla gioia. Altri successi attraverseranno la sua lunga presidenza, sino a un ultimo capitolo affidato all’impresa ateniese di Stefano Baldini, ma quella settimana rimane più nell’ambito della commozione che del legittimo orgoglio.

Presidente del Consiglio mondiale dello sport militare – e al suo ritiro nominato presidente onorario – promosso al grado di generale, Gola ha svolto anche un ruolo importante, nell’ambito del Cio, nella commissione che ha in cura una delle più alte e nobili tradizioni dei Giochi antichi e moderni: la tregua olimpica. In occasioni del genere non rimane che allungare una mano. La stretta di Gianni è sempre stata stritolante. Mano da vecchio martellista non tradisce.

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